/Punto di non ritorno/

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//Attenzione! In questo capitolo, sono
presenti scene da bollino rosso,
che potrebbero urtare la vostra sensibilità!//

"You're the light, you're the night.
You're the color of my blood.
You're the cure, you're the pain.
You're the only thing I wanna touch.
Never knew that it could mean so much,
so much.
You're the fear, I don't care:
'Cause I've never been so high'.
Follow me through the dark,
let me take you past the satellites.
You can see the world you brought to life,
to life"
Ellie Goulding - Love me like you do.

(L'ascolto della canzone é facoltativo.)

Jude Sharp, non si era mai sentito in quel modo: come se una coltellata lo stesse colpendo in pieno petto. Sentirla parlare così di lui, aveva smosso la parte più profonda del suo essere. Infuriato come non mai, aveva recuperato la sua giacca e dopo aver messo in moto, era sfrecciato via recandosi verso casa. Non capiva perché gli importasse così tanto l'opinione di quella ragazza.
Avrebbe sicuramente scatenato il peggio di se stesso, ma non in presenza di Caleb. Quest'ultimo, non era a conoscenza degli ultimi avvenimenti, che avevano coinvolto in prima persona lui e la sorella.
Ma il piano originale, riguardava quest'ultima: le avrebbe volentieri tappato la bocca con lo scotch, per poi prenderla a sculacciate, come quando si vuole punire una bambina che fa inutili capricci. Immaginò la scena nella sua mente eccitandosi non poco, ma tornò subito sui suoi passi, dandosi dello stupido per aver pensato ad una cosa del genere.
Le regole della Royal Academy, prevedevano l'obbligo di frequenza per almeno le prime due settimane. Un ghigno divertito comparì sul suo viso mentre si accomodava su una delle sedie in cucina. Questo significava che poteva divertirsi in ogni fottuto modo, fargliela pagare ma soprattutto umiliarla, per vendicarsi delle offese subite.
E all'improvviso, il giorno a seguire non gli parve più così brutto. Lui era il comandante supremo del campo, e nessuno, si sarebbe messo in mezzo per difenderla da qualsiasi cosa gli avesse fatto.
Su una cosa aveva indovinato, amava terrorizzare tutti coloro che si trovavano sotto il suo controllo, e la prima cosa che pretendeva: era il rispetto. Lei aveva fatto un grande errore a non darglielo.
Gli sembrava incredibile come in soli due giorni, le cose si fossero totalmente ribaltate. In vacanza gli era sembrato così naturale, tutto sembrava conciliare alla perfezione: i loro corpi intrecciati, le piccole provocazioni... anche i momenti di dolcezza e felicità. Tutto svanito.
Nonostante ciò, una parte di lui, desiderava tornare indietro e sistemare le cose. Se solo non l'avesse incontrata, non si sarebbe ritrovato in quella brutta situazione.
<<Maledizione, è tutta colpa sua.>> Disse auto-commiserandosi. Colpa dei suoi occhioni blu, dello strano carattere e delle sue curve: non asciutte, ma belle piene.
Gli stava friggendo il cervello, e l'unica cosa che poteva fare, era allontanarla senza permettergli di andare oltre.

Stéphane, per la prima volta aveva avuto paura delle conseguenze delle sue azioni. Si era scagliata contro il rasta senza pensarci due volte, e se da un lato si sentiva soddisfatta, dall'altro, c'era sempre la paura di aver appena appiccato un incendio. Indomabile, spaventoso. Ricordava perfettamente il modo di comportarsi dell'uomo, e sicuramente gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Non immaginava si trovasse in casa quando presa dalla rabbia, aveva iniziato ad urlare contro Caleb. Almeno in questo modo, un grosso peso dal petto era stato eliminato.
<<Si può sapere cosa vi è preso a tutti e due, ho a che fare con dei bambini?>> Il maggiore degli Stonewall, entrò urlando in camera della sorellina.
<<Non c'è nulla da spiegare, io non lo tollero. A quanto pare, nemmeno lui.>> Rispose senza curarsi di stare in intimo.
<<Non è una buona scusa per mandare all'aria tutto!>> Si aspettava una scenata, ma non esagerata come questa.
<<Tutto cosa? Non hai avuto nemmeno la decenza di spiegarmi la situazione!>> Ora quella ad urlare era lei, stanca di quelle inutili prese in giro.
<<Meno sai, meglio è.>> Quasi le ringhiò contro. Ed era in questi momenti, che desiderava sparire e non farsi trovare da nessuno. Amava da morire suo fratello, ma quando litigavano, sapeva tirar fuori il peggio di se stessa.
<<Bene, allora rimango della mia opinione. Tra due settimane, mi trasferisco alla Raimon.>> Indicò con un dito l'uscita, intimando a percorrerla.

Innamorarsi per caso - Jude Sharp - IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora