/Distanze/

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/LEGGERE LO SPAZIO AUTRICE/

"Però tu fammi una promessa,
che un giorno quando sarai persa:
ripenserai ogni tanto a cosa siamo stati noi.
Alle giornate al mare
a tutte le mie pare,
alle cucine che non abbiam potuto compare.
Alle mie guerre perse
alle tue paci finte,
a tutte le carezze:
che forse erano spinte.
Giuro che un po' mi fa ridere"
Pinguini Tattici Nucleari - Ridere

(L'ascolto della canzone è facoltativo.)

Quando aprì gli occhi, si sentì come se un camion l'avesse appena investito. La sera precedente, lui ed il suo migliore amico, ci avevano dato dentro alla pazza gioia. Un po' per svagarsi, un po' per dimenticare i problemi e Jude, ne aveva parecchi da risolvere. Il più grosso di tutti? Semplice, la ragazza dai lunghi capelli castani che gli dormiva di fianco.
Tenui raggi solari illuminavano il suo viso rotondo e stranamente pensò che la notte, a differenza del giorno, le donasse maggiormente. Non che in quel momento fosse brutta, ma quest'ultima aveva un tipo di carnagione molto particolare, e risaltava meglio col pallore della luna.
Gli sembrava di avere una spina costantemente conficcata nel fianco. Odiava che ella avesse questo controllo sulle sue emozioni. A lungo andare cosa sarebbe successo?
Non poteva buttare all'aria tutto quello che aveva costruito giorno dopo giorno per una donna.
<<E che donna.>> Avrebbe voluto aggiungere a voce alta, ma si trattenne per non svegliarla.
Era arrivato il momento di prendere una decisione e quella di lasciarla stare, gli sembrò la più giusta.
Perciò senza fare movimenti eccessivi, sgusciò fuori dalle coperte e quando richiuse la porta, promise a se stesso di tenerla lontana. Il cuore gli urlava di rimanere e di affrontare questo nuovo sentimento, che giorno dopo giorno, si faceva largo in lui. Purtroppo le cose non vanno mai per il verso sperato, e da buon giocatore qual era, decise che seguire la testa, fosse la strada migliore da percorrere.

Quando allungò la mano dall'altra parte del materasso, si rese subito conto che lui, non c'era. Un grosso sospiro le uscì fuori dalle labbra: avrebbe dovuto essere abituata alle sue scappatelle, ma la verità, era che sperava in qualcosa di diverso. Non fece altro che pensare ad un modo per evitarlo anche perché, si era svegliata abbastanza arrabbiata per poterlo tollerare.
<<Mio Dio, sembra morto.>> Sussurrò, osservando il fratello steso a terra con un secchio pieno di vomito al suo fianco.
<<Che schifo.>> Disse prendendo la manica di quest'ultimo, per andare a gettare il contenuto nel bagno.
<<Si vede che siamo parenti, è peggio di me.>> Sorrise, osservando il suo stesso riflesso nello specchio: gli Stonewall, sapevano esattamente come cacciarsi nei guai.
Guardò l'orologio sul polso e strabuzzò gli occhi, rendendosi conto di essere in ritardo. Recuperò le chiavi di casa dal mobiletto dell'entrata, e si incamminò a passo veloce verso quello che ormai definiva il suo 'inferno' personale. Non vedeva l'ora di trasferirsi, era convinta che così facendo, tutti i suoi problemi -in realtà uno solo- sarebbero svaniti nel nulla.

Quel giorno, il tempo non era dei migliori. Anita, aveva ricevuto una chiamata dai piani alti e quest'ultimo, dall'altra parte della cornetta del telefono, le aveva ordinato di recarsi dietro le mura della scuola prima del suono della campanella. Non le piaceva affatto quello che stava facendo, si sentiva sporca, finta. Tuttavia solo in questo modo, poteva garantire a sua madre un lavoro, che potesse aiutarla a pagare il grosso debito lasciato dal padre dopo la sua morte.
<<Finalmente sei arrivata, ascoltami bene perché non lo ripeterò due volte... già mi scoccia il fatto che abbiano mandato me a dirtelo.>> Annuì leggermente spaventata dal tono di voce del ragazzo. Non riusciva a capire chi fosse, il cappuccio della felpa, nascondeva ogni suo particolare.
<<Devi riportare al quinto settore ogni informazione utile che possa servire a stanare tutti coloro che tramano contro di noi. Sono stato chiaro?>> Domandò, allungandole un biglietto da visita contenente il numero da chiamare nel caso avesse delle novità da riferire.
<<Perché lo fate? Io non voglio più mentire alle persone a cui voglio bene.>> Dichiarò afferrando il pezzo di carta. Non ne poteva più di tutta quella brutta situazione, ma cosa poteva fare per tirarsene fuori?
<<Pensi che me ne importi qualcosa? Devo ricordati la fine che farà tua madre se non rispetterai gli ordini?>> Le afferrò il polso per non farla scappare. Alzò la testa per impaurirla con lo sguardo tagliente, ma questa sorta di trucchetto, non funzionò.
<<Ubbidirò solo per lei, ed ora lasciami se non vuoi che ti arrivi un calcio nelle palle!>> Esclamò avvicinandosi a sua volta, notando un piccolo particolare del suo viso: i suoi occhi erano di uno splendente color topazio.
<<Mi avevano avvisato di stare attento con te, ma penso che tu mi faccia solo tenerezza, non sei credibile rossa.>> Dal tono che utilizzò, la giovane aveva capito che la stesse solo prendendo in giro, perciò con un movimento veloce, lo colpì in mezzo alle gambe con una precisa ginocchiata. Il diretto interessato, si accasciò in preda al dolore e finalmente, lasciò la presa sulla sua pelle leggermente arrossata.
<<Io ti avevo avvertito di lasciarmi. Di ai piani alti, che appena so qualcosa riceveranno una mia chiamata. A mai più, stronzo.>> Gli diede le spalle e senza più voltarsi indietro, entrò dal cancello posteriore. Ad un certo punto, la vide da lontano: Stéphane era seduta sul muretto e stava aspettando che lei arrivasse.
Come avrebbe potuto tradire così la sua fiducia? Semplice, non poteva.

Innamorarsi per caso - Jude Sharp - IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora