26. Difficile ma non impossibile

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Kele si sentì prendere dalle ginocchia e si aggrappò al corpo di Josh. Baciò con più ferocia il beta. Il calore era potente e stava lasciando che l'odore si espandesse.
Si sentiva rimbalzare contro il corpo dell'altro che, nel mentre, lo teneva per le natiche trasportandolo.
Quando finalmente si chiuse la porta alle spalle, il beta lo spinse contro di essa. Ripresero a baciarsi con più ingordigia, le lingue languide, le bocche esigenti. I morsi alle labbra, il tocco del compagno che lo raffreddava un po' prima di tornare nel caldo dell'inferno.
Tutto portava ad una sola cosa: l'eccitazione.
Josh lo sollevò di nuovo e ancora si strinse al suo petto forte e sensibile sotto il suo tocco. Gli passò le mani tra i capelli, tirò lievemente le ciocche scure e a Josh scappò un mugulìo. A quel suono il suo membro crebbe e il fluido tra le sue natiche era ormai esagerato.
Josh lo spinse di nuovo verso il muro e si avvicinò a lui. Fu solo quando i due sessi tornarono che gli tornò in mente. Gli anni passati, il rapimento, gli stupri. Tutto tornò a galla. Le ferite di cui portava ancora le cicatrici, il morso spezzato. Ogni cosa. E se Josh non lo avesse accettato?
L'eccitazione svanì lentamente. Al suo posto, le lacrime. Guardò il compagno negli occhi che capì subito qual era il problema. Josh si aspettava una reazione del genere. Non ne era infastidito, anzi. Toccava a lui prendersi cura del compagno e non sarebbe stato noioso. Kele lo aveva incuriosito fin da subito.

Lasciò che i piedi dell'omega toccassero terra e si abbassò sulle ginocchia. Non voleva apparire imponente. Voleva mostrarsi alla sua altezza, cercando di non fargli paura. Lui era alto e Kele non superava di certo il metro e sessanta.
Gli prese le mani e ci diede dei baci leggeri per poi accarezzarle. Portò le braccia ai fianchi del minore facendo posizionare le mani sulla sua schiena, volontariamente lontano dal sedere del più piccolo.
<<Ehi Kele, va tutto bene. Calmati. Tesoro, ci sono io. Sono Josh il tuo compagno e non voglio farti del male. È un attacco di panico piccolo?>> L'omega scosse la testa le lacrime scendevano più lentamente come se il corpicino del minore si stesse rilassando ai tocchi del maggiore e alle parole tranquille.
<<E allora cosa succede piccolo? Hai paura di me?>> L'altro scosse negativamente la testa con forza. Era quello che gli stava facendo pensare???
<<No>> disse ancora scosso dai singhiozzi. Josh si rialzò e lo prese per mano facendolo sedere al bordo del letto. Lui, a gambe incrociate davanti all'omega.
<<Vuoi dirmi cosa c'è? Puoi?>> L'altro annuì lentamente e con un sorriso appena accennato, Josh portò una mano al viso di Kele e, delicatamente, tolse le lacrime dalle sue guance e gli occhi, sorprendentemente, smisero di produrne.
<<Sei più bello senza>>
Ed era vero. Kele era proprio bello. Aveva due splendidi occhi neri, profondi più degli abissi. Nascondevano ogni cosa e allo stesso modo le facevano vedere. Al contrario, i capelli era riccioluti e biondi. Di un biondo finissimo, il colore del grano. Le guance erano tempestate di lentiggini, le labbra piene e rosee.
<<Sei bellissimo>> gli accarezzò il labbro inferiore con il pollice ed esso venne risucchiato tra le labbra del più piccolo che prese a mordicchiarlo leggermente bagnandolo con la lingua. Josh gemette ringhiando. <<Kele, per favore, non sfidarmi. Lasciami il dito>> con un broncio il più piccolo aprì la bocca e il beta estrasse il pollice.
<<Ho paura di non piacerti>> Josh aveva la faccia di uno che stava ascoltando una stronzata <<cioè, so di non essere male fisicamente, tuo fratello non mi avrebbe rapito e stuprato, ma io non voglio piacerti per il mio fisico e neppure per colpa del fatto che siamo compagni. Voglio piacerti io, il vero me>> Josh strinse gli occhi in due fessure si alzò e si sedette sul letto portandosi Kele a cavalcioni. <<Piccolo, non voglio obbligarti a ricordare e neppure a dimenticare. Questa, è una decisione tua. Sappi però, che io non sono come John. Io sono Josh e sì, mia madre si è divertita a cercarli simili i nomi, ma noi non lo siamo. Anche io ti voglio. Ti voglio conoscere e vorrei che tu conoscessi me. Che non mi paragonassi ad una cosa orribile del tuo oramai passato e che, in un futuro, mi amassi>> sorrise e lo fece anche Kele in un modo triste <<tu non capisci!>> Josh fece una faccia confusa e fu l'omega a rispondere alla tacita domanda <<ecco, questo è il problema>> abbassò il collo della maglia e quando vide l'espressione di Josh, la interpretò male e delle lacrime scesero nuovamente <<adesso non mi vuoi più vero?>> Il morso era rosso e nero. Evidente. <<Lo sapevo>> Kele spalancò le labbra. <<Te l'ha fatto sei anni fa giusto? Al tuo quindicesimo compleanno>> l'altro annuì. <<Sai, quel giorno, ero nello studio di Olcan, mio fratello e mi sono piegato in due dal dolore. Sul collo, nel punto del marchio, è apparso questo>> abbassò anche lui il colletto e mostrò un piccolo tatuaggio. Un lupo su un girasole e un arcobaleno. Il branco Sunflower, il suo vecchio branco.
Ci passò le dita e ne sentì la superficie.
<<Ci apparteniamo>> si tolse la maglia e alzandosi dalle gambe del maggiore, fece vedere il suo simbolo sulla schiena. Anche questo, fu toccato dal più grande.

Josh non resistette. Lo voltò e alzandosi in piedi, si piegò fino ad arrivare ad un soffio dal suo volto. <<Ti prego Kele, lasciamelo fare>> fu l'omega a buttarsi per primo sulle labbra del più grande.
In poco tempo si trovarono sotto le lenzuola a consumare il loro amore appena sbocciato.
Un fiore appena nato che sarebbe cresciuto diventando sempre più bello e loro lo avrebbero custodito gelosamente.
Quando arrivarono al culmine, Josh si avvicinò al vecchio marchio per rinnovarlo. Spinse le tenebre e ci portò la luce. La pelle guarì ed il marchio sulla schiena anche, sparendo.
Capì anche Kele e lo morse anche lui, sul simbolo che poi scomparve.

Giuro che se il correttore mi modifica ancora Kele con: Mele, Le, Lele e altre simili, io lo uccido.
Si chiama K E L E è un nome strano, ma sua madre, o per meglio dire l'autrice aka me, ha scelto quello. Non puoi lasciarglielo? È il suo fottutissimo nome!

Tralasciando questo, mi sono superata, 00:30. Adesso mi riconosco.

La tana del lupo -la casa nei boschi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora