30. Amore in piccoli gesti

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Nel capitolo ci sono scene esplicite. Specifico per chi non apprezza. Passate direttamente al capitolo successivo.

Olcan lo prese per i fianchi portandoselo più vicino.
Avevano appena finito di cenare e si erano ritirati nella loro stanza allontanandosi da tutti gli altri.
In sottofondo si sentiva ancora Tamara piangere dal piano di sotto.
La madre aveva tentato di calmarla in ogni modo, ma non c'era verso, continuava a lamentarsi per un motivo sconosciuto a tutti.
Caleb si spinse su di lui e, salendogli a cavalcioni, iniziò a baciarlo dolcemente.
Non c'era né un vinto né un vincente, semplicemente si baciavano. Non guardavano a chi comandava, a chi stava sopra, chi prendeva il sopravvento. Erano solo loro due, Caleb e Olcan. Due persone innamorate tra di loro. <<Ti amo da morire>> sussurrò Olcan tra un bacio e l'altro. Divennero sempre più esigenti, le bocche si schiantavano, i sapori mescolati, le lingue che si toccavano cercando trasmettere tutta la passione del momento, l'eroticità.
<<Dio, anche io!>> Stavolta si sfiorarono solo, guardandosi negli occhi. Sorrisero e per Caleb fu troppo, lo voleva, voleva poterlo toccare, accarezzare, voleva averlo. Lo baciò ancora, con più ferocia, una furia quasi animalesca. Olcan si aggrappò ai suoi capelli, scompigliandoli. Caleb, a cavalcioni sul suo grembo, piantò le mani e le ginocchia sul materasso e, nel bacio, prese a muoversi con sempre più pressione sul membro dell'amante. <<Così, piccolo sì!>> Olcan capovolse la situazione e fu lui adesso in alto tra le coscie del minore. Riprese dove si era fermato Caleb <<Ol-Olcan!>> sentendolo gemere aumentò la velocità. Il piacere era indescrivibile e ancora non si erano neanche spogliati!

Continuando a muoversi, guardò l'omega sotto il suo corpo. Aveva gli occhi spalancati, lo vedeva, ma era come se non lo facesse, in un mondo tutto suo. I capelli diventati abbastanza lunghi, sparpagliati sul cuscino bianco, le goti rosse e le labbra, quelle labbra tentatrici, rosse e gonfie e spalancate. Sussurravano il peccato e Olcan ne era attratto, troppo. Sarebbe finito all'inferno, se lo sentiva.
All'ennesima spinta, Caleb venne ancora nei boxer, gli occhi gli volarono all'indietro e la schiena si arcuò e le dita delle mani strinsero freneticamente il copriletto.
Era decisamente troppo tempo che non facevano sesso.
<<È amore>> guardò confuso il ragazzo che anche se era completamente stravolto, cercava di parlargli <<mh?>> Anche lui stava per ricevere il suo appagamento e i movimenti si fecero più frenetici contro l'intimità oramai a riposo dell'omega. <<È troppo tempo che non facciamo l'amore!>> Quasi si dimenticava che poteva leggergli nel pensiero.
Sorrise e catturò nuovamente le labbra di Caleb tra le sue. Venendo finalmente dentro i pantaloni.

<<Olcan...>> Lo scosse di nuovo. L'alfa lo aveva baciato ancora e dopo essersi cambiato e aver messo i vestiti a lavare, si erano rimessi a letto e Olcan si era addormentato. <<Olcan?>> Lo scosse ancora <<eddai Olcy Olcy! Svegliati ti prego!!!>> L'alfa finalmente diede un segno di vita grugnendo. Non si stupì di trovarsi Caleb aggrappato al suo braccio nel tentativo di spostarlo dalla sua posizione: rannicchiato e su un lato.
<<Cosa vuoi Omega?>> Caleb si sentì una batteria carica, quel nome, gli aveva dato delle scariche di energia e di eccitazione.
Troppe da sopportare per un corpo da troppo tempo in astinenza.
Si avvicinò al suo orecchio per poi sussurrare languido <<ti voglio sentire dentro di me.>>
Olcan si morse il labbro inferiore e, capovolgendo le posizioni, si avvicinò al volto dell'amato <<cos'è che vuoi che io faccia?>>
<<Scopami Olcan, per favore>>
E addio dignità!
Olcan arcuò un sopracciglio. <<Tu non sei Caleb. Cosa ne hai fatto del mio Caleb!?>> L'omega lo guardò malissimo.
<<Coglione, sono Caleb. Un Caleb lasciato a secco per due mesi, quindi, se non vuoi farmi incazzare, ti pregherei di muovere quel culo da urlo che ti ritrovi e di fottermi finché non ti chiederò pietà>> fece una pausa ad effetto <<sono stato abbastanza chiaro amore mio?>> Chiese con i lampi negli occhi. Era quello sotto al corpo del maggiore, ma pareva lui comandare.
Olcan annuì e un sorriso malizioso si insinuò sul tuo volto. <<ti farò mio talmente bene che ne chiederai ancora, e ancora, e ancora, talmente tanto che non avrai più la forza di alzarti dal letto>>
Al sorriso di sfida di Caleb, si buttò sulle sue labbra gonfie che in poco tempo divennero anche lucide di saliva. Si spogliarono velocemente. Caleb era impaziente, ma Olcan non gli avrebbe negato la preparazione. Lo amava e non aveva intenzione di ferirlo per davvero. Per nessun motivo al mondo.

Lo mise a gattoni. Il sedere rivolto verso di lui. Gli spalancò le natiche o osservò l'orifizio del compagno contrarsi eccitato in attesa. Caleb sospirò aspettando.
Passarono i minuti e la cosa, per l'omega, stava diventando straziante oltre che imbarazzante <<Olcan, muoviti!>> Sembrò che l'alfa aspettasse solo quello perché, appena aprì le labbra, gli tirò una sculacciata sulla natica sinistra che poi massaggiò delicatamente <<ahi!>> Non era stata potente, anzi, ma era stata maledettamente eccitante.
Caleb deglutì il nulla che gli era rimasto in bocca e sentì il membro avere uno spasmo quando, dopo pochi secondi, la lingua del compagno fu su di lui.
Olcan gli violò l'ano con la lingua spingendola dentro in movimenti delicati e dolci e poi più ruvidi, a lingua dura.
Gemette a quel contatto e sentì Olcan sorridere contro le sue natiche.
Andò avanti in una l'età e stancante tortura che portò piacere e attesa. Un'attesa devastante per il suo organismo che alla fine cedette venendo in un mare di spasmi e gemiti.
Quando si su ripreso, aveva ormai la testa schiacciata contro il cuscino e Olcan, sdraiato sulla sua schiena con le labbra vicino al suo orecchio. <<Chi ti ha detto che potevi venire?>> Non poté rispondere che due dita di Olcan gli furono tra le labbra le stuzzicò con la lingua succhiandole ti tanto in tanto.
Quando l'alfa si ritenne soddisfatto, le portò tra le sue carni facendone entrare uno con forza. <<Dio!>> Olcan giurò di sentire poi un sussurro di sole cinque parole: "Non resisterò fino a domani" e sì, Caleb aveva ragione.

Aggiunse il secondo con più delicatezza, in un chiaro contrasto con il primo.
<<Ti prego Olcan, prendimi!>> Lo sussurrò sperando di non ricevere quella che sarebbe stata la settima sculacciata.
Le sue natiche erano ormai rosse, ma non gli doleva o, anzi, rendevano la passione quasi più feroce, inaspettata, vivace.
<<Va bene amore mio>> Caleb sorrise anche se non poté essere visto. Gli piaceva come, anche in momenti del genere, Olcan riuscisse comunque ad essere dolce a modo suo. Non era mancati di certo, i complimenti.
Olcan posizionò l'erezione tra le carni del minore profanando leggermente il corpo dell'omega. Aspettò che si abituasse a quella piccola porzione per poi, sempre a piccoli movimenti, entrare del tutto all'interno dell'altro corpo.
<<Dio, piccolo, sei bellissimo>>
Gli posò un bacio sulla schiena salata.
Caleb voltò il viso <<ti amo>> Olcan si abbassò facendo incontrare le loro labbra per un altro saluto. <<Ti amo anche io>> Olcan prese a spingersi nel suo corpo e la senza fu subito satura dei loro respiri pesanti, i gemiti, i sospiri, gli urli, i ringhi. Tutto riportava a loro, alla loro passione e al loro amore.
Alla fine vennero, entrambi esausti.
Si strinse di in un abbraccio dimenticando, ancora per qualche ora, la presenza del mondo all'esterno di quelle quattro mura.

Lo so, lo so, è tardissimo e probabilmente nessuno lo leggerà oggi (?).
Comunque, ci ho messo tanto perché, tristemente, ho appena realizzato che mancano due capitoli. L'ultimo e l'epilogo.
Sì, lo so, voi non ne vedevate l'ora, ma io sto quasi piangendo.

Comunque, chiedo venia, sono l'una e venti di mattina e la mia voglia di ricontrollare gli errori è andata a farsi fottere con Caleb XD

La tana del lupo -la casa nei boschi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora