Il primo passo

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“Buongiorno Reanna!” Urla Arya entrando nella mia stanza. Questo trambusto di prima mattina, così improvviso, mi pone delle domande nella mia testa: cosa succede? Dove mi trovo?. Le tende vengono aperte ed io mi fiondo sotto le coperte per ripararmi dai raggi splendenti del sole.

“No! Le tende no! Ho sonno, lasciami dormire altri cinque minuti, per favore.”

“È ora di colazione e dobbiamo allenarci; oltretutto dovresti essere felice perché è l’ultimo giorno che passi rinchiusa qui dentro.” Dovrei esserlo, lo sono, ma non ho chiuso occhio tutta la notte. Per prima cosa perché ho letto, e poi perché ero agitata. Rivedere tutti, dopo aver passato una settimana chiusa in camera mia, potrebbe portarmi ad avere brutte sorprese.

“A me piace stare qui. Stare stesa sul mio letto, leggere, allenarmi con te. Non ho voglia di rivedere gli altri, specialmente i miei genitori.”

“Non dire sciocchezze.” Sento il materasso abbassarsi, Arya sta gattonando nella mia direzione. “Trovata!” Esclama alzando le coperte, facendo tornare la luce sul mio volto.. “Ecco, adesso sei bellissima.”

“Dici? Il lenzuolo ha la sua classe,” lo guardo e lo lancio addosso a lei, “vedi? Ora sei un fantasma.”

“Un fantasma di gran classe.” Se lo toglie dal suo volto e scoppiamo entrambe a ridere.

“Ora mangia, principessa, voglio allenarmi.”

“Molto divertente,” le dico sarcasticamente, “però preferirei allenarmi stasera. Adesso non mi sento in forma, non ho dormito tutta la notte.”

“Non mi interessa.”

“Scusami?”.

“Il primo giorno di allenamento mi hai detto che non c’è nulla di giusto quando si va in guerra, pensi che ti risparmieranno solo perché sei assonnata? No. Quindi alza le chiappe e fammi vedere cosa sai fare.”

Ci è andata giù pesante ma, anche se ha ragione, non mi lascerò convincere così facilmente, voglio riposarmi oggi; voglio essere preparata in caso domani dovrò sfoderare gli artigli contro mio fratello. “No, non ci alleniamo adesso.”

“Invece sì.”

E che guerra sia, penso guardandola negli occhi, “no.”

“Sì.”

“No.”

“Sì.”

“No.”

“Ho detto di sì!”

“E io di no.”

Il suo viso diventa rosso dal nervoso, sembra un pomodoro, mi devo trattenere dal non ridere anche se i muscoli del viso iniziano a farmi male.

“Va bene, hai vinto tu. Solo per questa volta però,” scende dal letto e mi rivolge uno sguardo dolce amaro, “ricordati che anche se sei una principessa non otterrai sempre ciò che vuoi, specialmente se continuerai ad essere così testarda.”

“Non dirmi che te la sei presa.”

“No, però ti voglio aiutare. Un giorno potresti sederti sul Trono e voglio che tu sappia cosa devi o non devi fare.”

“Grazie mille, ma vedo la cosa molto improbabile,” inizio a spiegarle mentre prendo il vassoio con la colazione, “se muore mio padre, salirà al Trono mio fratello Joffrey, se lascerà dei figli maschi al momento della sua morte saranno loro a prendere il suo posto e così via.”

“Se non avrà figli maschi salirà al Trono tuo fratello Tommen e se lascerà dei figli maschi al momento della sua morte prenderanno loro il suo posto e così via. In caso contrario ci sono i tuoi zii, Stannis e Renly, anche se dubito che vivranno così a lungo,” si siede vicino a me e guarda lo specchio posto vicino all’armadio, “sai, le so queste cose, però spero comunque che in qualche modo potrai sederti tu sul Trono e non loro. E magari sceglierai me come Prima Cavaliera della Regina.”

The baby lioness: l'inizio della fine (completata, revisionata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora