7 - Mehdi

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La sua famiglia era tutta lì, sua madre, le sue sorelle, il piccolo Cemal. Yasemin era in un angolo , la faccia triste. Kybrit si era rifiutata. Gli aveva detto che aveva mal di pancia e voleva stare a letto "Tanto non mancherò a nessuno".
"Kybrit come puoi dire una cosa simile?" le aveva detto.
Lei si era azzittita e si era voltata nel letto, nascondendogli il suo volto. E non capitava spesso.
Si stava facendo tardi e l'aveva lasciata lì.
In fondo aveva quasi 18 anni, ed era sempre stata più adulta della sua età. Se aveva deciso di non esserci non ci sarebbe stata.
Ricordava quando l'aveva presa con sé, anni prima, era un piccolo scricciolo impaurito e disilluso, come un cucciolo ferito tendeva a abbaiare e mordere chiunque le si avvicinasse. Gli ci erano voluti anni e pazienza e amore e attesa, lunghe attese dando senza chiedere, lasciando che quel piccolo essere ferito assorbisse l'affetto e la fiducia.
Si erano conquistati a vicenda ed era un amore profondo quasi fossero stati davvero padre e figlia. Un amore scelto e per questo più forte.

Dilara, per tutti Kybrit, si era sempre fidata di lui, ma ultimamente erano spesso in contrasto.
Da quando quella mattina l'aveva sorpreso a letto con Benal e il piccolo Cemal, gli aveva chiuso il suo cuore.
"Papà come hai potuto fare questo?" gli aveva urlato.
Nei mesi precedenti nelle rare volte che si trovavano lontani dagli altri , in officina, quando si fermava di ritorno da scuola, o le volte che si rifugiavano soli sul tetto per giocare a domino, lei gli faceva intendere più o meno velatamente che le cose in casa non andavano bene, che mamma Zeynep era costantemente sotto il fuoco di Mujigan e Benal, che alle donne non piace essere comandate in casa loro. Lui l'aveva messa a tacere con fare scherzoso, "Che ne vuoi sapere tu di donne ...".
Lei lo aveva guardato con sguardo da adulta "...non che tu ne capisca più di me"
Ed aveva ragione, dov'era finita la sua piccola Kybrit con i cappelli di lana calati sugli occhi, l'allegria spensierata, la risata contagiosa. Chi era quella ragazza dallo sguardo penetrante che lo squadrava e che, da tempo, troppo tempo, non gli diceva che gli voleva bene?
Non poteva darle torto, che ne capiva lui di donne? Che ne aveva capito della sua? In quei mesi Zeynep aveva visto crescere la pancia di Benal e aveva visto il sangue scendere dalla sua, ogni mese, ogni stramaledetto ciclo. Ed aveva ingoiato le cattiverie di Benal, l'ansia di diventare nonna di Zeliha. Aveva supportato Kybrit e dato una mano a Yasemine con l'università.
Dopo i giorni di Riva, avevano ripreso la loro routine e, piano piano lui si era forse adagiato in quella situazione comoda, con una moglie che amava e che non gli faceva pesare i suoi errori, che stava accanto a lui e allo stesso tempo stava cercando di risollevare sua madre Nermin, mentre Sakine era sempre più insicura del suo ruolo materno e le faceva pesare ogni singola volta che andava a lavoro.
Lui era come assorbito dal figlio, da quel piccolo essere innocente che cresceva a vista d'occhio, che avrebbe amato e da cui voleva essere amato come padre responsabile. E Benal, che glielo posava fra le braccia con quel suo sorriso modesto ma trionfante. "Non avrò nessun contatto con te, Benal" le aveva detto quella mattina a casa di Nermin. Ed eccolo lì che stava per sposarla.
Come era accaduto?

In quella sala buia aveva quasi sentito la presenza di Zeynep, l'aveva cercata con lo sguardo nelle ombre che rendevano confuso l'ambiente. Lei non c'era, erano settimane che non c'era più. L'aveva cercata a lavoro, a casa di Nermin. Solo una volta aveva risposto alle sue chiamate e gli aveva dato appuntamento in un bar del centro. Un posto discreto, con camerieri alla moda. Si erano seduti. Lei con la faccia impassibile e distante, lui ansioso di spiegare il perché di quella mattina nel letto di Benal, che voleva solo consolare il piccolo che piangeva senza tregua e si era addormentato lì, sfinito.
Glielo disse con poche concise parole "Cemal stava male, l'ho solo addormentato e mi sono addormentato anch'io. Tutto qua , non c'è altro".
Lei lo aveva guardato un attimo di troppo, poi aveva alzato la testa " Hai ragione non c'è altro".
Si era chinata a prendere qualcosa dalla borsa e gli aveva passato un fascio di fogli.
"Questo è l'accordo per annullare il matrimonio. Non posso darti figli. Non posso darti niente. Non c'è altro".
"Non voglio divorziare da te".
"Sono io che voglio divorziare da te, Mehdi. Da te e dalla tua famiglia".
Detto questo si era alzata e se n'era andata lasciandolo solo.

Doğduğun Ev Kaderindir - UnofficialDove le storie prendono vita. Scoprilo ora