Cosa ci faceva in quel parco con Benal? Cosa ci faceva con Benal in generale? Non si ricordava nemmeno come era iniziata fra di loro. Per noia? Perché c'era stata occasione? Era certo di essere sempre stato onesto e sincero con lei.
Ma le cose poi vanno come il destino vuole e adesso c'era Cemal che cresceva e aveva bisogno di un padre accanto e lui sarebbe stato lì per lui, tutta la vita.
Non voleva pensare a Zeynep, lontana, mentre conosceva altre persone, altre vite, altri mondi. La invidiò per quella libertà ritrovata dopo che per mesi si era sentita costretta e vessata in casa sua.
Camminava lentamente accanto a Benal in quel piccolo parco così ordinato e quieto. Aveva insistito molto perché l'accompagnasse dal pediatra. Lui sulle prime si era rifiutato e lei gli si era piantata davanti, dura "Non è solo mio figlio , ti obbligherò ad occupartene" Ti obbligherò ad occuparti di noi era quello che intendeva.
Aveva ragione, un figlio si fa in due, anche senza amore, anche senza volere e adesso doveva occuparsene. Era quindi uscito con lei, accompagnandola dal pediatra, Cemal stava bene, sarebbe cresciuto forte e sano, come suo padre, aveva rimarcato la donna davanti al medico.Si erano quindi incamminati in quella piccola passeggiata, l'aria era piacevole, la calma del luogo confortante.
Stava osservando le persone sedute sulle panchine, o quelle che correvano con gli auricolari cercando un ritmo nella falcata, pensando a chissà cosa.
A cosa pensano le persone mentre fanno altro?
Cosa penserà del ragazzo solo con un libro fra le mani, è evidente che non sta leggendo, avrà pensieri di lavoro o di studio... Mehdi, si disse, stai diventando troppo filosofo... alzò la testa e d'un tratto la vide.
Pensò di avere le allucinazioni, guardò meglio e a poche decine di metri da lui riconobbe il profilo di Zeynep seduta ad un tavolo. Una pianta copriva quasi del tutto il resto ella visuale ma quella era indiscutibilmente lei. Zeynep, o qualcuna che poteva esserle gemella.
Portava un vestito chiaro, i capelli lucidi e sciolti, parlava sorridendo.
Non diede a vedere nulla a Benal che imperterrita e ignara della sua scoperta continuava a cullare di paroline dolci suo figlio, non badando alla posa rigida che aveva preso.
Era Zeynep?
C'era una panchina poco più avanti da lì l'avrebbe osservata meglio.
"Benal sediamoci un attimo lì" la donna lo seguì senza fiatare e si mise seduta, davanti a lei il passeggino. Lo spingeva piano avanti e indietro come fanno milioni di donne nel mondo.
Ma non c'erano per Mehdi milioni di donne nel mondo, in quel momento non esisteva più nessun parco, nessun albero, nessuna panchina, nemmeno alcun figlio, nessuna donna, nessuna altra donna nel mondo all'infuori di lei, così bella e inaspettata. Che ci faceva lì?
Vide seduta accanto a lei Nermin.
Forse era rientrata per vedere sua madre o per lavoro.
Era bellissima, la vide ridere a qualcosa che qualcuno di là dal tavolo le aveva detto. I suoi denti bianchi erano apparsi come un lampo.
Che doveva fare? Andare lì a salutare? Poteva? Era opportuno? E lei come avrebbe reagito.
Sembrava così serena. Vederlo l'avrebbe fatta incupire? Potevano mantenere dei buoni rappori dopo Milano? Non aveva mai pensato chelei potesse essere di nuovo a Istanbul.
Sarebbe rimasto ancora un attimo lì a guardarla e poi se ne sarebbe andato. Era lì con Benal, vederlo insieme a quella donna, la donna che avrebbe sposato da lì a qualche settimana e con suo figlio... non era il caso...non poteva farle ancora questo.
L'avrebbe solo guardata. Come si guarda un piccolo prezioso oggetto del desiderio in una vetrina, consapevoli che per quanto lo si desideri non sarà mai nostro. Voleva solo concedersi ancora questo piccolo lusso per gli occhi.
Benal stava dando un po' di acqua al bambino che rideva vivace, non badando a lui e alle sue manovre. Non si era resa conto di nulla.
"Devo fare una telefonata" le disse alzandosi e spostandosi un po' di lato. Voleva vedere con chi stava così amabilmente parlando Zeynep.
Lei rise ad un qualcosa che le aveva detto la madre mettendole una mano sulla spalla, aveva alzato la testa e buttato indietro i capelli.
Quei capelli avrebbero ancora profumato di latte e mandorle? Li ricordava sparsi sul cuscino in morbidi anelli, quelle mattine quando la guardava mentre lei ancora dormiva, una dolce e profumata cascata di volute castane , quei riflessi dorati, quelle ciglia folte. Chiuse di colpo gli occhi e poi alzò la testa verso il cielo, azzurro, piccole nuvole bianche sparse qua e là "Adesso chinerò la testa, e lei non ci sarà più, non sarà più a quel tavolo, non sarà più qui e io tornerò alla mia vita. Sarà stato l'ennesimo sogno" pensò.Chinò la testa ma quello che vide lo fece raggelare. Celal era il loro ospite a pranzo, parlavano, le facce distese, il contatto visivo fra i tre era innegabile. Erano tre persone che si stavano godendo un pranzo.
Lui stava morendo. Allora era così. Celal faceva ancora parte della sua vita.
Celal. Il suo incubo. Il suo perenne incubo .
Questo era un destino crudele.L'ira lo colse in pieno senza pensarci un attimo si mosse verso quel tavolo, avrebbe chiuso per sempre quella storia.
Un improvviso rumore distolse la sua attenzione dal viso di Zeynep che si era fatta d'un tratto seria, sentì voci, sedie che si muovevano ma non capì bene finchè non vide Faruk. Si era quasi dimenticato di quell'uomo.
Che ci faceva lì? Continuò a muoversi verso il tavolo , le voci si erano fatte urla, erano volate nche parole pesanti, qualcuno aveva urlato , un tavolo si sera rovesciato. Vide Faruk avventarsi su Zeynep e accelerò il passo, stava quasi correndo. Poi la concitazione si fece massima, era arrivata la polizia, ma Zeynep era sparita dalla sua vista, la vide scivolare piano a terra accompagnata dal grido di sua madre Nermin.
Il capannello di persone si chiuse intorno al suo corpo. Zeynep stava male.
Si fece largo a spintoni, fra la piccola folla. Zeynep era a terra bianca come un cadavere, svenuta.
"Fatemi passare...è mia moglie".Si chinò al suo fianco, la guardò per un attimo, "Nermin chiami un'ambulanza" dette l'ordine perentorio e la donna non seppe far altro che eseguire. La sollevò leggermente fra le braccia, le schiaffeggiò piano le guance, le toccava la testa per vedere se c'era sangue, "Zeynep...Zeynep..."
La gente venne allontanata, lei aprì un poco gli occhi "Mehdi?" e ricadde svenuta.
Arrivò l'ambulanza le prestarono i primi soccorsi, sembrava tutto in ordine anche se entrava e usciva dallo stato di incoscienza.
La portarono via insieme a sua madre. Lui si rifiutò di lasciarla e la seguì prendendo un taxi al volo.
Non esisteva più niente e nessuno, Zeynep era il suo primo pensiero.
A Benal non restò che seguire la scena da spettatrice, del tutto dimenticata su una panchina.Rimase quasi un'ora seduto su una panca metallica di quel pronto soccorso. Nermin aveva avuto un lieve malore dovuto allo stress che quella brutta situazione aveva creato e stava riposando su un lettino le avevano dato un lieve sedativo.
Voleva vedere Zeynep, voleva capire la dinamica, cosa volesse ancora quell'uomo da lei, voleva guardare i suoi occhi chiederle cosa provasse. Non riusciva a capire la sua relazione con Celal. Non si era presentato in Ospedale, probabilmente era ancora alla stazione di polizia che raccontava i fatti.
Dalla stanza dove l'avevano portata uscì uno medico e venne verso di lui, "Lei è il marito della signora Keynep Karaca?" Annuì, sentiva l'ansia salirgli lungo le vene del corpo fino a riempirgli la testa di un suono sordo battente, "va tutto bene ... "proseguì il medico "lei e ..." il suono delle altre parole rifiutava di entragli in testa, c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che il medico stava dicendo e quelle frasi lo ferivano come coltellate.
Guardava il volto del medico, leggermente sorridente rassicurante e non riusciva a dare un senso a quello che sentiva, annuì ringraziando , il dottore si allontanò. Lui cadde seduto sulla sedia.
Zeynep era incinta? Non era possibile.
Zeynep stava bene, questo solo contava. Si obbligò a pensare.
Bussò a quella porta e non attese il permesso entrando. Lei era lì aveva ripreso colore, stava ad occhi chiusi la testa reclinata un po' su una parte una mano posata sulla pancia.
Guardò quella donna, guardò quella mano, guardò la sua posa un po' rigida e forse ancora scossa da quello che era accaduto.
Lei aprì gli occhi e lo guardava senza emettere un suono.Aspettava il figlio di Celal? La guardò ancora senza dire niente e rivide la ragazza che gli si era presentata con naturalezza nel giardino del tè, "sono Zeynep", rivide la donna che aveva affrontato l'adozione di Kybrit e i segreti di Benal, che aveva fatto sempre la cosa giusta, che si era sacrificata per amore di suo figlio, di Kybrit, di Emine, per amore della sua famiglia, per amore suo, e che era stata ripagata con cattiverie e umiliazioni.
Non meritava di sicuro questo suo ultimo cattivo pensiero.
Aspettava un bambino, ed era la cosa che aveva desiderato di più al mondo nell'ultimo anno. Era il figlio della sua tenacia e della sua forza. Era figlio di Zeynep. Il resto non contava.
Cadde seduto sulla sedia vicina al letto, unì la sua mano a quella di lei posata sulla pancia, due lacrime rotolarono giù da quegli occhi neri.
"Devo raccontarti una storia..." le disse...
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Doğduğun Ev Kaderindir - Unofficial
FanfictionLa casa dove nasci determina il tuo destino? Siamo rimasti alla consegna della laurea a Zeynep. Cosa è successo dopo? Questa è la mia versione in attesa della seconda stagione.