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Capitolo 39 | Spia

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Capitolo 39 | Spia
Parole scritte | 970

A V V E R T E N Z E :

•Angst
•Light Smut

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"Haha! Tra poco ci sarà il ballo! Non sei emozionato?!"

"In effetti sì, lo aspettavo da un po'" rispose Mahoro mentre chiudeva l'armadietto.

"Immagino tu sappia con chi andare..." chiese Wataru con il suo solito ghigno.

Il castano arrossì dato che capì di chi si riferisse.

"Beh non me lo ha ancora chiesto..."

"Lo farà stanne certo! A proposito dov'è adesso?"

"Agli allenamenti"

"Dato che abbiamo finito le lezioni perché non andiamo a vederlo?"

"Buona idea"

I due si avviarono verso i campi da football dove a loro sorpresa vi erano già molte ragazze a fare il tifo, presero posto in platea e Mahoro riconobbe subito Nataka tra i giocatori.

Era tornato in forma e si vedeva, correva come il vento e schivava gli avversari come niente, anche a Shinbae riusciva a dare filo da torcere.

Mahoro fu sollevato dalla cosa, il coach fischiò e i giocatori terminarono gli allenamenti, le ragazze andarono subito vicino agli spogliatoi così per poter parlare con i ragazzi, il castano si mise a parte e intravide una chioma nera familiare.

"Hey"

"Ciao, anche oggi l'allenatore ci è andato pesante vedo" disse notando il respiro leggermente affannato del ragazzo.

"La partita è vicina, è normale"

"Ti va di venire a casa mia? Possiamo fare anche un giro in città"

"Molto volentieri" rispose con un sorrisetto.

I due uscirono da scuola e si avviarono verso la casa del castano, Nataka però sentì una brutta sensazione e girò il capo, una grande figura massiccia li stava seguendo e non ebbe problemi a riconoscerla.

Oshibe

"Mahoro vai a casa"

"Come?"

"Oshibe è qui"

Il castano si guardò attorno e intravide l'uomo dietro di loro, era dietro un vicolo e sembrava essersi accorto che lo avessero notato. Nataka volle affrontarlo ma sentì Mahoro prendergli il braccio.

"Nataka aspetta..."

Il licantropo si fermò e vide il Compagno fare cenno di avvicinarsi all'uomo.

"Mahoro che stai facendo?"

"Fidati di me"

Oshibe si avvicinò e il corvino ebbe l'istinto di mettersi davanti al castano.