Il P.O.V di Paul McCartney.
«Hey bambolina!»
Un gruppo di ragazzi urlarono, riferendosi a me, facendomi imbarazzare mentre camminavo per i corridoi della scuola.
Sentii degli sussurri e delle risatine mentre cercarcavo il mio armadietto in giro per la scuola.
Odiavo quell'istituto.
Odiavo i professori.
Odiavo le persone che ne facevano parte.
Odiavo tutto e tutti.
E odiavo specialmente me.
Odiavo il mio corpo, sembravo una ragazzina. Con quegli occhi grandi e con le ciglia troppo lunghe.
«Perchè non possono stare zitti e farsi gli affari loro?..»
Mi domandavo e mi picchiavo mentalmente mentre raggiungevo il mio armadietto e aprendolo, prendevo il necessario per la lezione.
Mi girai, pronto per andarmene ma qualcuno o qualcosa mi spinse con la schiena all'armadietto e fece cadere i libri e quaderni che mi servivano.
«HEY! FAI ATTENZIONE LA PROSSIMA VOLTA-»
Vidi un ragazzo alto, un'pó cicciotello con l'aria che ti potesse spezzare in due.
«Hey stupida ragazzina, come va?»
Il ragazzo chiese mentre ghignava.
Provai ad andarmene ignorandolo ma le braccia del bullo mi tenevano bloccato alla superficie dell'armadietto.
«Vattene»
«Non fare cosí femminuccia-»
«HO DETTO VATTENE!»
urlai e lo riuscii a spingere via con la forza delle mie mani appoggiate sul suo petto, facendolo cadere per terra.
Presi la roba caduta per terra e iniziai ad andarmene a passo veloce, volendo stare alla larga da quel bulletto.
Il ragazzo si arrabbiò e poi alzandosi, corse verso di me, quando fu abbastanza vicino a me, mi prese dalle spalle e mi giró verso di lui.
Sgranai gli occhi e un pugno mi arrivò in faccia, facendomi cadere per terra.
«Vedo che ti piace prendere le botte, eh?»
Rise, riempiendomi di calci e pugni.
Provavo a dimenarmi ma non potevo fare niente per difendermi, le botte che mi aveva dato erano troppo forti ed io invece, ero troppo debole.
Tutto questo continuó per circa cinque minuti finché non decise di andarsene e di lasciarmi tutto solo.
Mi alzai da terra e appoggiai la mia schiena sulla superficie di uno degli armadietti.
Abbracciai le mie ginocchia e mi misi a piangere in silenzio, maledicendomi e picchiandomi mentalmente.
Sentii risate ed insulti rivolti a me dagli altri studenti e questo, mi fece soffrire di piú.
«Bambolina!»
«Stupida femminuccia!»
«Sii utile e non fare la bambina!»
«Paulie la fragile donna!»
«Ahaha! Hai visto? Sta piangendo, povero..»
Mi alzai, lasciando il materiale per la lezione che mi aspettava giacere per terra e io invece, corsi in bagno.
Appena arrivai mi assicurai che non ci fosse nessuno.
Quando fui sicuro che qualcuno non mi potesse sentire o vedere, chiusi la porta e misi le mie mani sul bordo del lavandino.
Guardai in basso e provai a trattenere le lacrime.
"Sii utile!"
Mi ripetevo in testa quelle parole mentre continuavo a guardare il lavandino.
Rimasi in bagno per circa una decina di minuti, prima di decidermi ad aprire la porta ed avviarmi alla lezione.
In classe continuavano a tirarmi palle di carta, oggetti e fogliettini con insulti scritti sopra.
(Dopo l'ultima ora)
Misi le mie cose nell'armadietto, provando ancora a trattenere le lacrime che giacevano dentro di me.
«Hey! Hai anche degli assorbenti per caso?»
Sentii qualcun'altro prendermi in giro di nuovo e chiusi gli occhi, mi morsi il labbro inferiore e chiusi anche la porta dell'armadietto.
Appoggiai la mia fronte sulla superficie fredda e liscia della porta di ferro e provai con tutto me stesso a non piangere e sembrare uno stupido.
Anche se il gioco era ormai fatto e non c'era più niente da fare.
Una mano mi afferró dalla spalla, mi girai e vidi lo stesso ragazzo di questa mattina bloccarmi contro l'armadietto.
«Dovresti meritarti di peggio, sono soltanto prese in giro, non fanno chissà che male»
Solo.. solo prese in giro?
Almeno sa cosa sto passando io?
Sa quanta sofferenza e lacrime sto trattenendo dentro di me?
«Ora arriva il peggio»
Quelle furono le ultime parole prima che mi arrivasse un pugno in faccia, in pancia e una spinta che mi fece cadere per terra.
«Sei troppo fragile! Se continuo cosí finiró per spaccarti qualche osso!»
Il bullo disse, mentre continuava a picchiarmi e ridere.
Non c'è la feci piú, non riuscivo ad alzarmi e provare a difendermi, scappare o chiamare aiuto.
La campanella suonó e il bullo se ne andó via.
Rimasi per terra tutto solo, steso sul pavimento, con un naso sanguinante e un occhio nero.
Mi sedetti sulle ginocchia e appoggiai le mani sulle mie gambe.
Abbassai la testa e guardai il pavimento.
Iniziai a vedere sfocato e poi iniziai a piangere silenziosamente, lacrima dopo lacrima cadeva sulla superficie delle mattonelle del pavimento.
Sentii dei passi echeggiare dietro di me e subito smettere.
«Hey!»
Sentí una voce maschile e mi girai indietro velocemente.
In lontananza vidi un ragazzo che pareva essere un teddy boy.
«Cos'é successo- oh santo iddio, povero te»
Il ragazzo vide come mi ero conciato e si avvicinó di piú a me.
Sulla sua faccia si poteva percepire che era confuso dalla situazione in cui si era cacciato.
Allungò la sua mano così che io possa riuscire ad alzarmi, mi alzai da terra grazie al suo aiuto e barcollai un'pò, rischiando di cadere ancora.
Appena riuscii a rimanere in bilico lo guardai e gli sorrisi tristemente.
Mi allungò la mano di nuovo e presentò se stesso.
«Mi chiamo John Winston Lennon, piacere»
Strinsi la sua mano e mi presentai anche io.
«James Paul.. Paul McCartney, piacere»
«James Paul McCartney eh?»
John chiese guardandomi.
Annuí ma subito dopo venni interrotto da lui.
«andiamo, ti porto all'infermieria così posso aiutarti un'pò»
Prese il mio braccio e mi trascinó verso l'aula dell'infermiera.
STAI LEGGENDO
𝓤𝓷𝓮𝔁𝓹𝓮𝓬𝓽𝓮𝓭 𝓒𝓸𝓶𝓹𝓪𝓷𝓎
FanfictionJames Paul McCartney, un ragazzo di quindici anni appena compiuti, conoscerà una persona che gli fará cambiare vita. Entrambi diventeranno buoni amici, ma le cose presto peggioreranno giorno dopo giorno, provocando problemi ai due ragazzi. Attenzion...