𝓘𝓷𝓬𝓲𝓭𝓮𝓷𝓽

57 3 3
                                    

Il P.O.V di Paul McCartney.

«Sono a casa papà!»

Urlai, chiudendo la porta dietro le mie spalle e iniziando a camminare verso il salotto, provocando uno scricchiolo sul pavimento di legno.

«Okay, ciao Paul»

Mio padre mi rispose con voce roca e seria. Era seduto sulla poltrona di pelle bianca mentre leggeva un giornale.

Bottiglie in vetro di birra riempite di quel liquore ardente erano appoggiate sul pavimento.

Due o tre erano vuote mentre altre erano ancora intere.

Lo osservai a lungo ma mio padre non si muoveva di un millimetro e non mi guardava, anche se sapeva che i miei occhi erano fissi su di lui.

«almeno considerami per davvero una singola volta, cazzo»

Mi dicevo in mente mentre lo fissavo disgustato.

Mi voltai verso le scale e iniziai pian piano a dirigermi verso camera mia dove sarei potuto affogare nei miei pensieri.

Aprii la porta ed entrai dentro la stanza.

Chiusi la porta dietro le mie spalle e mi dirissi verso il mio letto, subito dopo buttandoci sopra e sospirando.

Chiusi gli occhi e appoggiando le mie braccia sul mio petto, ascoltai i battiti del mio cuore.

«Perché venivo bullizzato?»

«Perché non posso stare in pace e godermi la vita?»

«Perché?»

----------------

23 Aprile, 1957.

«Hey Paul!»

La voce di John interruppero i pensieri del ragazzo seduto sul muretto di cemento.

Paul giró il capo verso John e sorrise immediatamente.

Saltò giù dal muretto e camminó verso il suo migliore amico.

«Hey John!»

Entrambi i ragazzi erano diventati buoni amici e facevano di tutto insieme.

Paul scoprí che John era abbastanza popolare a scuola perché era un combina guai.

Quando lui uscí con il ragazzo piú grande, quasi tutti tacquero e smisero di bullizzare il povero 15enne.

Tutti tranne il cicciotello che lo continuava a tormentare.

Paul cambió del tutto il suo aspetto.

Iniziava a vestirsi con una giacca di pelle nera, dei pantaloni anch'essi neri e delle scarpe marroni.

Voleva sembrare.. forte.

Voleva che gli insulti e le voci su di lui sparse in giro per la scuola scomparissero.

E beh, cosa decise di fare il nostro Paul?

Ovviamente di mettersi una maschera in faccia.

Una maschera invisibile che nascondeva il debole e spaventato Paul e lo rimpiazzava con un Paul timoroso e serio.

Voleva essere come John.

Un ragazzo sicuro di sé, che sapeva difendersi ed era coraggioso.

Voleva attrarre delle ragazze, voleva sentirsi amato.

«Come va?»

Chiese John, sorridendo e arruffando i capelli neri del più piccolo.

(Dopo scuola)

Erano le 17 di sera e Paul stava camminando per le strade deserte di Liverpool.

Sfortunatamente era da solo quella sera.

Sentí una voce molto familiare dietro di sè.

«Hey ragazzina! Come va eh? Ahaha!»

«Eccoci di nuovo..»

Paul chiuse i suoi occhi e strinse i denti, si voltò verso il bullo e lo guardò malissimo.

«Vattene..»

«Perchè dovrei dare ascolto ad una ragazzina come te?»

«Ti meno»

«Non mi importa, non mi succede niente»

Il bullo rispose e spinse Paul indietro, facendo arrabbiare quest'ultimo.

«Ho avuto tanta pazienza-»

«Abbine di più, mi devo divertire con te ancora per un'pò»

«Ancora per un'pó eh?»

«Ti faccio vedere io chi si diverte adesso»

Paul si disse in mente e si avvicinò al ragazzo cicciottello.

«SE NON TE NE VAI TI MENO SUL SERIO!»

Paul urlò e spinse il bullo in strada, facendolo cadere sull'asfalto.

«OI! FAI ATTENZIONE!-»

Il bullo guardò il ragazzo dai capelli neri incazzato e provò ad alzarsi, ma fallendo miseramente.













Peccato che nessuno dei due aveva visto la macchina farsi strada lungo la strada.

𝓤𝓷𝓮𝔁𝓹𝓮𝓬𝓽𝓮𝓭 𝓒𝓸𝓶𝓹𝓪𝓷𝓎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora