Capitolo 26

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Mi fermi davanti al suo portone.
Tocco delicatamente con le dita il legno ruvido.
Un brivido mi attraversa la schiena.
Mi decido a suonare il campanello.
Sto tremando come un foglia. Ho paura di tutto in questo momento.
Solo lui può risolvere la tempesta che ho dentro il cuore.

La porta si apre e la sua figura si presenta davanti ai miei occhi. Alzo lo sguardo lentamente e incrocio il suo sguardo. La mia pelle viene invasa da brividi. Il suo sguardo mi penetra fin dentro l'anima. So che senza dire neanche una parola, lui riesce a capire ciò che sto pensando.

Noto un leggero tremolio nel respiro di Trevor che mi guarda dritto negli occhi.
Abbasso lo sguardo alle sue scarpe e salgo piano piano assaporando con gli occhi il suo corpo.
Vorrei fosse di nuovo mio. Ma per colpa del mio stupido orgoglio l'ho perso.
Vorrei anche solo sfiorare le sue dita per sentire quelle emozioni che provo solo con lui.
Vorrei sfiorare il suo petto per sentire il battito del suo cuore accelerare ad ogni mio tocco.

"Ciao Lely..." dice schiarendosi la voce.
Mi avvicino agli scalini che avevo sceso poco prima dopo aver suonato il campanello.
Inciampo nell'ultimo dei tre gradini ma lui mi prende per le braccia.
Mi trovo a pochi centimetri dal mio viso.
Abbasso lo sguardo sulle sue labbra carnose, che si schiudono lasciando intravedere i sui denti dritti.
Sento lo stomaco andare in subbuglio.
Lui si allontana improvvisamente.
E mi fa segno di entrare in casa.

Mi ritrovo all'interno del grande salone e mi tornano in mente tanti ricordi.
"Non ti giudicherò per quello che hai fatto, infondo non posso giudicare uno sbaglio di una persona... quando sono il primo a sbagliare" dice abbassando la testa e sedendosi sul divano.
"Stanotte i miei genitori non tornano e mia sorella è a casa di un amichetta"
Dice fissando la televisione spenta.
"Tranquillo... Ascolta Trevor... io..." si gira verso di me e mi guarda dritto negli occhi facendo aumentare la mia ansia.
"Dimmi tutto Lely, non devi avere paura, infondo siamo... amici" ho una stretta allo stomaco. Non posso più tenere quello che sento dentro di me.
"Noi non siamo amici cazzo" grido tirando fuori tutta l'ansia e la rabbia che ho nei miei confronti.

"Cosa siamo allora?" Chiede Trevor un po esitante.
"Io... io non lo so... so solo una cosa. Che il nostro rapporto non si limiterà mai ad essere una sola amicizia. O ci odiamo a morte... o ci amiamo alla follia. Decidi cosa vuoi perchè odio essere in questo limbo del cazzo" una lacrima mi scende sul viso e lui si alza e mi raggiunge in pochi passi.
"La mia testa mi dice di odiarti a morte. Ma tutto il resto del mio corpo reagisce diversamente alla tua presenza. E in questo momento voglio ascoltare lui" si indica il petto con il dito e sento il mio corpo congelarsi e scaldarsi di continuo.

Mi prende per i fianchi e mi sbatte letteralmente contro muro buttando giù l'appendiabiti dell'entrata.
Mi guarda un ultimo istante prima di unire le nostre labbra.
Scende con le mani e stringe i miei glutei facendomi sobbalzare un po.
Non lo aveva mai fatto, ma mi piace.
Intensifica il bacio e si appiccica letteralmente a me.
Mette una mano sopra la mia testa e sbatte piano il pugno nel muro staccandosi dal bacio.
"Cazzo... scusa... noi... noi non stiamo più insieme"
Vorrei riattirarlo a me ma non lo faccio.

"Ho lasciato alcuni miei vestiti nella camera degli ospiti... e perfavore. Questa volta stai nella tua stanza" dice deglutendo. Annuisco e salgo nella camera degli ospiti.
Scendo con i suoi vestiti e lo trovo intento a cucinare.
"Cazzo... è una merda questa cosa... " mi avvicino mentre lui sputa le uova ormai bruciate alla pattumiera.
"Io non ho tanta fame... tranquillo" si volta verso di me e mi guarda da testa a piedi.
"Ok, neanche io" lancia la padella nel lavandino. Mi fa paura quando fa così. Quando il suo sguardo cambia e si spegne. Sembra come sevolesse autodistruggersi.

"Non mi piace quando fai così..." dico a bassa voce.
"Sei mia madre? Sei la mia cazzo di ragazza? No! Sei voluta venire tu qua! Per illudermi ancora! Io- Io non ce la faccio più!" Dice scoppiando a piangere. Mi avvicino a lui cercando di consolarlo.
"Non toccarmi con quelle mani! Sono come l'acido, ogni volta che mi tocchi mi bruci e con il tempo mi consumi piano piano "
Deglutisco cercando di trattenere le lacrime. Avevo ragione, l'ho fatto soffrire. E non me lo perdonerà mai.

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