Capitolo sette.

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Sono passati due giorni ormai da quando Niall se n'è andato, ed io sento la sua mancanza.

Mi infilo velocemente le mie converse bordeaux e mi precito verso la macchina. Arrivo e parcheggio davanti al liceo. Sono in ritardo, corro per il vialetto finchè non entro dentro la scuola e raggiungo l'aula dieci dove ho lezione di filosofia.

A mensa incontro Fiona che non fa altro che farmi domande su mio fratello e su quando tornerà. Ma non la ascolto, sono troppo inpegnata a guardare Austin che mi fissa dall'alta parte della stanza.

«Chi guardi?», mi chiede Fiona interrompendosi.

«Nessuno.», rispondo vaga.

«Invece si, stavi guardando qualcuno laggiù. Chi è e qual'è il suo nome?»

Con Fiona è inutile discutere, se vuole sapere una cosa ti assila affinchè, per disperazione, non gliela dici.

«E va bene, te lo dirò: stavo guardando quel ragazzo laggiù. Quello moro con gli occhi azzuri.», dico arrossendo.

«Intendi Austin Mahone? Il ragazzo nuovo di cui parlano tutti?»

«Si, perchè?»

«Perchè quello lì è bellissimo.»

Come al solito, Fiona si sofferma sempre sull'aspetto fisico.

«Si, in effetti è un bel ragazzo.», dico.

Dopo sette lunghe ore, esco e proprio quando sto per entrare in macchina qualcuno dietro di me mi poggia una mano sulla spalla: è Austin.

«Ehi», dice sorridendo.

«Ciao.», rispondo ricambiando il sorriso.

«Volevo chiederti se uno di questi giorni ti va di venire al parco con me.»

«Si, molto volentieri.», dico abbassando lo sguardo.

«Perfetto, per te va bene se ci vediamo sabato alla quattro?»

«Si.»

«Ti passo a prendere io?»

«Va bene, grazie mille.»

Quando arrivo a casa trovo un bigliettino attaccato con pezzo di scotch alla porta della cucina, è da parte di mia madre, dice che lei e papà saranno fuori città per un paio di giorni. Con un sospiro lo prendo e lo butto. Non fa la differenza, perchè anche quando ci sono è che come se non ci fossero.

Me ne vado in camera e mi metto a studiare storia dell'arte, amo questa materia. Alle sei mando un messaggio a Fiona per dirle di venire a cena da me.

Alla sette e mezza arriva, ci ordiniamo un pizza e passiamo la serata a vedere gli episodi di "Gossip Girl".

Verso le undici e mezza se ne va, così io vado a dormire.

Il mattino seguente mi sveglio in orario e faccio in tempo a fare colazione, mi preparo un bel toast con la marmellata di prugne e poi esco da casa e vado a scuola.

A pranzo mi siedo da sola visto che Fiona si è sentita male alla seconda ora ed è andata a casa.

«Ti dispiace se mi siedo con te?», dice una voce alle mie spalle.

Mi giro, è Austin con il vassoio in mano e con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.

«Certo che no, siediti pure.», rispondo con un cenno per farli segno di accomodarsi.

«Allora come stai?», mi chiede.

«Tutto a posto, e tu?»

«Bene. Non vedo l'ora che arrivi sabato per uscire insieme.»

Che cosa carina nessun ragazzo era mai stato impazziente per uscire con me, in realtà nessuno ragazzo mi aveva mai chiesto di uscire.

Finisce l'ora di pranzo e riprendo le lezioni. Dopo scuola vado al capanno dove faccio pattinaggio e mi alleno fino alle sette e mezza, quando torno a casa sono distrutta, non c'è nessuno a farmi compagnia, nemmeno Micheal visto che i miei se lo sono portato con loro.

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