Falling Stars - Destiel

15.

Dean scese dalla macchina con la stessa pesantezza che lo aveva accompagnato per tutto il viaggio.

Posò un piede a terra, poi l'altro e inspirò profondamente dando una rapida occhiata in giro. Sembrava che fosse tutto tranquillo, che ogni cosa fosse al suo posto, totalmente ignara dello scontro che vi sarebbe stato da lì a poco.

Sentiva il peso della Lama nella propria mano, quella stessa arma  che negli ultimi giorni non aveva nemmeno sfiorato, tentando di disintossicarsi dall' adrenalina che questa gli trasmetteva. 

Era un' intossicazione. Percepiva, quando la impugnava, quando la toccava, quando la utilizzava, una potenza flebile scorrergli per  le  vene, ramificarsi per il corpo, salire su fino al collo, e divenire sempre più forte fino a strozzarlo con la sua forza,  privando Dean di ogni controllo razionale.

Erano giorni che il suo potere non l'investiva, ed ora, mentre la teneva fra le mani,  sotto la sua completa invasione, sentì il marchio pulsare in fibrillazione.

Erano, finalmente, riusciti a localizzare Metatron. O, meglio, era stato lui a farsi trovare. Aveva, difatti, comunicato agli angeli, attraverso la radio,  che quel giorno avrebbe compiuto la mossa finale sulla Terra, e le parole erano arrivate nella mente di Castiel chiare e forti.

Diede un rapido sguardo a Sam, Crowley e Castiel accanto a lui.

Quelli, che adesso impugnavano ciascuno la propria arma e si scrutavano con sguardi decisi e determinati, ansiosi che qualcuno iniziasse la loro avanzata verso il campo di battaglia, aspettavano di sentire un suono, uno spostarsi di foglie, un grido lontano che li spronasse ad iniziare, ma tutto, se non per il vento che fischiava nelle loro orecchie con un rombo, taceva.

Era inusuale, data la situazione in cui si trovavano. Fermi ed  in piedi, consapevoli  del rischio che percorrevano quando  solo a pochi metri da loro si estendeva un esercito di esseri umani e angeli che urgeva per scagliarglisi contro.

Avevano chiamato Crowley, tentando di convincerlo attraverso Abaddon, la quale Dean era riuscito a sconfiggere liberando il posto di Re dell' Inferno nuovamente al demone, al fine di aiutarli.  Era un scusa debole, dato che , effettivamente, era stato proprio Crowley  a localizzare in un primo momento il Cavaliere dell'Inferno, ad utilizzare il doppio gioco come metodo per avvicinarla ed a far sì che Dean potesse, grazie alla forza del Marchio, inevitabilmente ucciderla. Eppure, quello aveva, per loro sorpresa, accettato. Dean stava iniziando a credere che  potesse star iniziando a simpatizzare per loro.

Tuttavia, si erano aspettati un esercito di demoni al loro fianco, pronti a combattere una guerra non loro, ed, invece, Crowley si era presentato da solo, con l'eccezione di alcuni, pochi demoni, che sarebbero arrivati a battaglia già iniziata. Aveva detto che aveva preferito non coinvolgere i suoi sudditi in una guerra angelica, ma Sam aveva sospettato che semplicemente Crowley non avesse ancora in realtà il pieno controllo di quei demoni che negli ultimi tempi non avevano mai  davvero  avuto una solida figura autoritaria a cui poter fare riferimento; ed ora che l'avevano,  faticavano a trovarla nuovamente nel demone.

Erano loro quattro, soli contro un intero esercito di cui non conoscevano l'esatto numero e con un piano, disordinato e confuso, che pareva inconsistente persino ai loro stessi  occhi: Sam e Crowley avrebbero tenuto occupati i nemici per quanto possibile, per dare tempo a Dean di uccidere, con l'ausilio del Marchio e della Lama, Metatron.  Castiel, d'altra parte, sarebbe dovuto andare in Paradiso, senza farsi riconoscere,  e recuperare la tavoletta degli angeli, vera fonte del potere dello scriba.

Dean si girò verso gli altri, un'espressione decisa che gli dipingeva il volto.  Lanciò uno sguardo a Sam, che studiava per l'ennesima volta con Crowley accanto, solo relativamente attento, una cartina del luogo in cui si trovavano.