Sono trascorse più di quarantott'ore dalla nostra partenza.
Ho avuto modo di parlare coi miei compagni di viaggio in questo periodo, con l'obiettivo di conoscerli meglio. Mi sembrava una cosa proficua da fare, dato che dovrò passarci molto tempo assieme; l'unica eccezione è Hayate, il quale se n'è stato per conto suo durante l'intera traversata. Non credo smetteremo di azzannarci l'un l'altro; o, almeno, non molto presto.
Per il resto, la nostra gita in barca è stata finora piuttosto tranquilla; essendo il tempo fermo non potrebbe essere altrimenti, ma la noia sta comunque iniziando ad assalire i nostri pensieri.
Abbiamo ancora molta confusione in testa, il che spiega la comune tendenza a evitare discorsi che possano ricordarci le nostre responsabilità. Dopotutto questa storia è un grande peso sulle nostre spalle: da noi dipende il futuro dell'umanità stessa.
"Ehi, Yuuta, vuoi il cambio?" chiede a un certo punto Takara: è così che abbiamo soprannominato Takeshi. Al contrario di suo fratello è una bellissima persona; stiamo tentando di renderla più indipendente da Hayate, che non mi sembra al momento abbia dato prova di grande maturità.
"No, grazie, ce la faccio senza problemi ancora per un po'" risponde Yuuta. Ecco, Yuuta è una persona difficile da descrivere; non riesco a spiegarmi la sua gentilezza, la sua risolutezza, la sua voglia di fare. Non che siano cose negative, anzi. Ma, anche se non sembra affatto, ho come l'impressione che le sue emozioni siano in qualche modo forzate. Faccio fatica io stesso a esprimere quello che penso su di lui, il che mi inquieta.
"Dovresti mangiare qualcosa, almeno" cerca di convincerlo Aiko. La solita Aiko, che si preoccupa per gli altri.
"Davvero, sono a posto" continua Yuuta "piuttosto, vi conviene dare un occhiata di sotto: Ayumu è a letto da un bel po' e sono preoccupato per lui, dato il suo sonno agitato"
In questi giorni abbiamo scoperto che, quando dorme, Ayumu fa spesso degli incubi. Non vuole parlare con nessuno dei dettagli e finora abbiamo cercato di non essere invadenti.
"Vado a controllare io" mi propongo. Una volta alzato vado sottocoperta.
Busso tre volte.
Alzo il pugno una quarta volta ma, prima che sbatta contro la porta, quella si socchiude; si intravede una faccia stanca all'interno della stanza.
"Di sopra sono tutti in pensiero per te" dico, rivolto ad Ayumu "dovresti salire"
"Magari dopo; grazie per esservi preoccupati ma al momento non mi va di salire" risponde, prima di chiudersi la porta alle spalle e troncare il discorso.
Non posso saperlo per certo, ma ho come l'impressione non siano stati in molti a essersi preoccupati per lui prima d'ora.
Decido, per una volta, di insistere ed entrare nella stanza; ma, prima che possa aprire la porta, vengo fermato da Miku, che mi poggia una mano sulla spalla.
"Lasciare un po' di spazio a volte è la scelta migliore, almeno all'inizio" mi dice "io lo so bene"
Poso lo sguardo a terra per qualche secondo, per poi annuire. Ci dirigiamo insieme verso la cabina, così da raggiungere gli altri.
"Quanto ci vuole ancora, per raggiungere l'Australia?" chiede Miku al gruppo, con l'aria di una persona stufa della situazione. Ci siamo ormai abituati alle sue lamentele, così come al suo modo di fare difficile; perché, al netto di questi difetti, Miku è una ragazza dolce e di buon senso. Di certo non è problematica quanto Hayate.
"Non dovrebbe mancare più di un giorno, dato che stiamo procedendo spediti" risponde Yuuta "e poi, con la scusa del tempo fermo, non dobbiamo proccuparci di affrontare le onde dell'oceano..."
Un rombo, lontano.
Poi un altro.
"Cosa...?" mi chiedo, alzandomi in piedi e guardandomi attorno.
Mi tranquillizzo, non sentendo più niente per qualche secondo.
Non passa molto, però, che mi accorgo di un qualcosa di strano nell'aria.
O, meglio, l'aria stessa è strana.
La sento, sento una brezza che mi fende il collo.
E non dovrei sentirla, data la situazione in cui ci troviamo.
Corro fuori, aggrappandomi alla sbarra di ferro inchiodata alla prua dell'imbarcazione.
Sbarro gli occhi, fissando con orrore ciò che ci si para davanti.
Una tempesta, di proporzioni esagerate.
E noi ci stiamo finendo dentro.
"TUTTI AL RIPARO!" urla Yuuta, prima di prendere il controllo del timone.
Cerco di fiondarmi all'interno della cabina ma, nella fretta, scivolo sul primo scalino. Inizio a vedere tutto sfocato, non appena la mia testa sbatte a terra.
Riconosco Aiko, che mi trascina dentro.
Sento la voce di Yuuta, ma mi pare distante.
Svengo.
Mi risveglio dopo qualche ora.
Credo un bel po' di ore.
Cerco di alzarmi, ma una fitta alla testa mi trattiene; mi tengo la fronte con una mano, per poi sorreggermi con l'altro braccio sul gomito, in modo da osservarmi attorno. Ho il corpo dolorante.
Alla mia destra noto il 'nostro' fantastico Yacht, incagliato nella sabbia. Non so come faccia a essere vivo, ma penso di dovermi ritenere fortunato.
"Lo siamo tutti" dice Miku. Credo di aver pensato ad alta voce.
Nonostante il dolore riesco a voltarmi per riconoscere i miei compagni, stesi anche loro, a qualche metro di distanza da me.
"Sono riuscito a portare la barca a riva, ma come vedi è distrutta" spiega Yuuta.
"Tu non ne hai colpa" lo tranquillizza Ayumu "piuttosto, Messiah non aveva detto di aver bloccato il tempo?" domanda poi fra sé e sé, manifestando il pensiero di tutti.
"Beh, qualunque cosa abbia fatto, si deve dare una mossa a rimettere le cose in sesto, altrimenti..."
"Sai, Hayate, dovresti imparare a gestire in modo più efficace la rabbia che ti porti dentro" ironizza una voce nella mia testa. Credo quella di tutti.
"Messiah?" chiedo io.
"Si, sono io Akira" risponde "durante il vostro viaggio comunicherò con voi in questa maniera, dato che potrò manifestarmi fisicamente solo in condizioni eccezionali. A ogni modo, ciò che avete appena sperimentato d'ora in poi si ripeterà più spesso"
"Il motivo?" chiede Aiko.
"Ho già detto come bloccare il tempo mi faccia spendere quantità enormi di energie" spiega quindi "quanto successo non è altro che una conseguenza di questa graduale perdita; col tempo la mia morsa sul blocco temporale andrà a indebolirsi, fino a stabilizzarsi col solo blocco degli umani e del tempo in sé e per sé, rendendo il vostro viaggio notevolmente più arduo"
Come se non avessimo già abbastanza problemi.
"Purtroppo non posso fermare né velocizzare questo processo, in quanto dipende puramente dalle mie energie, non dalla mia volontà" continua "nonostante ciò potete stare sicuri che, una volta raggiunta la stabilità, le energie dovrebbero bastarmi fino alla conclusione di questa faccenda"
"E hai pensato che non darci queste informazioni fosse una cosa simpatica?" chiedo ironicamente.
"Certo che no, ma penso che le brutte notizie vadano metabolizzate un po' per volta" risponde "ora scusate, ma sono parecchio occupato: il tempo non si ferma da solo"
In un attimo, poi, sparisce dalla nostra testa.
Bene, addio noia a quanto pare.
Stiamo tutti zitti per un po'.
Poi parla Miku.
"Beh, ragazzi, benvenuti in Australia"
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Overtime Journey
Fantasy~È IN CORSO UNA REVISIONE DAL PROLOGO FINO ALL'ULTIMO CAPITOLO USCITO, AL TERMINE DELLA QUALE LA STORIA ANDRÀ AVANTI~ Il mondo non esiste più. Poche persone potevano prevederlo, ma nessuno ha fatto niente. L'unica speranza per gli esseri umani è con...