Capitolo 21: Visioni annebbiate

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"Usate le colonne come copertura!" urla Yuuta "Takara, occupati di quelli che volano!"

Scavalco un muretto di pietra e sparo in direzione dell'insetto davanti a me. E' stato solo un colpo di fortuna, ma esulto comunque quando quello stramazza al suolo. Neanche il tempo di riprendermi che un raggio verde mi sfiora la testa. Dietro di me si sente un tonfo.

"Dovresti stare più attento" mi dice Takara, che sta fluttuando a qualche metro da me.

"Hai ragione, scusa" rispondo con una faccia imbarazzata, portando una mano dietro la testa. 

Lei vola via ed io mi guardo un'attimo intorno.

Ci sono insetti dappertutto, ma grazie a Takara stiamo riuscendo a respingerli.

Ogni tanto si sentono gli spari di Yuuta, mentre Aiko e Miku portano gli insetti da Hayate, che li finisce con la mazza.

Manca solo una persona all'appello.

"Dov'è Ayumu?"



Sono patetico.

Sapevo che questo sarebbe successo, ma non ho fatto nulla.

Sono ranicchiato dietro quella stramaledetta colonna, come l'ultima volta.

E non ho il coraggio neanche di alzare la testa.

Una cosa la sento però.

"Riprenditi Ayumu!"



Sono sempre stato un ragazzo strano.

Piuttosto che uscire o vedermi con amici ho sempre preferito leggere, scrivere, o magari disegnare.

I miei non si sono mai preoccupati di questa cosa: pensano che ognuno sia libero di fare ciò che gli piace.

Ero molto felice.

Ma se c'è una cosa che ho imparato in questi anni è che la felicità dura pochi momenti.

Quando finiscono resta solo il nulla.

Un vuoto da cui non si esce più.

E la colpa del vuoto che mi circonda è mia.

Soltanto mia.



"E' pronto tesoro!" 

"Arrivo mamma, solo un minuto"

"Sbrigati, che si raffredda"

"Certo, aspetta solo che finisca di scrivere questa pagina"

Mi piace il suono della penna che scorre sul foglio.

E' rilassante.

"Ecco, ho finito" dico.

Faccio per alzarmi, ma una folata di vento fa volare fuori dalla finestra il foglio appena finito.

"Cavolo!" dico, scendendo le scale a passi da gigante.

"Che succede?" mi chiede mia madre.

"Il foglio... devo prenderlo" rispondo, correndo fuori dalla porta ed inseguendo la pagina volante.

"Scusate" dico, scansando delle persone e riprendendo a correre.

"E fermati!" urlo rivolto al foglio, che cambiando direzione stava dirigendosi verso la città.

Svolto a sinistra e riprendo a correre, sempre tenendo la testa rivolta verso il cielo, verso la mia pagina perduta.

Dopo qualche secondo quella inizia a cadere a terra.

"Finalmente!" esulto raccogliendola ed osservandola per controllare non si fosse rovinato l'inchiostro.

Faccio per alzare lo sguardo...

"Attento Ayumu!" sento dire dietro di me.

Poi un tonfo secco.

E poi il nulla.



"Si riprenderà?" chiede un uomo ad un medico.

Un uomo distrutto.

Mio padre.

"E' difficile a dirsi" risponde quello "le persone in stato comatoso possono uscirne dopo poco, o anche non svegliarsi più"

Mio padre volge lo sguardo a terra, come afflitto.

"Afferrato" dice, dopo qualche secondo.

Poi rivolto verso di me "Vieni, torniamo a casa per oggi"



Ogni giorno, per i 4 anni successivi all'incidente di mia madre, mio padre è rimasto da lei tutto il tempo in cui non lavorava.

Lo vedevo solo quando veniva a prendermi a scuola, dato che casa nostra è lontana da dove studio.

Ed io ho avuto molto a cui pensare in questo tempo.

Soprattutto a quanto volessi farla finita.

E' stata colpa mia, dopotutto.

E questo non lo sopporto.

So anche però che mio padre non sopporterebbe che me ne andassi pure io.

Perché si, nonostante lui ci creda ancora, che la mamma possa tornare, io lo so che non è così.

Non è un film, non va a finire sempre tutto bene.

E come se non bastasse ci si sono messi anche i bulli in mezzo.

Come se non avessi abbastanza problemi.



Un giorno ho provato ad evitarli, ma non è andata bene.

Mentre mio padre mi aspettava, la mamma ha rischiato di morire.

E lui ovviamente voleva essere lì.

Quindi, piuttosto che uccidere un uomo già distrutto, preferisco tenermi i bulli.



"Riprenditi Ayumu"

Sono sempre stato un ragazzo strano.

"Attento Ayumu"

E causo problemi a tutti.

"Ayumu!"

Ma nonostante ciò.

"Siamo amici no?"

Ultimamente ho capito.

Ho capito la cosa più importante.

Non sono solo, nessuno lo è.

Tutti hanno problemi.

Ed io sono così fortunato da avere degli amici fantastici che mi aiutano ad affrontarli.



"Non ce la faremo di questo passo" dico rivolto agli altri.

Yuuta ed Ayumu sono spariti, mentre noi siamo spalla contro spalla, accerchiati da insetti.

Neanche Takara può farne fuori così tanti.

"Vuoi dire che TE non ce la fai vero?" ribatte Hayate, gettandosi con la mazza contro uno dei mostri.

Le forze già iniziavano a mancargli da prima però e l'insetto gli sta già addosso.

"Fratello!" urla Takara.

Ma non serviva tutta questa disperazione.

Parte un colpo del fucile di Yuuta e l'insetto cade al suolo.

Ma non è lui quello che tutti guardano.

"Ti sei svegliato finalmente?" dico, rivolto ad un ragazzo circondato di blu.

Un ragazzo diverso dal solito.

"Ci è voluto un po'" risponde lui "ma credo sia ora di passare al contrattacco"

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