Solo qualche secondo dopo essermi lasciata andare riaprii gli occhi e con uno scatto lanciai una corda di metallo, che si aggrappò ad una finestra aperta dell'enorme edificio.
Rimasi a penzoloni nel vuoto, guardandomi intorno. Qualcuno si era accorto della mia presenza e mi indicava con paura, mentre qualche bambino mi guardò sorridendo.
«Voglio essere come lei, papà» sentii dire da un piccolino, prima che venisse brutalmente trascinato via dai suoi genitori.
Ero abbastanza vicina al terreno, e attraverso le enormi vetrate riuscivo a scorgere la sala bar, situata solo al sesto piano del palazzo.
Con il mio braccio sinistro agganciai una corda alla finestra davanti a me, poi sganciai quella che mi aveva tenuta in salvo fino a quel momento.
Amavo scendere dal palazzo dello S.H.I.E.L.D. in quel modo: mi ricordava i momenti di pace che vivevo sorseggiando un caffè con Steve, oppure scambiando opinioni con Tony.
In pochi secondi fui di nuovo a terra.
Alcuni paparazzi mi fotografarono, e dei giornalisti cercarono di ottenere un'intervista, ma li ignorai e continuai per la mia strada.
Tutto d'un tratto mi arrivò un messaggio da Clint; erano settimane che non ci sentivamo, quindi mi stupii di vedere il suo nome illuminare il display del mio cellulare.
Stasera mega party da Stark, ci saremo tutti. Non fare tardi.
Non aveva aggiunto nient'altro, probabilmente aveva copia-incollato lo stesso messaggio che aveva mandato agli altri Avengers.
Anche se non mi andava di andare ad una festa, la voglia di vedere i miei amici mi assalì, e prima che potessi rendermene conto ero nella camera d'hotel in cui soggiornavo a decidere cosa mettermi.
Non fu una scelta troppo lunga, non ero mai stata una ragazza dalla mente offuscata di vestiti, trucchi e ragazzi. Anche se in una situazione normale avrei semplicemente indossato un vestito funzionale e comodo, decisi di cambiare totalmente stile.
Era la prima volta che avrei rivisto i miei colleghi, e volevo un vestito che avrebbe colpito, qualcosa che non era mai appartenuto a Vedova Nera.
Indossai un vestito nero, lungo e con dei ricami di pizzo sulle braccia che lasciavano intravedere la mia pelle rosata. Aveva un corpetto che copriva il torace e si incrociava dietro il collo, sempre di pizzo, e uno strappo sulla gamba destra, ma il vero colpo di scena sarebbe stato un lungo scollo che arriva all'incirca a metà schiena.
Mi truccai velocemente e, dopo aver indossato degli scomodi tacchi rosso scuro, chiusi a chiave la camera 183.
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La festa doveva essere già cominciata, in quanto riuscivo a scorgere delle luci uscire dalle vetrate e la musica rimbombare tra i muri del palazzo.
Presi l'ascensore e arrivai al terzo piano dell'edificio, da dove proveniva la musica.
Appena varcai la soglia sentii degli sguardi incuriositi su di me e, come previsto, sulla mia schiena e il mio lato b. Proprio per questo provai l'istinto di dare un pugno ad ogni persona che vedevo fissarmi, ma mi trattenni. Alla fine, me l'ero cercata.
C'erano molte persone che conoscevo: Captain Marvel, Fury, Ant-Man, e i miei cinque colleghi, seduti sui divanetti a chiacchierare e scherzare. Mancavano Wanda e Vision, che erano andati a fare una vacanza per rilassarsi un po'. Mi mancava Wanda: ci eravamo avvicinate molto nell'ultimo periodo, e si poteva facilmente considerare la mia migliore amica. Ci vedevamo spesso, anche quando non vedevo gli altri, ed era l'unica persona con cui ero rimasta in contatto che lavorasse per lo S.H.I.E.L.D.
Prima che potessi raggiungerli, Carol Danvers mi salutò e mi fece avvicinare al bar, dove un ragazzo più o meno della mia età stava preparando dei cocktail.
«Wow, l'ultima volta che ti ho vista eri completamente diversa!» esclamò, prima di ordinare un Manhattan.
«Le persone cambiano, Carol...» sospirai, accennando ad un sorrisino.Ordinai un Martini e bevetti in compagnia, almeno fino a quando Carol indicò qualcuno sulle scale.
Steve stava scendendo le scale e si era fermato a chiacchierare con Fury, senza essersi accorto della mia presenza.
Lo guardai a lungo, studiandone ogni singolo tratto. Aveva la stessa massa muscolare e non era cambiato molto da quando lo avevo visto per l'ultima volta, eppure c'era qualcosa di nuovo nei suoi occhi, che avevano un scintillio abbastanza apparente.
Proprio mentre lo fissavo negli occhi lui si accorse di me e mi guardò a sua volta, mantenendo un lungo contatto. Sorrise e si scusò con Fury, per poi riprendere a camminare. Era evidente che si stesse dirigendo da me, quindi mi alzai e gli risparmiai la fatica, avvicinandomi a lui.
«Romanoff...! Non ci vediamo da un po'!» sorrise, guardandomi ancora una volta negli occhi.
Mi abbracciò con calore e mi guardò da capo a piedi, prima di stringermi la mano per portarmi dagli altri ragazzi.
«Sei cambiata» notò, mentre camminavamo l'uno accanto all'altro.
«È solo un'eccezione, Rogers. Non ti ci abituare» dissi, cercando di trattenere un sorriso.Tutti gli Avengers mi accolsero con felicità. Probabilmente si erano visti anche prima della festa, chiacchieravano come se nulla fosse.
«Come va, Nat?» chiese Tony a nome di tutti.
«È... tutto ok.»Decisi di mentire spudoratamente, senza voler accennare alla pausa dallo S.H.I.E.L.D. o al fatto di non avere una casa.
«Clint, come stanno i piccoli?» chiesi, cercando di cambiare argomento e non parlare di me.
«Stanno tutti bene. Crescono e si fanno sempre più astuti» sorrise, mantenendo uno sguardo da padre orgoglioso.Lanciai di sfuggita un'occhiata a Bruce, che fece lo stesso, poi abbassammo entrambi lo sguardo o guardammo altrove.
«Nat, vogliamo sapere un po' di te!» riprese Steve, dandomi un pugnetto sulla spalla.
«Io... io non credo...» borbottai, cercando di dimenticare tutto quello che aveva passato negli ultimi sei mesi.Anche Thor si aggiunse e, uno dopo l'altro, tutti mi stavano implorando di parlare.
«Okay. Okay» cedetti, alzando le mani in segno di resa.
Sentii lo sguardo dei ragazzi su di me, poi cominciai a parlare.
«Due settimane fa sono stata sbattuta fuori di casa e sembra che Fury mi voglia licenziare, quindi sto benissimo, davvero» sorrisi sarcasticamente.
Tony fece un sorrisetto e Bruce mi guardò con il sopracciglio alzato.
«Come hai perso la residenza?» chiese Thor, sorseggiando una birra.
«Il ragazzo con cui vivevo voleva figli e... con me è piuttosto impossibile per ovvi motivi, quindi appena gliel'ho detto mi ha sbattuta fuori di casa» alzai le spalle, non curante.
«Ehm... Nat? È quello il ragazzo?»Mi girai verso la porta, dove vidi la stessa persona che mi aveva insultata e fatta sentire impotente davanti all'unica cosa che ogni donna dovrebbe riuscire a fare.
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The first time || Natasha Romanoff & Steve Rogers
Fanfiction[In REVISIONE] La cosa che mancava di più a Natasha Romanoff era l'adrenalina, la determinazione, la forza che provava e sentiva nelle vene tutte le volte che cercava di finire una missione. Ma soprattutto, le mancavano i suoi amici, i suoi collegh...