Epilogo

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Passarono un paio di settimane dalla fine della missione, e stavo camminando tranquillamente per New York.

Ripensai alle follie che erano successe e a ciò che mi aveva portata ad essere un avenger. Quella volta, però, con un sorriso stampato sulle labbra e la voglia di raggiungere al più presto il palazzo dello S.H.I.E.L.D.

«Nat! Nat!» esclamò Steve, agitando la mano davanti ai miei occhi.
«Sono qui, Rogers...» sbuffai, cercando di sembrare infastidita.
«Se cammini così lentamente facciamo la muffa, sai?»
«Disse il fossile» roteai gli occhi, dandogli una piccola spinta amichevole.

Accelerammo il passo e aprimmo le porte di vetro dello S.H.I.E.L.D., facendo il nostro ingresso nel palazzo.

«Era ora!» urlò Tony, seduto sui divani insieme agli altri Avengers.
«Siamo stati trattenuti» mi scusai, sistemandomi i capelli.
«Wow, sono solo le tre di pomeriggio!»
«No, no, Steve ha fatto cadere un vaso» sorrisi, dandogli uno schiaffetto amichevole sulla testa.

Lui prese i miei fianchi tra le sue mani e mi sforzò ad avvicinarmi per darmi un bacio casto sulle mie labbra screpolate.

«C'è qualcuno nella sala riunioni?» chiesi con un sorriso malizioso.
«Libera e insonorizzata» rispose Thor, indicando un corridoio con il dito.

Steve mi prese in braccio e ci dirigemmo verso la sala riunioni, dove mi posò con delicatezza sul tavolo e mi diede degli altri dolci baci.

Mi sfiorò la pelle con la mano, accarezzandomi e toccandomi con leggerezza.

Mi tolsi gli anfibi neri e li calciai sotto il tavolo. Steve mise le sue mani tra i miei capelli, mentre combatteva con le sue scarpe per toglierle.

Mi fece alzare le braccia e mi tolse la maglietta, toccando con le labbra la pelle del mio petto e delle mie spalle. Feci lo stesso con la sua, lanciandola poi lontano dal tavolo.

Eravamo entrambi in intimo, guardandoci negli occhi e sorridendo.

Riprese a baciarmi, con intenzione e passione, facendomi sdraiare sul tavolo e giocherellando con i miei slip.

«Non avrei mai pensato che una spia indossare questo sotto la tuta...» mormorò annaspando.
«Fammi vedere cos'hai tu li sotto, invece» sorrisi, infilando un dito sotto i boxer sentendo la sua pelle calda a contatto con la mia.

Stavo per sfilargli i boxer, quando gli Avengers entrarono con Fury, chiacchierando.

Io e Steve rimanemmo paralizzati e imbarazzati davanti al nostro capo e ai nostri amici, che ci fissarono a lungo senza parlare.

«Oh mio Dio, non-» esclamai, alzandomi e vestendomi quanto più velocemente possibile.

Steve fece lo stesso e, si coprì il viso paonazzo.

«Noi stavamo...» balbettai, indicando la superficie liscia su cui sto stata fino ad un secondo prima. «Controllando...»
«È tutto ok, Agente Romanoff.» mi calmò Fury. «Non c'è alcuna regola riguardo il sesso tra colleghi e durante le ore di lavoro, no?»
«Noi- Thor aveva detto che la sala riunioni era libera e-» mormorò Steve con un filo di voce.
«Intendevo la nostra! Questa è quella dello S.H.I.E.L.D., idioti!» chiarì lui, indicando con la nocca il segno sulla porta.
«Uhm... c'è una cosa vorremmo dirti, Nat» esordì Bruce, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato. «Ciò che hai vissuto nel tuo universo parallelo non è completamente inventato.»
«Ma non è successo!»
«Sarebbe successo... se fossi tornata al KGB» specificò Tony. «Inizialmente volevi tornare in Russia, e questo è quello che sarebbe accaduto se lo avessi fatto.»

Non seppi cosa dire e uscii dalla sala camminando velocemente. Riuscivo a sentire i passi di Steve dietro di me, ma continuai a camminare fino a quando raggiunsi un balconcino che dava sulla strada.

«Nat!» esclamò per fermarmi.
«Avrei potuto uccidervi! Vi avrei ammazzati tutti, Steve! Sono un mostro!»
«Non dire mai più una cosa del genere. Non l'hai fatto, siamo tutti qui, ok? Stiamo tutti bene, adesso devi stare bene anche tu.»
«Ma-»
«Niente 'ma', Nat. Non è colpa tua. Non è successo.»

Lui mi guardò sorridendo e avvicinò lentamente le sue labbra alle mie, continuando a tenere fisso il suo sguardo sui miei occhi.

Cedetti e sorrisi anche io, mettendo le mie braccia intorno al suo busto.

«Sei un po' giù di morale, cos'è successo?» chiese, appoggiando la testa sulla mia.
«Sono preoccupata.»
«Di che cosa? Ormai è tutto passato, sei al sicuro.»
«Per la prima volta ho paura. Ho una profonda di perderti, Steve.»

Mi lascia un dolce bacio sulla fronte e avvicina le sue labbra alle mie, senza però farle toccare.

«Non mi perderai. Ti amo» mormorò infine.
«Credo di amarti anche io, Rogers.»

The first time || Natasha Romanoff & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora