Capitolo 4

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Fury ci fece riaccomodare nella nostra vecchia sala riunioni, e aspettò di avere l'attenzione di tutti prima di parlare.

«Ieri notte qualcuno ha rubato un vecchio siero sperimentale del KGB, una formula che permetteva di ottenere una forza sovrumana semplicemente iniettando il siero nel corpo. La forza che si ottiene è all'incirca a metà tra quella di Steve e Bruce, ma dona anche l'intelligenza e l'agilità che, come tutti sappiamo, appartiene a Natasha» spiegò il presidente, mostrandoci una foto del siero.

Era una piccolissima boccetta di un liquido rosso che sembrava essere abbastanza denso e che sarebbe potuto essere spacciato per sangue. Sulla fiala c'era un adesivo che indicava una serie di numeri e lettere sparse in modo casuale, ma che sarebbero potute essere un anagramma.

«Dicci di più» disse Tony, guardando l'uomo con la bandana.
«Il siero è stato creato più di vent'anni fa, e questo vuol dire che potrebbero esserci nuovi effetti collaterali all'utilizzo. Se la persona che lo ha rubato è furba abbastanza non esiterà a iniettarlo a se stesso o a qualcun altro, e dobbiamo prevenire che accada.»

Steve e io ci scambiammo una lunga occhiata. Sapevamo che cosa significava: una nuova missione nella quale avrebbero dato il 100% di loro stessi.

«Sappiamo chi ha rubato il siero?» chiese Thor, gesticolando con la mano sinistra mentre parlava.
«No, ma dei testimoni oculari hanno parlato di professionisti. Nessuno è stato in grado di fermarli, e appena impossessati del serio sono volati via con una navicella. Non sappiamo dove si trovino ora.»

Tutti e sei ci guardammo in faccia.

«Io ci sto» sorrisi, guardando Fury.
«Io anche» si unì immediatamente Steve, sorridendomi.

Anche Thor e Bruce annuirono, e dopo una piccola pausa Tony decise di prendere parte all'operazione.

«Clint?» mi voltai, guardando il mio amico.

Non sembrava molto convinto, e potevo capire perché non volesse mettere la sua vita in pericolo: aveva tre bambini e una moglie, e non poteva lasciarli in quel modo. Era un rischio enorme, e non sapeva se accettarlo.

«Che palle...» sospirò, poco prima di accennare un sorriso divertito. «Contate pure su di me.»

Fury ci diede delle altre informazioni poco rilevanti, poi decise che avrebbe mandato due di noi in Russia per infiltrarci nella sede del KGB per ricavare informazioni e scavare più a fondo.

«Natasha, Steve, partirete tra due giorni» concluse, dichiarando la riunione di emergenza finita.

Steve aveva provato a convincerlo di non farmi andare in missione nel quartiere generale del KGB, ma Fury fu irremovibile: ero l'unica che conosceva abbastanza bene la sede e le persone che ci lavoravano, e poi ero l'unica qualificata per una missione segreta.

Ci alzammo facendo un gran baccano con le sedie e decisi di tornare al mio appartamento. Avevo poco tempo per preparami fisicamente e mentalmente, e avrei sfruttato ogni singolo momento a partire da subito.

Mi cambiai e indossai dei pantaloni della tuta e una maglietta comoda, poi scesi al piano di sotto, dove si trovava la palestra. Era praticamente l'ora di pranzo, quindi l'avevo tutta per me.

Cominciai l'allenamento con una lunga corsa sul tapis roulant, poi mi allenai con un sacco da box e feci un allenamento per la muscolatura.

Quando finii erano più o meno le tre e mezza, quindi decisi di recarmi al poligono per esercitarmi con le armi. Le mie Glock 26 non erano state usate per settimane, e finalmente potevo ricaricarle e sparare con le mie amate pistole.

Provai con una sola pistola, facendo trick e cambiando mano, poi con due e sparando a due bersagli diversi.

«Hey...» disse qualcuno dietro di me, facendomi girare.

Steve mi stava guardando appoggiato al vetro della porta, con le braccia incrociate e un sorrisino in viso.

«Da quanto sei qui, Rogers?» chiesi, rimettendo le armi nei loro foderi.
«Abbastanza da capire che ti sei allenata tutto il pomeriggio.»

Bevetti un sorso d'acqua e lo guardai interrogativa.

«È da tanto che sei fermo?»
«Tre o quattro mesi, ma sono ancora in forma.»
«Quello devi lasciarlo dire agli altri» lo presi in giro, punzecchiandogli il petto e i bicipiti. «Mmm... per oggi passi, ma vedi di migliorare in futuro.»
«Devi rilassarti. Andrà bene» disse lui, cogliendo il mio nervosismo.
«Cosa ne sai, eh Steve? E se ci scoprono e mi rimettono nella Stanza Rossa?» alzai la voce, irritandomi.

Steve mi mise le mani sulle spalle e mi guardò dritto negli occhi.

«Non accadrà, te lo prometto. Farò in modo che non accada. Farei di tutto per far sì che torni a casa, Nat.»

Per un attimo non seppi cosa rispondere. Non sapevo come reagire a quella manifestazione d'affetto così inaspettata, e il mio cervello non sapeva se si trattasse solo di affetto o c'era anche altro in quelle parole.

Mi liberò dalla presa e mi lasciò andare, fissandomi fino a quando non scomparvi dietro il muro del poligono.

///

Tutti noi Avengers eravamo sulla navicella che ci avrebbe portati in Russia. Il clima era calmo, Clint stava guidando e Tony stava munendo sia me che Steve di microchips, microfoni e piccole telecamere con cui sarebbero stati in grado di vedere ogni cosa.

Nessuno parlava, cercando di non farci innervosire, ma io ero comunque tesa. Non amavo tornare in Russia, l'avevo fatto in alcune occasioni ma non mi piaceva affatto, e mi piaceva ancora meno dover tornare in quell'inferno.

«Stiamo attraversando la Spagna!» annunciò Clint, guardando la mappa alla sua destra.
«Ok, ricorda: se rimani senza il microfono principale-» cominciò Tony, guardandomi come se fossi una dilettante.
«...Scappa verso ovest, ci vedrai presto» cantilenai, concludendo la sua frase. «Stark, mi l'hai già ripetuto cinque volte.»
«Beh, è meglio essere sicu-»
«In venti minuti!»

Thor stava chiacchierando con Bruce, che di tanto in tanto mi lanciava degli sguardi apprensivi e di preoccupazione. Pensava che non me ne fossi accorta, ma i suoi occhi erano sempre su di me e la cosa mi metteva in estremo imbarazzo.

Non che mi desse fastidio quando la gente mi guardasse, ma mi dava fastidio quando sapevo che si trattava del mio ex ragazzo, a cui avevo detto che sarei andata avanti e non mi sarei guardata indietro.

«Voi due avete un microfono per rimanere in contatto con noi. Natasha si infiltrerà dal tetto mentre tu la condurrai fuori dall'edificio fino al seminterrato, dove si trovano gli archivi e i laboratori più segreti. Vi incontrerete li. Dopo aver trovato delle prove farete quanto più velocemente possibile e uscirete dalla porta di servizio sul retro, dove vi aspetteranno due moto. Cercate di non uccidere nessuno.»

Io e Steve avemmo il tempo per prepararci alla missione, mentre gli altri cercavano di sistemare gli ultimi dettagli.

«Siamo arrivati» annunciò Clint, rallentando progressivamente il veicolo.

Io e Steve ci riguardammo negli occhi, nello stesso modo in cui ci eravamo guardati due giorni prima. Ero veramente preoccupata, una parte di me aveva ancora paura di entrare in quel posto, anche dopo così tanto tempo, mentre l'alttra parte di me era eccitata di tornare in azione.

«Te l'ho promesso. Adesso calmati, fai dei respiri profondi» sorrise, accarezzandomi la guancia con la mano.
«Bene, siamo arrivati. È la vostra fermata, ragazzi.»

Tutti ci augurarono buona fortuna, così Steve mi prese la mano e insieme ci buttammo giù dalla navicella.

The first time || Natasha Romanoff & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora