Capitolo 26

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«Mi sono venuta a scusare per tutte le cose che ho detto e ho fatto in questi ultimi mesi... mi sono comportata molto male, e volevo solo dirtelo in faccia piuttosto che al telefono» sussurrai, meravigliata delle mie stesse parole.

Ero sempre stata troppo orgogliosa per scusarmi; nonostante sapessi ammettere di avere torto, le parole 'mi spiace' non erano mai state il mio forte.

«Beh, se le cose sono andate male deve essere colpa di due persone, no? Mi spiace di aver mentito e tutto quello che ne è conseguito...»

Non seppi cosa dire: mi alzai e la abbracciai, felice e orgogliosa della mia sorellina.

«Tu devi essere Andrew...» sorrisi poi, rivolgendomi all'uomo che ci guardava dubbioso.
«Uh, si, piacere. Natasha, giusto?»

Annuii e presentai Steve al marito di mia sorella, che ci propose di bere un tè e chiacchierare un po' per conoscerci meglio.

«Da quanto vivete qui?» chiesi, guardandomi intorno.

La cucina, dove eravamo seduti, era decisamente rustica e vintage. Non avrei mai creduto che mia sorella potesse essere un tipo così retrò, ma la sua casa rispecchiava una parte di lei che non credevo nemmeno esistesse.

«Ci sono praticamente nato. Questa casa era dei miei genitori, ma ora si sono trasferiti in città e mi hanno dato il posto» rispose Andrew, orgoglioso.
«Nat, non abbiamo ancora avuto la possibilità di parlare della cena dal tuo amico... cos'è la bugia che hai detto a mamma e papà?»
«Oh, si... hai ragione, forse dovrei dirtelo. Posso parlarti in salotto?»

Mia sorella annuì e mi fece accomodare in soggiorno, dove le spiegai e raccontai tutto, partendo dal principio. Come immaginavo, mia sorella era stupita ma non preoccupata: al contrario, aveva avuto una reazione misera, quasi come se quello che stavo raccontato fosse la normalità.

«Oh, ultima cosa... Andrew non sa nulla del KGB, delle Vedove Nere, di mamma, papà e del fatto che nessuno di noi è realmente imparentato, giusto?»
«No... ho paura che il KGB prenda di mira anche lui e ho preferito tenerlo al sicuro.»

Yelena tornò velocemente in cucina per non far insospettire suo marito, lasciandomi da sola nel piccolo salotto. Non era arredata in modo moderno, ma era molto accogliente.

Mi avvicinai al camino e guardai le foto che vi erano appoggiate sopra: mia sorella ne aveva esposta una di famiglia, con mamma e papà che sorridevano orgogliosi.

Mio padre riusciva a circondare tutte e tre con le grandi braccia, mostrando un sorriso che mi scaldò il cuore. Forse avrei dovuto dire loro la verità, la meritavano.

Davanti alla finestra che dava sul giardino c'era una scrivania di legno chiaro, con dei fogli sparsi sulla superficie e un paio di altre fotografie che mostravano il bambino di Yelena e Andrew.

Tornai in cucina, dove i due ragazzi stavano discutendo di qualcosa mentre mia sorella appoggiava quattro tazze sul tavolo.

«Allora, come vi siete conosciuti voi due?» chiese Andrew, indicando prima me e poi Steve.
«Al lavoro... prima colleghi, poi amici e recentemente siamo diventati questo...» sorrise Steve, dandomi un bacio sulla mano, che avevo nel frattempo posato sulla superficie di legno.
«Congratulazioni.»
«Oh, accidenti, congratulazioni a voi! Sarete presto genitori, auguri!»
«Siamo felicissimi, non vediamo l'ora» esclamò lei, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro e appoggiandosi la mano destra sulla pancia.

Una vampata di invidia percorse le mie vene, ma fu solo per un momento perché mi costrinsi ad essere felice per lei.

«Torno subito» disse Steve, alzandosi per rispondere al telefono.

Ero riuscita a leggere il nome di Tony sullo schermo, e mi sforzai a pensare positivo e a mantenere un sorriso sul viso.

///

Steve tornò praticamente correndo, preoccupato da qualcosa che Tony doveva avergli detto.

«Stanno arrivano. Il KGB e l'HYDRA stanno venendo qui e vogliono te, Nat» ansimò, appoggiandosi alla sedia di legno. «Devo proteggerti, non puoi stare qui!»
«Cosa!? No, io combatterò! E cosa intendi? Stanno entrambi venendo qui?»
«Sono alleati, Nat. Si sono alleati apposta per uccidere te. Yelena, Andrew, state qui e non muovetevi per alcun motivo, ok? Nat, andiamo!»

Mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla cucina, per prendere le nostre valigie.

«Gli Avengers stanno venendo qui, ma dobbiamo allontanarli dal centro abitato e da tua sorella. Se scoprono che anche lei era una Vedova Nera ed era scappata la uccideranno. Andiamo!»

Ci chiudemmo nel bagno per cambiarci e indossare le nostre tute e prendere le armi e i gadget.

Steve prese in mano il suo scudo e lo accarezzò con delicatezza, toccando il vibranio freddo.

Io uscii dal bagno allacciandomi la tuta di pelle e lanciando le mie due pistole a mia sorella e ordinandole di ricaricarmele.

«Grazie» mormorai quando me le lanciò indietro, mettendole nei foderi sulle cosce.
«Buona fortuna» disse lei, quando io e Steve uscimmo di casa.

«Taxi!» esclamai, fermando una macchina che stava passando in quel momento.

Fummo portati lontano dalla città, in uno spiazzo di terra e ghiaia, e aspettammo che arrivassero gli Avengers.

Il KGB era arrabbiato perché non era riuscito ad uccidermi, quindi stavano venendo per concludere il lavoro con le loro mani.

Dopo qualche minuto atterrarono e scesero i nostri compagni, carichi e pronti per combattere.

«Sappiamo quando saranno qui?»
«Si... un minuto, massimo due. Arrivano dal bosco» spiegò Clint, guardandosi intorno.

Aveva un mano il suo arco ed era pronto a sparare qualora fosse stato necessario.

Wanda era pronta a sua volta, ed era in piedi accanto a Vision, che le stringeva la mano.

«Stanno per arrivare...» mormorò frustrato Tony, leggendo qualcosa sullo schermo del suo telefono. «E hanno portato dei supereroi.»
«Come me?» chiese Wanda, mostrando il suo potere e ricordando il suo passato all'HYDRA.
«Ci sono due QuickSilver e un paio di super soldati, ma non c'è nessuna Wanda» scosse la testa, alzando lo sguardo.

Tutto taceva. Nessuno di noi aveva osato dire una parola, nessuno si era mosso e nessuno aveva fatto sentire un singolo respiro.

«Natasha, sei sicura di voler combattere? Ti sei appena risvegliata e...»
«Steve, lo posso fare. Vi ho messi io in questo casino, e vi aiuterò ad uscirne. E devo anche proteggere mia sorella e la sua famiglia, no?»

Accarezzai la guancia di Steve, che mi diede un bacio sulla fronte.

«Buona fortuna» sorrise, mostrandomi l'espressione felice di cui mi ero tanto innamorata.
«Sono qui» esordì Bruce, trasformandosi in Hulk.
«Avengers... uniti!»

The first time || Natasha Romanoff & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora