Capitolo 18

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Trasferimmo Natasha su un lettino di ospedale nel laboratorio di Bruce e Tony. In quel luogo era nato Vision e avevano creato diverse armi capaci di farci vincere anche le battaglie più difficili, ma in quel momento la sola speranza che ci accumunava era che Natasha si risvegliasse.

Banner aprì uno scaffale e cercò qualcosa mormorando tra se e se, fino a quando prese in mano una siringa leggermente più grande di quanto avessi pensato. Conteneva un liquido azzurro chiaro, quasi bianco, che sembrava abbastanza liquido per essere scambiato per latte.

Tony lo aiutò a cercare l'arteria dove iniettarlo, ma prima di spingere il pistone entrambi mi guardarono.

«Fatelo.»

Bruce spinse con forza nell'arteria di Natasha, poi ritrasse l'utensile.

Wanda era andata al nostro appartamento per prendere qualcosa che Natasha aveva lasciato per noi, così ne aveva approfittato per allontanarsi e cercare di tirarsi su il morale.

Non voleva farsi vedere così triste, ma non aveva smesso di piangere da quando Natasha era caduta a terra. Si era nascosta dietro il mantello di Vision, ma stava molto male dentro.

«Dovresti chiamare la sua famiglia» disse Tony, dandomi una pacca sulla spalla.
«No. Lo farò solo quando non ci saranno più speranze. È quello che avrebbe voluto lei» scossi la testa, strofinandomi il viso con le mani. «E poi non voglio farli disperare per nulla.»

Mi diede un'altra pacca sulla spalla mentre io mi sedetti accanto a Nat, prendendole la mano e stringendola tra le mie.

«Steve, non accadrà nulla per ore. Andiamo a riposarci» provò a convincermi Clint, guardando la sua migliore amica.
«No... andate voi. Io resterò qui.»

Fui irremovibile, nonostante tutti cercassero di convincermi ad alzarmi e fare qualcos'altro. Mi proposero di dormire, vedere un film, cucinare, ma tutto quello che volevo fare era stare a guardare il corpo senza vita della mia ragazza.

Sapevo che anche gli altri erano molto tristi, ma non volevano rattristirmi ancora di più e cercavano di fare i forti davanti a me.

«Steve, Wanda sarà di ritorno preso. Potrete fare cambio.»
«No, Vis, non voglio fare cambio! Voglio stare qui a sorvegliarla fino a quando non la vedrò svegliarsi, ok?» alzai la voce, con frustrazione.

Vision si allontanò con lo sguardo basso e la tristezza in viso.

Sospirai e mi accorsi di quanto il mio amore per Natasha mi aveva reso un uomo che non avevo mai conosciuto, nuovo al mondo, forse più romantico e insicuro, ma allo stesso tempo felice e orgoglioso.

WANDA

Nell'appartamento di Steve e Natasha vidi i piatti sporchi lasciati nel lavandino e una canottiera bianca sul pavimento.

Il loro appartamento non era costoso o sfarzoso, era un posto normalissimo a Manhattan. Tra le numerose missioni a cui partecipavano e gli eventi burocratici a cui erano costretti ad andare, avevano ben poco tempo per pulire e organizzare casa loro.

Fortunatamente con i miei poteri sistemai in pochissimo tempo, così mi dedicai a pulire la loro camera da letto.

Sotto il letto matrimoniale disfatto notai diverse confezioni di preservativi aperte, che buttai immediatamente e con disgusto, ma anche diverse foto sui loro comodini.

Sapevo che Natasha amava dormire accanto alla finestra, che dava sul centro città, così mi misi a guardare le foto che aveva esposto.

Una di queste ritraeva me e lei sedute sul cornicione di un balcone, un'altra era della squadra riunita dopo la sconfitta di Ultron. La terza, quella che sembrava più recente, ritraeva lei e Steve seduti sul divano, abbracciati e sorridenti.

Mi piaceva ricordarla così: una donna sorridente e matura, indipendente, intraprendente, sarcastica e con voglia di riscattarsi.

Mentre ripiegavo i vestiti sporchi per sistemarli nell'armadio notai dei fogli sbucare da un cassettino. Anche se sapevo che non erano affari miei lo aprii, estraendo i fogli ben ripiegati che avevano catturato la mia attenzione.

Dopo averli aperti e aver letto la prima riga, scritta a mano con una penna nera, spalancai la bocca, sorpresa.

Sono l'agente Romanoff, è questa è la mia storia.

Ripiegai i preziosi fogli e me li infilai in tasca, poi continuai il mio lavoro.

Una normale persona avrebbe potuto pensare che stessi benissimo, ma in realtà soffrivo dentro. Avevo perso la mia migliore amica, una tra le persone più importanti della mia vita.

Sapevo che la sua vita era stata un disastro fino a quando non aveva incontrato Clint, e pensavo che dopo aver riscattato il suo passato fosse finalmente arrivato il momento di vivere un futuro radioso.

«Ciao» sorrise Vis, comparendo attraverso il muro.
«Hey...»

Lo sentii stringermi tra le sue braccia e accarezzarmi il collo, ma nemmeno quello servì a tirarmi su il morale.

«Andrà tutto bene.»
«Perché tutte a lei? Voleva solo una vita felice con la persona che ama, perché!»

Mi voltai e premetti il mio viso contro il petto di Vis, stringendogli la camicia con un pugno e cominciando a piangere.

Ben presto la sua camicia si bagnò e si sporcò di mascara nero.

«Wan, andiamo.»

Lui attraversò la parete e io uscii di casa volando. Eravamo una coppia molto speciale, senz'altro, ma forse era proprio quello che ci rendeva felici.

Mentre volavamo Vis mi prese la mano e mi condusse, lanciandomi di tanto in tanto delle occhiate per tenermi sotto controllo.

Ero ancora un po' scossa per usare i miei poteri con cura, non volevo fare del male a nessuno come era successo in Lagos. Avevo ancora paura di poter commettere un'errore simile: non usavo più di tanto i miei poteri in pubblico e davanti alle persone, per paura di far loro del male, e Vis lo sapeva.

«Andrà bene.»

The first time || Natasha Romanoff & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora