Si cresce con la convinzione che bisogna essere forti, che vivere bene significa non avere timori e insicurezze.
E così cresci con l'assurda convinzione che se quella cosa ti fa paura o ti rende insicura, allora non ti aiuta a raggiungere la vita perfetta che tutti cercano di raggiungere.
Non tutti sanno che questo pensiero è tutt'altro che corretto, sono proprio le cose belle che fanno paura.
"Paura di stare bene" Lo avete mai sentito? Ve lo siete mai domandato?
La cosa che non tanto bisogna domandarsi, non è se si ha paura di stare bene o di stare male, più che altro bisogna imparare che senza l'aver paura non si potrebbe amare.
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"La tua ragazza prodigio è in ritardo" Ribadì dopo avere guardato l'orologio per la quarta volta.
Non poteva contraddirlo, ci aveva messo la faccia ed effettivamente il ritardo era sostanzioso.
"Lo so è strano non lo è mai" Iniziò ad agitarsi.
"Certo" Rispose con non troppa convinzione.
Conosceva benissimo l'amico, da anni ormai e sapeva che il leggero e ritmico ticchettio provocato dalle dita delle mani sul retro del cellulare, o il continuo cambio di gamba su cui posare tutto il suo peso, erano chiari segni che stesse perdendo la pazienza. Lo sguardo che da lì a poco le rivolse ne fu la conferma.
"Non guardarmi così, vedrai è bravissima, mi ringrazierai" Parlò così cercando di evitare che andasse via da un momento all'altro.
"Ho i miei dubbi"
"Per favore Mark, provaci se continui così non ne troverai mai uno" Rispose Callie cercando di spostare l'attenzione dalla sua ritardatrice, sul fatto che effettivamente Mark avesse scartato già abbastanza persone.
"Non è colpa mia se sono tutti inaffidabili, e a riguardo di questo, la puntualità è importante" Sottolineò tornando dove esattamente Callie voleva non tornasse.
"Mark..." Stava per riprenderlo quando il telefono le vibrò. Lexie era arrivata.
"Oh eccola! Vado fuori così mi vede" Così disse entusiasta.
"Finalmente..." Commentò l'amico.
Mark sbuffò ancora una volta all'idea di dover affrontare un nuovo colloquio che, visto le premesse, non prospettava al meglio.
"Mark, ti presento Lexie Grey, la fisioterapista di cui ti parlavo" Esordì Callie rientrando in palestra.
Non appena Callie si scostò mostrando Lexie, notò come l'espressione scocciata sul volto dell'amico scomparve immediatamente.
"Ciao, piacere Lexie e perdona il ritardo, ho avuto un contrattempo ma ti giuro non è da me" Disse la ragazza raggiante.
"Gliel'ho detto che di solito sei super puntale!" Intervenne Callie nella speranza di fermare l'amico da un eventuale successivo atteggiamento scocciato ma si dovette ricredere a breve.
"Non preoccuparti, può capitare, non ti uccidiamo mica per questo. Voglio dire potremmo farlo per altro, questo non posso negarlo" Disse Mark sorridendo, così Lexie sollevata sorrise allo stesso modo.
Callie ne fu sorpresa, non solo non aveva fatto notare il ritardo ma ci aveva anche scherzato su.
"Comunque piacere Mark" Continuò l'amico porgendo la mano alla giovane Lexie.
"Piacere" Ripetette stringendo a sua volta la mano.
"Callie mi ha parlato molto bene di te" Parlò Mark dopo averle dato un'ultima occhiata.
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Non riesco a smettere
FanfictionProsieguo della precedente storia: "Il mio silenzioso brivido". Arizona ha capito che la sua Calliope è stata da sempre quel suo silenzioso brivido che non ha intenzione di lasciar andare via ma dopo tutto quel che hanno passato, sarà abbastanza?