Part 6

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«Stars' explosion»

«Stars' explosion»

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297.

Erano questi i giorni che rimanevano da vivere a Kim Taehyung. Un numero che sembrava così grande ma che non era altro che l'allegoria di nove mesi.

Egli non era più certo di molte cose. Ad esempio, non era certo di essere così indifferente a quel numero. Non era certo di essere pronto a morire. Non era certo di poter abbandonare la sua vita sulla Terra senza prima aver fatto qualcosa che lo lasciasse scritto da qualche parte. Per cosa avrebbe dovuto ricordarlo la gente? Perché era un bravo ballerino di corte? Uno che avrebbe potuto essere sostituito con un battito di ciglia se solo il re Park avesse voluto?

Non era neanche più certo di essere arrabbiato con la famiglia reale per avergli sottratto quegli anni. Non da quando si era avvicinato così tanto a Jimin da sentire il bisogno di vederlo a tutte le ore della sua giornata.

Il suo principe, che di suo aveva ben poco, con il sorriso dolce e le guanciotte piene, la risata cristallina e la voce sottile che avrebbe ascoltato per ore, con la sua follia e la sua gentilezza ma anche con il suo corpo mozzafiato che si muoveva come un cigno al suono della musica.

Park Jimin era etereo.

Era l'essere umano più bello che avesse mai visto.

Ed era quello a preoccuparlo. Duecentonovantasette giorni non erano abbastanza per poter amare come si deve una persona. Duecentonovantasette giorni non erano abbastanza neanche per innamorarsi.

Duecentonovantasette era un numero estremamente piccolo.

Lui aveva bisogno di tempo.

E il tempo scivolava semplicemente via dalle sue mani senza che potesse farci nulla.

Taehyung voleva passare tanti giorni con il suo principe.

Ma era una cosa impossibile, sia perché era un semplice ballerino, sia perché gli rimaneva pochissimo da vivere.

Quella sera, alle 11, dovevano incontrarsi al buco nella recinzione. Sperava che fosse riuscito a scappare dalla sua prigionia e, per precauzione, si mise ad aspettarlo mezz'ora prima dell'orario prestabilito.

Con quindici minuti di ritardo Jimin era arrivato e quella era l'unica cosa che importava. Anche perché Taehyung stava iniziando a credere che non fosse riuscito a scappare dalla sua stanza.

«Quella Charlotte deve essere proprio sbadata» ridacchiò non appena lo vide.

«Non sai quanto» sorrise «Adesso andiamo, veloce»

Taehyung annuì, sgattaiolando dal buco come erano abituati a fare per andare alla locanda, solo che quella volta non stavano andando nella strada della città ma verso il bosco. Taehyung non conosceva quella zona quindi si lasciò guidare.

Can I someday finna find my time? -❀VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora