Capitolo 15.

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Mi sento brancolare nel buio più totale. Ho litigato spesso con Andrea, il tutto finiva con un giorno di silenzio e un segno di pace, uno dei due cedeva e ci si scriveva "birretta?" e la lite si concludeva su una panchina nel parco, birra, pochi minuti di imbarazzo e un abbraccio.

Questa volta è diverso, questa volta sento di averlo perso, sento di aver perso la sua fiducia. Sento di aver rovinato l'unica cosa bella della mia vita, Radio Luna è importante, ma lui di più.
Sono arrabbiata con me stessa, ho tenuto nascosto questa cosa così importante per quasi un anno per paura di essere giudicata da una persona che mi ha sempre sostenuto in qualsiasi cosa fin dal primo momento.

Guardo Benji sul divano accanto a me che in questi giorni è diventato la mia ombra, mi segue ovunque e scondinzola, mi salta addosso e si addormenta addosso a me, a modo suo cerca di farmi sentire un po' meglio, "andiamo a fare una passeggiata?" chiedo al mio cane che alza le orecchie e agita la coda, mi risponde a modo suo. Metto il guinzaglio a Benji e ci inoltriamo nel buio che ormai accompagna me e la città. La routine degli ultimi giorni è diventata questa, le passeggiate a qualsiasi ora del giorno e della notte in compagnia del mio cane, in compagnia dei miei sensi di colpa e della mia capacità di rovinare tutto.
I sensi di colpa sono diventati assordanti, qualsiasi pensiero negli ultimi giorni si conclude con "è colpa mia".

Cammino senza una direzione precisa senza badare alla strada, alle vie o alle persone, l'unica cosa che noto è il cerchio di luce del lampione sul marciapiede, inconsciamente, ma nemmeno troppo, mi trovo ad imboccare la via di casa di Andrea, quella che ho fatto di corsa pochi giorni fa e che dopo la sua sfuriata ho tappezzato con le mie lacrime. Mi fermo a guardare la strada davanti a me, schivo una macchina che stava girando nella mia direzione e l'autista mi urla qualcosa dietro che ignoro. Faccio un respiro profondo e mi incammino verso casa sua, senza aver chiaro in testa il motivo, spero solo di vederlo. Cammino lentamente, il magone sullo stomaco è insostenibile. Mi fermo davanti l'entrata del suo palazzo e guardo verso il suo balcone, la luce accesa e la finestra chiusa, Benji si ferma accanto a me per poco tempo, mi gira attorno e tira il guinzaglio, cerco di tenerlo calmo ma lui abbaia, mi comunica che vuole continuare la sua passeggiata, continua ad abbaiare nonostante io gli dica di non farlo, non si calma, quando io sono agitata lui si agita ancora di più.

La finestra di Andrea si apre, esce fuori e mi nota subito, "che ci fai qui?" mi dice e quasi non me l'aspettavo, "volevo parlare con te" dico senza pensarci molto, non ho preparato nulla, non so nemmeno cosa dirgli.
"Non ho voglia di parlare con te" mi dice freddo e impassibile, è come se mi avesse dato uno schiaffo. Fa per rientrare e cerco di fermarlo "Andrea, aspetta" urlo, ripetiamo la scena di qualche giorno fa, lui che fa per andare via e io che cerco di fermalo, "Selene, cazzo, non voglio parlare con te!" urla. La sveglia del cellulare suona, è la sveglia del venerdì sera, fra poco dovrei essere in diretta e, presa da tutt'altro, non ho pensato a RadioLuna.
"Vai a fare le tue cose, Selene!" dice con voce infastidita, entra dentro e chiude tutto.
Mi ritrovo di nuovo qui, di nuovo fuori il portone di casa sua a piangere, a maledirmi per essere stata così stupida e ad odiarmi come mi sta odiando lui ora. Benji mi scodinzola vicino e poggia le sue zampine sulle mie ginocchia, lo tiro su e lo abbraccio, come vorrei abbracciare Andrea ora.

Imbocco di nuovo strade a caso, tiro su il cappuccio della felpa e cerco di nascondere il viso il più possibile, cammino ancora senza una meta, scontro le persone e qualcuno mi dice di guardare dove cammino. Sto camminando da più di un'ora ormai, le parole di Andrea si ripetono in loop nella mia testa e non posso che dargli ragione. Come potrebbe fidarsi di me di nuovo? Ho tradito la sua fiducia, ci siamo sempre promessi di dirci tutto, di sostenerci a vicenda e io non mi sono fidata abbastanza di lui.

La vibrazione insistente del cellulare inizia ad infastidirmi, ho cercato di ignorarlo già due volte ma qualcuno non ha intenzione di lasciarmi in pace, il nome di Cesare è lì sullo schermo, spengo la chiamata, non ho voglia di rispondere ora, non ho voglia di parlare con nessuno, nemmeno con lui.
Le tre chiamate perse portano sempre il suo nome, le guardo e per un piccolo istante mi spunta un sorriso.
Mentre osservo il telefono ecco di nuovo lì il suo nome, mi sta chiamando ancora, tentenno un attimo ma la sua voce mi manca.

"Pronto?" rispondo con la voce spezzata dal pianto appena concluso, "perché non sei in diretta?" mi chiede diretto, senza salutarmi. Mi fermo a quella domanda e ricomincio a piangere, non me la sento stasera.
"Sele? Stai piangendo?" mi chiede e a sentirlo le lacrime aumentano, il respiro si spezza e un singhiozzo è l'unico suono che esce dalla mia bocca, "Sele? Che succede?" mi chiede preoccupato "parla con me" dice piano, con il suo fare dolce "calmati ok? calmati e parla con me" continua e piano piano torno a respirare normalmente.
"Respira, brava" dice e, in questo momento, mi fa male non averlo qui.
"Ho rovinato tutto, Cesare" dico a fatica, cercando di recuperare un ritmo respiratorio, "cosa hai rovinato?" mi chiede, lo fa come se mi conoscesse da sempre e io rispondo con la stessa scioltezza, ancora una volta gli parlo di me.
"Ho mentito per mesi al mio migliore amico, non gli ho mai parlato della radio e per quasi un anno ho inventato bugie ogni venerdì sera, si è arrabbiato perché non ho avuto fiducia in lui, mi ha sempre sostenuto in qualsiasi cosa e questa volta non gli ho dato modo di farlo" dico a fatica, tra un singhiozzo e l'altro, camminando e respirando a fatica.
"Posso chiederti il perché?" mi chiede tranquillo, con il suo solito modo di fare "non lo so, Cesare, avevo paura di essere giudicata, di essere presa per stupida a credere in una cosa che ai tempi non sembrava avere futuro, sono stata davvero una stupida" ripeto quella parola un numero di volte indefinito, cammino nervosamente su questo marciapiede avanti e dietro, "è normale avere paura e questo non ti rende stupida, smettila di ripeterlo! magari si, hai sbagliato, ma questo non ti rende stupida" mi dice e inizio a tremare di meno, la sua voce riesce a tranquillizzarmi "le cose con il tuo amico si sistemeranno, ne sono sicuro, lui capirà che il tuo è stato solo un gesto di paura, ti ho visto, ho visto la tua ansia e la tua paura, dagli un po' di tempo e parla con lui come parli con i tuoi ascoltatori che ora ti stanno aspettando" finisce e capisco dove vuole arrivare, "non me la sento, Cesare" dico, rispondendo alla sua frase non detta.
"Sele, qui ci sono persone che hanno bisogno di te, hanno bisogno della tua voce e di parlare con te, delle tue canzoni sempre azzeccate, metti da parte la serata e accendi il microfono" dice e questa volta le mie lacrime sono per i miei ascoltatori, per chi mi vuole bene, per le altre persone che mi sostengono "fallo anche per me, Sele" dice Cesare spezzando il silenzio dei miei pensieri e delle mie lacrime.
Devo farlo per lui, per loro. Devo.
"Mi seguirai?" chiedo e spero di ricevere la risposta che mi aspetto, "sono già collegato" dice e sento un suo sorriso, lo immagino.
"Devo correre, Cesare" dico e inizio a camminare a passo svelto, ho camminato a lungo senza rendermi conto della direzione e della distanza da casa "ci sentiamo fra poco, allora" dice e lo blocco mentre mi saluta "grazie, Cesare" dico quasi urlando "corri, su" mi dice e attacca.

Prendo in braccio Benji e corro più veloce che riesco, urlo per far spostare le persone e corro come non ho mai fatto in vita mia, vedo in lontananza casa e inizio a cercare le chiavi.
Salgo le scale a due a due e metto giù Benji per aprire, appena la porta si apre lui corre verso la ciotola dell'acqua e io verso la mia postazione, accendo tutto e metto le cuffie. La chat già impazzita che reclama Selene, il microfono si accende e la puntata inizia con più di un'ora di ritardo.
"Bentornati e bentornate su RadioLuna, io sono Selene e sono in ritardo, lo so. Anche io ho i miei momenti no, purtroppo, ma ora li metto da parte e sono qui per voi, per chiacchierare con voi.
Prima di iniziare voglio ringraziare una persona speciale che sta ascoltando, per lui va la prima canzone, vi lascio con gli Sheppard con Coming Home" abbasso il volume del microfono e faccio partire la canzone.
L'affetto che leggo mi aiuta questa sera.


Si torna alle origini, si torna il venerdì sera.
RadioLuna è in diretta.

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