Capitolo 16.

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Quando si è di cattivo umore i giorni sembrano eterni, cerco di occupare ogni momento della giornata con qualcosa da fare per non pensare, per non accusarmi da sola.
Ho passato la settimana tra studio, università e ricerca e raccolta di canzoni per RadioLuna, prevalentemente canzoni tristi, per punirmi e farmi del male da sola.
Cesare in questi giorni è stato una presenza costante, mi ha distratto un po' chiedendomi consigli sulle puntate, chiamandomi più volte, anche quando si trovava in studio, ho potuto parlare di nuovo con tutti gli altri ragazzi di Space Valley, mi hanno anche chiesto di tornare lì, di fare un salto e assistere alla registrazione di qualche puntata. Mi piacerebbe rivedere Cesare e tutti loro, ho detto ai ragazzi che prima o poi tornerò. Magari.

Ho provato più volte a parlare con Andrea, ho provato a chiamarlo ma non mi ha mai risposto, ha ignorato i miei infiniti messaggi di scuse e tutti i miei tentativi di spiegargli le mie ragioni, ho usato parole a caso. È incredibile come le parole giuste non escono quando si vive qualcosa in prima persona, parlando su RadioLuna ho sempre, credo, le parole giuste da dire per chi ne ha bisogno, ma questa volta vorrei aver io qualcuno che mi trovi le parole, vorrei che qualcuno mi consigliasse la canzone giusta al momento giusto, che mi dica che andrà tutto bene.

Cesare.

Cesare mi ha detto che le cose andranno bene. Mi ha detto di parlare ad Andrea come parlo con chi mi ascolta. Come faccio a parlare con lui se non ha intenzione di rispondermi?

Come uno scatto prendo il cellulare e apro la sua chat, piena di miei messaggi e miei vocali, tutti segnati da quelle dannate spunte blu. Faccio partire un audio, un respiro profondo "so che non vuoi parlare con me, non ti obbligo a farlo. È venerdì e stasera vado in onda, io ti lascio il link, fanne quel che vuoi. Ciao Andre" lascio andare il messaggio e invio. Cazzo. Butto giù il telefono e metto la suoneria, non sopporto non sentire la notifica che aspetto.

Metto il telefono davanti a me e lo fisso per non so quanto tempo, lo sblocco e blocco un po' di volte, apro e riapro la sua chat, aspetto quelle dannate spunte blu. Leggo online sotto il suo nome, le spunte diventano blu e lui mi sta ascoltando. Appare sta scrivendo ma sparisce dopo qualche secondo.

Almeno mi ha ascoltata, sa dove può trovarmi.

Metto via il telefono e vado a buttarmi sotto la doccia, ho bisogno di staccare un attimo la spina, di recuperare me stessa. Faccio partire una delle mie playlist preferite, quella per sfogarmi, per cantare e urlare. Nel mentre sto per mettere giù il flacone di shampoo che al momento è diventato il mio microfono, una notifica interrompe la canzone, infilo un braccio al di fuori della doccia e mi allungo verso il cellulare non molto lontano da me, sperando di trovare una notifica di Andrea. Anche un "no" mi basta, questo silenzio mi manda fuori di testa.

È Cesare, mi chiede se sono pronta per la puntata di stasera, sorrido perché la presenza di questo ragazzo in questi giorni è stata una ventata d'aria fresca. Tutta questa situazione l'ho creata solo ed esclusivamente io, e lui, a piccoli passi, mi ha permesso di respirare dell'aria fresca in questa stanza chiusa che mi sono costruita, in cui ci siamo io e Andrea, a due angoli opposti della stanza.

Controllo l'ora e manca poco ormai alla diretta e mai come questa volta ho paura. Paura di dire cose sbagliate in presenza di Andrea. Ho paura di peggiorare la situazione. Ho addirittura paura della sua presenza.

Rispondo a Cesare che mi sto preparando al meglio, gli racconto di Andrea e invio, finisco di fretta la doccia e cerco gli abiti più comodi che ho, raccolgo i capelli nell'asciugamano e inizio a preparare la postazione, la scaletta che vorrei seguire e il posacenere a portata di mano. Il cellulare squilla ancora e pochi secondi dell'audio di Cesare fanno tornare in me quella pace che solo lui riesce a darmi, mai come in questo momento sento la sua mancanza.

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