6. Troppe paranoie

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Adrian

"Non sono sicura di voler sostenere quest'esame" piagnucola Carrie.
"Invece sei in gamba! Datti tempo, hai cominciato da una sola settimana" tento di rassicurarla allora.
Questa è la mia prima vera lezione da tutor.
Devo ancora abituarmi all'idea di aiutare qualcuno che non sia Clark a studiare.
Certo è che in realtà Clark non ha mai avuto bisogno del mio aiuto.
Insomma, potrebbe benissimo darmi del filo da torcere...
Carrie, invece, sembra essere una ragazza completamente insicura e credo che la mia influenza potrebbe farle bene.
Il tempo è quasi scaduto, ma quest'ora è stata decisamente produttiva a differenza di quanto pensa lei.
"Possiamo fare una pausa?" Domanda bevendo un sorso della sua acqua.
Ci penso su fin quando non giungo alla conclusione di poterci permettere una piccola pausa.
"D'accordo"
Carrie sembra ritornare in forze e tira un sospiro di sollievo.
"Com'è finita con Clark alla festa? Sempre se posso domandare..."
La sua domanda mi coglie di sorpresa.
Non pensavo neanche si ricordasse di lei.
"Oh, bene. Territorio segnato" ridacchio ripensando alla scena dell'amico di Ely che ci provava con lei.
Oggi non ci siamo sentiti molto se non questa mattina prima che Clark andasse a lezione.
Non ho nemmeno potuto aggregarmi agli altri per pranzo, ma avrò modo di recuperare.
"So che è da maleducati dirlo, ma non ti facevo affatto tipo da relazioni" ammette timidamente la biondina.
Bè, perché in realtà non lo sono...
"Diciamo che sono cambiato molto negli ultimi tempi" rispondo allusivo.
Se penso ai tempi in cui ero un coglione patentato mi sorge un sorriso spontaneo.
Clark ha fatto davvero la differenza nella mia vita.
Non che lei fosse da meno, ma credo che entrambi abbiamo smussato molti spigoli dei nostri caratteri da quando ci conosciamo.
"Non vorrei dirlo, ma qui alla UCLA la tua fama ti precede..."
"Sì, ma quell'Adrian è acqua passata ormai" sorrido.
"Sarei davvero curiosa di sapere come riuscivi a conquistare tutte quelle ragazze. Davvero, è assurdo anche solo immaginarlo!"
"Oh bè, ci voleva poco..." dico diventando serio tutt'a un tratto.
"E... Cosa facevi?"
Alzo appena gli angoli della bocca per poi mordermi il labbro inferiore senza staccare nemmeno un attimo gli occhi dai suoi.
"Non molto" sussurro.
Carrie deglutisce sistemandosi gli occhiali che porta per studiare sul naso.
"Oh... E-Ecco devo dire che il tuo charme è palese... Intendevo dire, cos'altro facevi oltre che respirare?" Si ricompone frettolosamente.
"Sorridevo" dico sfoggiando un sorriso.
"E dicevo loro che le trovavo bellissime"
Sottolineo l'ultima parola avvicinandomi appena a lei.
La sto mettendo in imbarazzo.
Ridacchio sotto i baffi ritirandomi indietro per lasciarle tregua.
"Wow" dice.
"Clark deve essere davvero speciale per aver fatto di te quello che sei ora" farfuglia.
"Non immagini nemmeno quanto lo sia" confermo scuotendo la testa con un sorrisetto.
La mia Clark.

•••

Clark

Busso alla porta picchiettando le dita sul bicchiere di cartone che stringo tra le mani.
Ho in testa una canzone che ho sentito alla caffetteria e non riesco a toglierla da lì.
Davanti ai miei occhi appare Daryl con un'aria stranamente scocciata.
Anche io appaio così alle persone?
Gli sorrido presa dal mio buon umore, visto che non vedo l'ora di passare del tempo con Adrian. Oggi non ci siamo sentiti granché così ho pensato di fargli una sorpresa.
Dovrei dirgli tante di quelle cose...
Tra cui, tra l'altro, l'uscita a quattro a cui ho accettato di partecipare e per cui sicuramente mi ucciderà.
"Ciao brontolone" dico al biondo che mi fa entrare.
"Ciao Clark" borbotta.
"Lui è in camera" mi dice infine prima di girare i tacchi e andarsene.
Io attraverso l'appartamento giungendo alla porta di Adrian.
Sento la sua voce provenire dall'interno.
Credo che sia al telefono.
"No, Mike" sta dicendo.
"Non credo sia possibile... Trova un modo"
Sembra che si stia agitando.
"Va bene" sospira "Sì, potrei"
Decido di aprire silenziosamente la porta e smettere di origliare la sua conversazione.
Subito Adrian si accorge di me e sulla sua espressione corrucciata appare un enorme sorriso.
Ricambio muovendo le dita in segno di saluto.
"Okay Mike, ora devo andare. Ci vediamo la prossima settimana"
Chiude la chiamata rapidamente per poi lanciare il telefono sul letto e raggiungermi a grandi falcate.
"Che ci fai tu qui?" Sorride afferrandomi per i fianchi così da attirarmi a sè e lasciarmi un rapido bacio.
"Sorpresa!" Ridacchio allora.
"Ti ho portato un caffè" aggiungo poi porgendogli il bicchiere con il logo della caffetteria.
"Ne avevo giusto un disperato bisogno. Grazie" prende il bicchiere e lo appoggia sulla scrivania dove trovo posto a sedere anche io.
Adrian si mette in mezzo alle mie gambe e io sistemo le braccia dietro il suo collo.
"Eri al telefono con Mike?" Domando retoricamente. So giá che la risposta è affermativa.
"Sì" sospira lui.
"Novità?"
"Niente" un altro sospiro esce dalle sue labbra.
Vorrei poterlo aiutare, ma oltre che sostenerlo e stargli accanto non saprei davvero cosa fare.
"Che voleva dire che quel ci vediamo la settimana prossima? Mike verrà a LA?"
Non ho mai conosciuto Mike di persona.
So solo che è per i Baker quello che gli uomini che hanno sparato ad Adrian sono per Victor Cox.
"No, andrò io a New York"
La mia fronte si corruga involontariamente.
"Oh"
Non sono mai troppo felice quando Adrian torna a New York.
Ultimamente sembra così preso dagli affari di famiglia che ho paura che finisca per non riconoscere più il limite che aveva promesso di non superare.
Ciò significa niente partite di poker, sparatorie, sicari, aperture di strip club o qualsiasi cosa di illegale che possa comprometterlo.
Sto cercando di non fargli pesare la situazione perché so che è già abbastanza delicata, ma non accetto a pieno che sia lui a proseguire gli affari in assenza del padre.
"So che sei contraria a tutta questa storia, ma ti prometto che ne uscirò presto e che starò via il meno possibile" mi rassicura lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Quindi la prossima settimana mi tocca cercare qualcuno che ti sostituisca..." ironizzo.
"Provaci" sussurra lui prima di avventarsi sulle mie labbra che lo accolgono abituate al suo sapore.
"Dovresti trovare qualcuno che sia più bravo di me" continua a dire attirandomi con più forza contro di sè per far scontrare i nostri bacini.
"Dovrei provarne davvero molti per trovare qualcuno degno" alludo con un ghigno sulle labbra.
Cerco poi di baciarlo, ma Adrian allontana il volto.
Ritento ancora, ma la scena si ripete col ragazzo che ridacchia.
"Ripeti quello che hai detto" mi sfida.
"Dovrei provarne molti..." farfuglio avvicinandomi.
"...Per trovare qualcuno degno" sfioro le nostre labbra picchiettando poi la mia lingua sulle sue per farla entrare in collisione con la sua.
"Facciamo che il caffè lo bevo freddo" dice prima di prendermi in braccio e raggiungere il letto.
Mi ci fa sdraiare con lentezza e premura mettendosi poi sopra di me.
Mi lascia un bacio dietro l'altro scrutandomi dall'alto negli attimi di intervallo tra questi.
Decido di afferrare i lembi della sua maglia stranamente colorata e sfilarla via.
Da qua sotto la vista è eccezionale.
Accarezzo le sue spalle in tensione e mi beo del suo calore familiare.
Adrian compie il mio stesso gesto slacciando uno ad uno i bottoni della mia camicetta, scoprendo mano a mano un centimetro di pelle in più che rabbrividisce al suo tocco.
Le mie mani si spostano sopra la testa, mi dimeno sulle lenzuola mentre Adrian scende lentamente fino all'orlo dei jeans.
Fa scorrere le sue dita lunghe e affusolate lungo la porzione di pelle prima del tessuto e il mio respiro si fa sempre più corto.
Ogni volta è come se fosse la prima con lui.
Conosciamo a memoria l'uno il corpo dell'altra, ma le sensazioni sembrano sempre nuove.
Slacciato il bottone dei pantaloncini, li sfila fino a raggiungere le caviglie. Per il resto sono io a sfilarli coi piedi fino a farli cadere a terra.
Adrian torna a sfiorarmi il punto che più lo desidera, alzando lo sguardo verso il mio volto trapelante di impazienza.
"Le mutande coi fiorellini entrano immediatamente nella top tre delle mie preferite" ridacchia senza perdere il contatto con queste.
"E-e gli altri due posti?" Boccheggio incapace di parlare come se niente fosse.
Dannazione, odio che si faccia sempre desiderare così.
Adrian è lento. A lui piace il desiderio.
Io sono impaziente. Mi piace quando nel giro di pochi secondi ci ritroviamo entrambi senza vestiti.
Ecco perché ci completiamo così bene.
"Al secondo posto ci sono le mutande col panda. Quelle che avevi quando ti ho portato qui che ti reggevi a malapena. Mi sono divertito quella sera" ammette mettendosi in ginocchio e scrutandomi dall'alto.
"Al primo posto invece, le mutande di Tweety. Le avevi la prima volta che ti ho scop-"
Gli metto prontamente la mano davanti la bocca, bloccandolo.
"Come dovrei dirlo?" Ridacchia.
"Non lo so" dico slacciandogli la cinta.
"Se pronunci quella parola mi fai sembrare una sgualdrina..." mi lamento borbottando.
Adrian stacca le mie mani dai suoi jeans stringendomi i polsi.
Lo guardo interdetta dal basso.
"Punto numero uno: concederti qualche piacere non fa di te una sgualdrina. Non viviamo nel medioevo, quindi se vuoi andare a letto con qualcuno, puoi farlo liberamente.
Punto numero due: per quanto tu possa continuare a negarlo, io e te ci piacevamo quindi non sarebbe comunque stata una scopata dettata dalla passione o che altro.
Punto numero tre: ora sei la mia ragazza. Il resto non conta"
Il mio sguardo è inebetito di fronte alle sue parole.
Vorrei riempirlo di baci.
"Posso fare un'annotazione?" Dico cercando di trattenere una risata.
"Certamente"
Mi mordo il labbro inferiore per non ridere davanti alla sua espressione così seria.
"Hai appena detto che posso liberamente andare a letto con chiunque..."
Adrian alza gli occhi al cielo continuando a tenermi i polsi saldamente.
"Sei esasperante" sbuffa spingendomi contro il materasso e tenendomi le mani sopra la testa.
"Ma sono comunque pazzo di te" conclude facendomi comparire un sorriso enormemente enorme sul volto.
Anche lui mi piace da impazzire.

Cinnamon Junks 2 (Beginningless story) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora