Me and Lou|| Larry Stylson

24. Vas Happening?

HARRY'S POV 

Apro gli occhi, avvertendo prima di subito quel profumo. Sto sognando? Sono sveglio? O una via di mezzo? 

La vista diventa man mano più chiara e meno sfocata, con una stropicciata d'occhi metto a fuoco la minuta figura di Louis, che dorme rannicchiato al mio petto. Non c'è spiraglio d'aria che passi tra i nostri corpi. Siamo letteralmente attaccati, per rendere meglio l'idea e sgretolare l'atmosfera romantica e Tumblr, appiccicati come sardine. 

Sento il suo cuore battere, il suo respiro calmo, ogni tanto qualche brontolio dello stomaco. Ha la pelle leggermente più olivastra della mia, ma comunque abbastanza chiara. E calda, morbida, soffice, delicata sotto il mio leggero tocco. 

Faccio scorre la punta delle dita percorrendo il tratto dalla spalla fino al fianco, per poi ritornare su e di nuovo scendere lungo questa leggera linea talmente delicata. Poi cambio "strada", sfiorando clavicole, petto, scendendo fino all'elastico del pigiama  con la massima delicatezza. Perché il ragazzo che ora è vicino a me è talmente fragile da poter rompersi con il nulla più totale. E non so come fa a reggersi ancora in piedi, affidandosi a queste stramaledette mani maldestre che mi ritrovo. 

Mi soffermo ad osservarlo meglio. Non che non lo abbia mai fatto, anzi, ho passato più risvegli con lui che da solo. Solo che ogni volta mi sfugge un minuzioso, unico e splendido particolare, che puntualmente la volta dopo colgo, e non dimentico più. Perché di lui dubito ci si possa dimenticare. 

Stavolta noto meglio le piccole rughette ai lati del naso; quelle piccole rughe che si formano quando sorridi molto. Lui le ha quasi sempre, soprattutto quando dorme. O meglio, quando dorme con me. Cioè quasi sempre. Purtroppo. 

Purtroppo quasi. Magari sempre. 

Fatto sta che sono troppo simpatiche. Se ne stanno lì, a sottolineare quanto forte sia lui, a sorridere nonostante tutto ciò che affronta, anche se piangere sarebbe la prima cosa che viene da fare, lui sorride. Poi, come ogni cosa, crolla. Crolla da solo, cerca di nascondersi quando lo fa. Non lascia che gli altri lo riparino, solo che lo aiutino. Perché vuole riuscirci da solo, per prepararsi alla volta dopo, che sicuro sarà peggio. Come per prepararsi a quando, crollando, non avrà nessuno per rialzarsi, quindi già si abitua. Non vuole mostrarsi debole, anche. Non lo è, per niente. Ma semplicemente si nasconde, insieme ai suoi sentimenti, alle sue emozioni, a sé stesso, mostrando solo ciò che pensa che gli altri vogliano vedere. Gli altri. Io voglio Louis: i suoi sorrisi, le sue lacrime, i suoi respiri. Con me, sa che non deve nascondersi. 

Quasi come se mi leggesse nel pensiero, si rannicchia ancora di più contro di me. Non abbiamo mani intrecciate, il mio braccio non è attorno ai suoi fianchi (probabilmente mi è scivolato mentre dormivo), ma siamo comunque come in simbiosi.

Quanto cavolo è bello. Bello. Bello. 

Che strano aggettivo, non credete? Bello. La bellezza è soggettiva si, ma quante volte l'avete sentita questa fantomatica parola? Troppe, sicuro. Eppure è così. E' un aggettivo banale, non è originale, sentito e risentito, talmente... prevedibile e comune. Però, è il primo che ti viene in mente, il primo a cui pensi perché essenziale e significativo. Arriva subito il concetto, semplice e diretto. Pensi a "bello", pensi a... 

Penso ai suoi occhi blu, così profondi e così intensi da perdermici dentro; e a quella sfumatura verde, al centro, attaccata alla pupilla, che piano piano sfuma nell'azzurro più bello della mia vita. 

Penso al bel sorriso di mia madre, la solare e dolce Anne, e ai suoi abbracci caldi e accoglienti

Penso al profumo del pane appena sfornato della pasticceria, al suono del campanello quando entrava un nuovo cliente, alla bella sensazione della farina tra le mani, come toccare una nuvola soffice.