2- Uno strano ragazzo al bar

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Direi che di questo primo giorno di scuola c'è ben poco da annoverare nell'annuario scolastico, se non che esco da casa di Boris abbastanza "sobria", considerando il pomeriggio appena trascorso.
Uscite dal palazzo, Betty va verso la sua abitazione che si trova a dieci minuti da casa del nostro amico e io mi avvio verso la stazione.

Il pomeriggio è trascorso come sempre: Boris fa partire una playlist molto intrigante con Depeche Mode, U2, Oasis, Alanis Morrisette ed altri cantanti e gruppi stranieri, e noi ci stendiamo al sole della sua veranda. Non parliamo di argomenti seri, piuttosto ci concentriamo sui vari pettegolezzi scolastici e sulle nuove love story della nostra scuola.
Il tutto contornato da alcool spinelli.
Questo fino al tramonto, perché la mamma di Boris rincasa dal lavoro verso le 21.

Appena Betty va via, decido di fermarmi a prendere un caffè al bar vicino il liceo classico, è di strada verso la stazione e ho ancora venti minuti prima che il bus parta.

Mentre cammino mi accorgo di essere un po' sottosopra oggi: ho indosso ancora gli occhiali da sole che, per carità, sono utili quando c'è il sole ma ora è notte quindi li devo togliere, giusto per evitare di essere presa per matta.
Fortuna che almeno i calzini sono dello stesso colore.

Arrivo al bar e già dall'esterno noto che è un posto molto carino.
E' illuminato con led soffusi: forse li accendono per l'aperitivo serale o semplicemente a me sembrano "particolari" perché sono un po' "cotta". Non ci sono tanti tavolini per sedersi ma non mi fermo molto, quindi prenderò il caffè direttamente al bancone.
Mi avvicino e chiedo alla barista:

-Buonasera mi farebbe un caffè lungo per favore?

Mentre attendo, noto alla mia destra un ragazzo alto, forse un metro e ottanta o comunque poco più alto di me, con dei capelli ricci molto curati, abbastanza magro ma non eccessivamente e con delle spalle che sembrano scolpite.
Si gira verso di me e accenna ad un sorriso. In quel momento mi rendo conto che ha degli occhi meravigliosamente verdi.

Per un attimo sento come una strana vibrazione. Non so se siano stati quegli occhi così belli o quelle fossette così incantevoli, ma ho un senso di eccitazione improvvisa che pervade il mio stomaco.
Immediatamente la mia testa manda segnali contrastanti al resto del corpo e mi irrigidisco senza contraccambiare in alcun modo il suo sorriso, anzi, imposto la modalità "stronza on" che si manifesta con atteggiamenti sgarbati e a volte anche scurrili. E' un metodo ormai testato: allontana chiunque.

La barista consegna i caffè ad entrambi e, nel prendere la bustina di zucchero inserita all'interno del contenitore, per un secondo ci sfioriamo le mani. Subito mi blocco e attendo che lui la prenda per primo.
Mentre bevo il caffè, lui urta la sua tazzina cercando di raccogliere il cellulare che sta per cadere.
Risultato? L'intero caffè cade proprio sul mio zaino.

-Oh cazzo!- impreco immediatamente.

-Scusa, il cellulare mi è scivolato, scusami davvero mi dispiace.

-L'avevo capito, ma stai più attento, guarda lo zaino. E' tutto sporco di caffè. Ma dai cazzo e adesso come faccio- rincaro la dose cercando di essere il più possibile antipatica.

-Adesso chiedo alla barista della carta e..

-Ma lascia stare, dai. Non vedi che è tutto da lavare- rispondo con tono irritato.

-Sì ok, fammi dare un mano a sistemare questo casino- dice tentando di afferrare lo zaino.

Respingo il suo braccio bloccandolo col mio. Noto subito la sua aria stupita alla mia reazione.

-Uhm che gentilezza cavolo. Ti volevo solo aiutare eh, miss simpatia!

-No, tu devi stare solo attento quando fai le cose.

Prendo lo zaino ed esco immediatamente dal bar.
Procedo a passo lento ma deciso, sento il suo sguardo osservarmi andare via.

Arrivo in stazione e salgo sul bus. Lungo il tragitto inizio a vagare con la testa. Forse sono stata troppo scortese, o forse no.
Non so perché ho sentito questa vibrazione pervadere il mio corpo quando l'ho visto, ma devo assolutamente ignorarla.
Non l'ho mai visto e sicuramente non lo rivedrò mai più, non vado mai in quel posto e questa sarà l'ultima volta che ci entro.
Trascorro l'intero percorso pensando e ripensando alla situazione del bar.

Arrivo a casa e mio padre non è ancora tornato, ma ormai sono abituata a cenare da sola.
Dopo la morte di mia madre ha deciso di dedicarsi al lavoro cercando di fare carriera e lavorando fino a dodici ore al giorno. E' un padre molto assente, credo che questo sia il suo modo per nascondere il dolore e il senso di colpa.
Abbiamo trovato entrambi un posto dove murare le emozioni: io nelle canne e lui nel lavoro.

Mi reco in cucina: dovrei mangiare qualcosa anche se non ho molta fame.
Mi siedo al tavolo che si trova al centro della stanza e mangio un piccolo panino. Guardo la rubrica del cellulare, vorrei chiamare Betty e raccontarle del ragazzo al bar ma non potrebbe mai capire il mio atteggiamento e soprattutto ne sarebbe spaventata: non ho mai sentito alcuna vibrazione per nessun ragazzo, e ne ho avuti tanti!
Per lei è molto più facile comportarsi da vera stronza perché non si è mai imposta di esserlo, lo è e basta. Per questo non capirebbe.

Decido di non pensare più a niente. Devo superare questo singolo episodio senza dargli alcun significato. E, come accade nei film di fantascienza, chiudo gli occhi, tiro un lungo respiro e li riapro, come se la trasformazione si fosse completata.

Finisco il mio panino e salgo in camera.
La osservo attentamente: è rimasta in disordine. La mattina non ho avuto neanche il tempo di fare il letto. Decido di lasciarlo così, tanto devo andare a dormire.

Metto il pigiama, accendo la lampada sul comodino e collego le cuffie al cellulare. Non voglio pensare a nulla, ho bisogno di focalizzare solo il vuoto.
Mi stendo sul letto e accendo la mia playlist preferita: Amy Winehouse ,Justin Timberlake, John Legend. Con lo sguardo fisso al soffitto chiudo gli occhi e mi addormento.

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