4.1 - Primo Impatto

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DICEMBRE 3 ANNI FA

Oggi è uno strano giorno di inverno, fa molto freddo. La temperatura è quasi vicina allo zero e credo che a breve nevicherà.

È un martedì qualunque di una settimana praticamente anonima.
Questa mattina sarei rimasta volentieri nel letto, al caldo delle mie coperte e invece la vocina interiore mi ha costretto ad alzarmi e a credere che questa giornata possa essere diversa dall'apatia di tutte le altre.

Ormai i giorni sono tutti uguali tra di loro.
L'unica scossa la provo quando il pomeriggio vado a casa del mio amico Boris insieme a Betty. Non ho problemi a muovermi per la città, mio padre non mi controlla affatto e non mi chiede mai cosa faccio durante il giorno. Ci vediamo di sfuggita la domenica, ma solo se non ha il turno di lavoro. Ormai siamo due estranei che vivono sotto lo stesso tetto, io non so come trascorre la sua giornata e lui non sa nulla di me. La mattina quando scendo in cucina per la colazione, trovo dieci euro sul tavolo e un biglietto: "Questi te li lascio nel caso avessi bisogno di qualcosa".
Accade ogni giorno, forse cerca di compensare la sua assenza con i soldi.
Lui si occupa di fare la spesa, anche se spesso se ne dimentica. Io non mangio mai a casa, la maggior parte dei pasti li prendo in pizzeria.

Certe notti mi accorgo che rientra verso le due e prima di andare a letto passa in camera mia, forse per controllare che io sia in casa. Non abbiamo nessun tipo di comunicazione, quando ho bisogno di qualcosa lo scrivo sul blocchetto che ha lasciato in cucina affianco la macchinetta del caffè.
Non mi ha mai accompagnata a scuola, non è mai venuto a parlare con i professori, non mi ha mai accompagnato a comprare un vestito o un paio di scarpe: è scomparso dalla mia vita tre anni fa, ha rinunciato a lottare e ho rinunciato anche io.

Da piccola mia madre mi ha insegnato cos'è il bene e come distinguerlo dal male. Mi ha insegnato che lo studio è l'unica leva per poter cambiare il proprio futuro.
So perfettamente che i pomeriggi a casa di Boris non rappresentano il bene, ma compenso almeno studiando tanto.
Se rifletto attentamente sul mio stile di vita, non trovo nessun bagliore di razionalità: trascorro pomeriggi a bere birra e fumare fino a non ricordarmi neanche il mio nome, e altri a studiare intensamente.
È nel caos che trovo sempre uno strana stabilità, un confine alla mia irrazionalità, come un elastico che si tende fino al proprio limite ma non si spezza mai.

Questo martedì di dicembre scorre come gli altri giorni.
Al termine della scuola io e Betty andiamo a casa di Boris.
Ogni inizio mese, consegniamo a Boris 150 euro e lui si preoccupa di comprare l'erba, le birre e le sigarette per tutto il mese. Io uso i soldi che mio padre lascia ogni mattina, e con il resto ci pago il pranzo e le serate in discoteca. Alcuni mesi faccio avanzare qualcosa per comprarmi vestiti e scarpe, vado sempre in un negozio di Ravenna che vende l'usato, lì ci trovo abiti che sembrano nuovi.

Mentre siamo in veranda a fumare la prima canna del pomeriggio, suona il campanello e Boris va al citofono:

-Chi è?- si sente un attimo di silenzio, poi prosegue - ah ciao Stefano, dai sali.

Mi avvicino e gli chiedo preoccupata:

-Chi è? Spegniamo tutto?

-No Amy, tranquilla è Stefano, una ragazzo della mia scuola, è un tipo a posto.

Ritorno in veranda e riprendo la mia canna che avevo appoggiato sul posacenere.

-Chi è?- mi chiede Betty.

-Boh, un amico di Boris.

-Un amico di Boris? Ma se avevamo detto che nessuno doveva sapere di questi pomeriggi. Non va bene così.- mi risponde Betty molto irritata.

-Non so che dirti, ormai è qui.

Sento la porta chiudersi e vedo questo ragazzo venire in veranda con Boris.

-Ragazze lui è Stefano, un ragazzo della mia scuola.

-Piacere Amy- rispondo senza neanche alzarmi per dargli la mano. Betty invece è più educata di me e dice:

-Ciao Stefano, piacere sono Betty. Lascia perdere la mia amica, è un po' scostumata- mi guarda sorridendo.

Non mi piacciono le situazioni che non conosco, non sapevo che questo ragazzo si sarebbe aggiunto a noi. Non so neanche chi sia o se ci possiamo fidare a fargli sapere quello che facciamo. Così senza pensarci due volte, dico a Boris:

-Non è una buona idea farlo restare qui. Secondo me dovrebbe andar via.

-Amy ma che stai dicendo?- mi blocca Betty.

-Amy tranquilla è tutto ok. Stefano è un tipo a posto- cerca di rassicurarmi Boris.

A quel punto Stefano fa un passo avanti verso di me, prende la mia mano e guardandomi negli occhi dice:

-Non ho nulla che non va Amy. Piacere Stefano.

Mentre lo osservo con un'espressione a metà tra lo stupore e il disgusto, lui prosegue:

-Boris mi ha raccontato tutto di quello che fate qui, e mi ha invitato perché anche io adoro passare i pomeriggi come fate voi. Quindi più siamo e più ci divertiamo- conclude facendomi l'occhiolino.

Non mi piace affatto questo ragazzo così sicuro di sé e anche molto arrogante. Probabilmente sarà il suo aspetto fisico a dargli questa sicurezza e sicuramente gli occhi azzurri e gli zigomi pronunciati saranno un lascia passare per molte ragazze, ma con me non funziona affatto, e no caro mio.

-Amy non fare come al tuo solito dai- Boris interrompe i miei pensieri.

-Vabbeh ragazzi, che posso dirvi. Questa è casa tua Boris, di certo non posso decidere io chi entra e chi no. Speriamo vada tutto bene –concludo guardando Stefano dalla testa ai piedi.

-Ok allora ragazzi, stavate ascoltando un po' di musica?- incalza Stefano.

-Veramente sono solo le tre, il pomeriggio è appena iniziato- rispondo con tono stizzito.

-Giusto hai ragione. Allora accendo il bluetooth. Boris mi passi il cellulare? Ho una playlist che spacca oggi!

Si avvicina alle casse per associare il cellulare e parte una canzone di Eminem "Without me". Da quanto tempo non la ascoltavo.
Presa dal ritmo incalzante della canzone, senza neanche rendermene conto, inizio a canticchiare e ballare tra un sorso di birra e un tiro di canna:

-Now this looks like a job for me
So everybody, just follow me
'Cause we need a little, controversy
'Cause it feels so empty, without me.

Mentre mi giro verso il tavolino per per poggiare il bicchiere, Stefano prende la mia mano e inaspettatamente mi afferra dalla vita, sento il suo respiro vicino l'orecchio:

-Io e te siamo uguali sai?- dice appoggiando una mano sulle mie natiche.

Mi allontano di scatto cercando di capire se Boris e Betty abbiano visto qualcosa, ma sono talmente presi dalla musica e dalle canne che non hanno notato nulla.

Non mi aspettavo questa mossa e di certo non posso negare il sussulto sessuale che ho provato in questo momento, ma non sto cercando del sesso e ora non lo voglio assolutamente. Così rispondo con tono secco e deciso

-Ne dubito mio caro!


-Vedremo dolce Amy, vedremo.

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