12-Un pranzo insieme

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È mercoledì 20 settembre. Mi sono addormentata sul divano col cellulare aperto alla chat di Niccolò. Mi alzo di scatto sono già le sette.
Devo andare a scuola. Ho un rincoglionimento pazzesco. Mio padre è già uscito e mi ha lasciato un biglietto sul tavolo -Buongiorno scricciolino mio, vado al lavoro, il caffè è già pronto. Spero che stasera riusciremo a cenare insieme. Ti voglio tanto bene.

Come il primo giorno scuola mi vesto velocemente e a malapena mi pettino
Esco di corsa altrimenti perdo l'autobus. Nel tragitto verso Ravenna inizio a pensare: chissà se lo incontro fuori al solito bar. Non posso negare che la sua strana insistenza mi affascina, non demorde e non capisco cosa lo porti a comportarsi così.

Arrivata alla stazione mi avvio verso il liceo e da lontano lo vedo fuori al bar. Oggi mi sono vestita leggermente diversa dal solito, ho messo una maglietta talmente stretta che non lascia spazio all'immaginazione e i miei soliti jeans neri, capelli sciolti e occhiali da sole. Lo vedo venirmi incontro con passo sicuro, mani intasca, quasi spavaldo..

-Ma buongiorno dolcissima principessa stronza.

Porca puttana quant'è bello questa mattina. Ovviamente resto impassibile affinché nessuna delle mie emozioni traspaia dal volto.
Senza neanche togliermi gli occhiali e quasi guardando altrove, rispondo:

-Ah..ah..quanto sei simpatico. Ci vediamo oggi. Ciao.

Evado a via a passo lento ma deciso, quasi a non voler parlare di nulla, come nulla fosse accaduto. Mi sento prendere dal braccio dolcemente, come se mi accarezzasse. Mi giro.

-Non credo di meritarmi questa tua indifferenza stamattina.

-Ma che vuoi da me? Non ti ho fatto nulla. Ma perché insisti e continui a non lasciarmi stare- dico con tono irritato.

-La risposta è più semplice di quello che pensi.
Non credo che una ragazza così intelligente e brillante come te possa essere così fredda e dura come vuoi far credere agli altri. Non ci credo. E io ho voglia di conoscere la parte dolce di te.

Nel dire queste parole mi accarezza la guancia spostando il ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Col viso si avvicina leggermente e sussurra:

-Ci vediamo pomeriggio principessa.

Sene va ed io resto immobile. Non mi aspettavo questo atteggiamento. Sono completamente spiazzata. Lo osservo allontanarsi e all'improvviso si gira: sorride e mi fa l'occhiolino.

Lungo il tragitto verso il liceo mi sento quasi spaesata. Non riesco a capire il suo comportamento: perché dovrebbe mai voler conoscere una "stronza stratosferica" come me? Mentre cammino mi arriva un messaggio di Betty: oh stronza quando cazzi arrivi...ti sto aspettando.

Mi ero completamente dimenticata di lei. E' da ieri mattina che non la vedo e non la sento. Non ho risposto ai suoi messaggi e non sono andata da Boris. Adesso che mi invento? Mentre penso ad una scusa, eccola che si avvicina a passo svelto.

-Ehy Amy, sei viva. Ma si può sapere che fine hai fatto? Sei sparita tutto il giorno.
A che ora hai finito la lezione? E perché non sei venuta da Boris? Stefano non ha fatto altro che parlare di te tutto il tempo.

-Cazzo Betty, scusami. Ho finito tardi la lezione, sai era la prima...poi il cellulare si è scaricato, quando sono tornata a casa c'era mio padre e abbiamo cenato insieme.. Insomma mi sono scordata.

-Ma lo so cara mia che a te non frega mai di nessuno!

-Oh ma vedi di non rompere i coglioni anche tu va.

-Amy datti una calmata eh. Ultimamente fai sempre come cazzo ti pare. Non avverti, non ti presenti, uno ti aspetta e tu niente. Ma poi sta storia delle Olimpiadi. Che ci vai a fare?

-Ti da fastidio se nella mia vita esistono altre cose oltre le canne e le birre? Ma vaffanculo invidiosa di merda.

A quel punto mi allontano e vado verso la classe. Non ho mai risposto così male a Betty ma davvero mi ha dato un fastidio tremendo. Certo lo so che lei non può considerarsi veramente una mia amica. Lei è il mio rifugio negativo. Non abbiamo mai effettivamente fatto un discorso scolastico di filosofia o di letteratura, mai.
Parliamo di canne, Stefano, Luca, ci raccontiamo tutto ciò che è superficiale e questa mattina la realtà di questo schifo mi dà ribrezzo. Ma forse quella Amy, amica di questo gruppo di ubriaconi, mi dà ribrezzo.

Al termine delle lezioni vado direttamente verso il liceo classico. Ho deciso che mangerò qualcosa al bar lì vicino, non lo faccio per incontrare Niccolò ma per stare lontana da Betty e poi non credo che lui sia già lì.

Arrivo al bar, mi avvicino al bancone e ordino un tramezzino. Vado a sedermi al tavolino. Guardo il cellulare: stranamente nessuno ha scritto.

Si avvicina un ragazzo che penso sia il barista:

-Ecco a lei principessa stronza.

Alzo lo sguardo e vedo Niccolò.

-Ma che ci fai già qui? Ah...grazie- e prendo il vassoio.

-Io sono quattro anni che vengo sempre qui, ormai conosco tutti. Ti ho vista entrare così ho detto al barista che ti avrei portato il vassoio.

-Ma tu non mangi?

-Io ho già mangiato, la mia scuola è qui di fronte, in 10 minuti arrivo qui e mangio.

-Ascolta Niccolò- in quel momento adotto una postura sicura: schiena dritta, gambe accavallate e occhiali da sole sulla testa a mantenere i capelli all'indietro- Io non lo so cosa tu ti sia messo in testa ma..

-Eh no cara mia, io non mi sono messo nulla in testa. Sei tu che hai un atteggiamento nei miei confronti talmente sfrontato che mi fai desiderare di conoscerti davvero.

-Nono no, aspetta un po', che ho io?

-Sì sì, ei tu che dici una cosa da quella boccuccia così perfetta ma poi il tuo meraviglioso corpo fa diversamente.

E a quel punto lo guardo quasi stranita: mai nessuno mi ha parlato così. Non so, non capisco il perché ma non riesco a credergli.
Nel frattempo mangio il mio tramezzino. Lui sembra ormai a suo agio. Non ha più paura di una mia reazione, non gli interessa neanche che io lo possa mandare affanculo.

Si alza, va verso il bancone e torna con due caffè.

-Allora Amy ho saputo dalla prof che sei un vero genio in matematica, quindi spaccheremo a queste olimpiadi- mi fa l'occhiolino e continua- Ah tranquilla, oggi non ti chiederò di venire in piscina.

-Ah peccato, mi ero anche portata il costume.

Luisi gira di scatto, stupito- Ehi James Dean, non ti accendere, scherzavo- rispondo immediatamente.


E così ridendo ci avviamo in classe per la seconda lezione di matematica.

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