Capitolo 5

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Tewksbury era sempre più esausto delle continue lamentele di suo zio. Quelle della madre erano sopportabili. Dopotutto, era sempre stata buona con lui. Ma suo zio...suo zio era sempre stato duro e rigido. E spesso Tewksbury non aveva scelta. Accontentarlo era quasi sempre stata (quasi, ho detto) l'opzione migliore per poter non sentire più i suoi discorsi noiosi e talvolta illogici.
Ma stavolta era diverso. Tewksbury non si sarebbe mai permesso di abbandonare le sue speranze, celate nel più profondo del suo cuore. Perché lui lo sapeva bene: non avrebbe mai voluto rinunciare ad Enola. Mai e poi mai. Ma le circostanze ormai sembravano portarlo a tutti i costi in quella direzione. E a lui faceva male.
Aveva infatti accettato con riluttanza il fatto di ricevere qualche visita da parte di alcune fanciulle, disposte, in futuro, ad essere prese in sposa proprio da lui. Tewksbury stesso sapeva bene che ciò non sarebbe mai accaduto, ma lo lasciò credere allo zio e alla madre, pur di non sentire i loro soliti rimproveri. Dopotutto, avrebbe sempre potuto trovare la scusante di non essere stato colpito in particolare da nessuna delle fanciulle che si erano presentate davanti a lui (e quando mai avrebbe trovato una ragazza che sarebbe potuta valere anche solo la metà di Enola...? Mai. Ecco la risposta.).
Questi erano i pensieri del giovane marchese di Basilwether, mentre si trovava seduto nella sua casetta, la quale, secondo i racconti della madre, era stata visitata proprio dalla stessa Enola quasi un anno prima. Questo lo fece sorridere. Chissà cosa aveva visto Enola, cosa aveva cercato, cosa aveva notato... Cosa aveva pensato di lui. Perché questa era la domanda che più lo aveva oppresso quando si era trovato con lei in più occasioni. "Cosa pensi di me...?" si era sempre chiesto Tewksbury, stando con Enola. Lui, al contrario, cosa pensasse di Enola lo sapeva già da un bel po'... Cavolo se lo sapeva.

Enola si era messa subito in viaggio dopo quel bizzarro episodio al mercato, e non vedeva l'ora di arrivare a destinazione. Per quanto potesse negarlo, Tewksbury le era mancato veramente tanto, e avrebbe voluto vederlo a tutti i costi, pur non potendo andare a parlargli e a sorvegliare le cose da lontano.
Non avrebbe mai immaginato nella sua vita di provare qualcosa di simile, per un ragazzo per giunta. L'unico sentimento che avesse mai provato, era verso la madre. E, grazie al recente avvicinamento, anche verso il fratello Sherlock. Ma mai verso un individuo che non fosse un parente, o comunque non sconosciuto. Con Tewksbury era stato diverso. Per quanto si rifiutasse di crederci, si era legata a lui indissolubilmente. E non sapeva fino a che punto questi sentimenti si spingessero, ma iniziava a credere che avessero di gran lunga superato una semplice amicizia.
"Enola! Cosa vai a pensare! Non dire sciocchezze." Si rimproverò Enola, rimangiandosi subito quello che aveva appena pensato. Come era arrivata a quel punto? Dove erano finiti i suoi buoni propositi, riguardo al non doversi sposare e al lasciar perdere gli uomini, che aveva sempre considerato degli inutili ostacoli fino a quando non aveva incontrato Tewksbury? Aaah...! Tewksbury...il centro dei suoi pensieri da quasi un anno a questa parte. E ciò di certo non faceva piacere ad Enola, sebbene non potesse farci niente. Aveva iniziato a preoccuparsi da quando aveva scoperto che pensando a Tewksbury le compariva sempre uno stupido sorriso da ebete sulla faccia, e ciò non la rassicurava per niente sulla considerazione dei suoi sentimenti verso quel dannato ragazzo. 

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