Capitolo 14

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Quando Enola vide ciò che c'era davanti, si immobilizzò all'istante. Rimase con una mano a mezz'aria, intenta a sorreggere la porticina della casetta. In volto si riconosceva un'espressione sorpresa, e quasi incredula: le labbra semiaperte e gli occhi lucidi la tradivano.
Ebbene sì, davanti a lei si trovava il motivo di tanta sorpresa e incredulità: Tewkesbury. Quando quest'ultimo sentì il leggero scricchiolio provocato dall'apertura della porticina, si girò di scatto, impaziente di ricevere la persona che più desiderava vedere da ormai quasi un anno a quella parte. E quando si voltò, fu proprio la persona che desiderava più di ogni altra cosa al mondo in quel momento.
«Enola...» pronunciò con un fil di voce, con gli occhi ormai lucidi come quello della ragazza e una stretta allo stomaco, che sentiva soltanto con lei.
Sentì un groppo in gola, senza riuscire quasi a muoversi. La ragazza decise finalmente di farsi coraggio, e di sollevarsi per entrare definitivamente nella casetta.
«Tewkesbury...» pronunciò la voce flebile della ragazza, ormai quasi singhiozzando.
All'improvviso entrambi scattarono uno verso l'altro, come se si fossero messi d'accordo. La differenza di altezza tra i due fece sì che Enola arrivasse con il capo sul petto del ragazzo. Così la ragazza iniziò a singhiozzare, per liberarsi finalmente di quel groppo in gola che la opprimeva. Tewkesbury allora le accarezzò la testa, dolcemente, giocherellando con qualche ciocca ribelle di capelli che fuoriuscivano dalla crocchia che Enola portava in testa, per raccoglierli alla bell'e meglio.
«Mi sei...mi sei mancata, Enola. Da morire...»
«Anche tu, Tewkesbury...» rispose sorridendo Enola, ritraendosi dall'abbraccio per guardarlo negli occhi.
«Ma non ti dare troppe arie...» aggiunse subito, con una nota di sfida nella suo voce.
«Sei sempre la solita...» sorrise Tewkesbury.
Enola sorrise, abbassando lo sguardo.
«Beh...allora...ci sei riuscita. Mi hai trovato...»
«Già... così sembra...» sorrise ancora Enola distogliendo lo sguardo, un po' imbarazzata.
«Pe-Perchè non mi hai mai scritto...in questi ultimi mesi...? I-io...io aspettavo una tua risposta...mi hai fatto preoccupare, Enola»
«Io...i-io...sono stata occupata. E...non lo so...io...forse...»
«Enola...i-io...io non ti capisco! Credevo fossimo amici! Credevo...credevo ci tenessi a me...» concluse piano, con un fil di voce, a malapena udibile.
«Cosa c'entra questo, Tewkesbury?» domandò Enola, corrugando la fronte.
«Cosa c'entra?! Cosa c'entra?! Ero...terrorizzato!...all'idea di non rivederti più...! Potevi...potevi almeno farti sentire, una lettera, un telegramma...»
"È quello che ho fatto!»
"Si! Per i primi quattro mesi, Enola! Pensavo ti fosse successo qualcosa...qualcosa di terribile...i-io...» ormai il ragazzo era al limite. Iniziò a piangere, allo stremo.
«Credevo di averti persa» concluse abbassando lo sguardo, per poi guardarla in faccia intensamente, con gli occhi arrossati e uno sguardo deciso all'apparenza, seppur terrorizzato all'idea di perdere davvero la persona a cui teneva di più in assoluto.
Enola era senza parole, con le labbra schiuse, come a voler dire qualcosa. Ma la verità era che no, non aveva la minima idea di cosa dire in quel momento. La verità era che forse Tewkesbury aveva ragione. Era stata davvero indelicata, egoista.
«I-io...»
«Nin hai niente da dire, vero?! Sono stato in pena per mesi, senza idea di dove fossi...con la pressione dei miei, che mi stavano alle calcagna...costringendomi a cercare una ragazza da sposare un giorno, una ragazza che non amo...SAPENDO CHE QUELLA CHE AMO IN REALTÀ SE-i-» si bloccò, realizzando solo in quel momento quello che stava per dire, sgranando gli occhi e abbassando lo sguardo. L'imbarazzo prese possesso di lui, che ormai era diventato diventato quasi viola in viso.
Enola era esterrefatta, non sapeva come bloccarlo, e quando pronunciò quelle parole il suo cuore perse un battito. Poteva davvero...poteva realmente intendere quello che lei pensava?
«C-cosa sto dicendo...che idiota...sono uno stupido, stupido idiota...dannazione, io...s-scusa i-io non so cos-» fu interrotto da quello che lo lasciò ancora più spiazzato.
Enola si era alzata in punta di piedi per sporgersi verso di lui, socchiudendo gli occhi e poggiando le proprie morbide labbra sulle sue.
Enola non sapeva proprio come fare per calmarlo, e quello che fece dopo era la prima cosa che le era venuta in mente istintivamente.
La sensazione che provò non appena le labbra di entrambi si toccarono fu completamente, assolutamente, infinitamente... straordinaria. Si, avete capito bene. Straordinaria. Le sembrò come se il suo cuore si fosse fermato, e il suo respiro si mozzò, lasciandola senza fiato. Forse, in quel momento, capì che nel profondo del suo cuore aveva sempre saputo di provare qualcosa, qualcosa che mai aveva provato in vita sua, per quel ragazzo, che all'inizio credeva così stupido e inutile. Ma una lacrima, silenziosa e solitaria, le solcò il viso. Capì che forse tutto questo era sbagliato.
Quando si staccò, si accorse di essere diventata ormai bordeaux per l'imbarazzo che stava provando in quel momento. Perché era sempre così avventata? Non poteva essere...cosa aveva appena fatto? Si maledisse mentalmente e sperò che fosse tutto un sogno. Stava quasi per darsi un pizzicotto e svegliarsi così da quello che le pareva un brutto incubo, ma la consapevolezza di uno sguardo intenso e sicuramente più che curioso, in quel momento, la fece tornare alla realtà. Strabuzzò gli occhi, senza sapere che dire.
«W-wow...» esclamò Tewkesbury, sorpreso più che mai.
«Stupida, stupida, stupida stupida, stupida...» borbottò Enola voltandosi dall'altra parte con le mani alla testa. In quel momento, se solo avesse potuto, si sarebbe sotterrata tre metri sotto terra per l'imbarazzo.
«stupida, stupida, stupida, STUPIDA!...STUP-»
«Ehi!»
Tewkesbury le afferrò un polso, per averla di nuovo davanti a sé.
«C-cosa...cosa significa tutto questo?»
«Significa che ho sbagliato! Ecco cosa! Cancella tutto...fa come se non fosse mai accaduto, d'accordo?»
«Cosa?! No! No, non va bene...! I-io...io vorrei una spiegazione, se non ti dispiace! Insomma, mi hai appe-»
«SSSSSHHHH» esclamò Enola portando l'indice sulle labbra di Tewkesbury, intimandogli di stare zitto.
«Non pronunciare quelle parole» ordinò Enola.
«Cosa?! Ma è vero! Mi hai appena baciato, Enola. Mi hai ba-cia-to»
«Smettila!»
«Baciato!» ripeté il ragazzo con un sorriso che tradiva la sua gioia. Dopotutto, in cuor suo, lui non aspettava altro.
«Ascolta irritante marchese Tewkesbury di Fastidiolandia...ti ho chiesto di dimenticare ciò che è appena successo, chiaro? Io non intendo parlarne più»
«Enola... -Tewkesbury abbassò lo sguardo- credi davvero che io possa lasciare stare? Insomma, io...io devo sapere perché lo hai fatto.»
«Oh dio...d'accordo! Se proprio ci tieni! L'ho fatto solo per calmarti, chiaro! Nient'altro! Non farti strane idee. Non ho intenzione di tornare ulteriormente su quest'argomento.»
«Sei veramente ridicola!»
«Ah si? Io sarei ridicola?! Parla quello che ha dovuto scrivere degli stupido messaggi in codice prima di incontrarmi!»
«Era una questione di sicurezza! Solo tu avresti saputo decifrarli! Guarda in faccia alla realtà, Enola! Non hai il coraggio di dirmelo. Non hai il coraggio di dirmi perché lo hai fatto!»
«Dio...!! Tewkesbury! Cosa vuoi da me?! Perché ci tieni così tanto a saperlo? Perché ti ostini così tanto?!»
Passò un attimo, nel quale Tewkesbury agì senza pensare. Ormai si era rassegnato al fatto di agire istintivamente ogni volta che si trovava in presenza di quella ragazza.
«Perchè mi sono innamorato di te, Enola»

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