Zulema's pov
Il sole penetra dalle fessure delle tapparelle ed un po' di luce entra nel soggiorno illuminandolo appena, apro gli occhi e li stropiccio piano con una mano, l'altra è intorno al corpo della bionda che ancora dorme tranquilla, è la prima volta che dormiamo insieme ed in quel momento mi rendo conto di quanto sia bello il fatto di svegliarmi con lei accanto. Lascio da parte i pensieri e decido di alzarmi, così, cercando di non fare rumore scendo dal divano e mi dirigo in cucina iniziando a preparare il caffè. Non appena è pronto lo verso nelle tazzine ed aggiungo lo zucchero. In quel momento una voce ormai familiare alle mie spalle interrompe il silenzio che aleggiava nell'aria. Mi volto ed incrocio il suo sguardo, ha i capelli spettinati e la faccia impastata dal sonno ma è comunque bellissima, non so cos'abbia questa fottuta biondina di tanto speciale né penso che mai riuscirò a capirlo ma ogni giorno che passa sento che qualcosa mi lega a lei sempre di più...ma che cazzo dico? Non posso innamorarmi, non di lei, non deve succedere, altrimenti finirei per rovinarla: io sono il caos, la distruzione e tutti quelli che mi stanno vicino finiscono per farsi del male, l'ho capito col tempo, ma a lei non voglio che
accada niente, per nessun motivo.
"Buongiorno come hai dormito?"
Mi domanda Maca, la sua voce dolce mi riscuote dai pensieri, non vorrei allontanarla da me, soprattutto ora che sto iniziando a provare qualcosa per lei e che sto cercando con tutte le mie forze di abbattere le mie barriere e i miei limiti aprendomi di più, ma devo farlo, e se questo servirà a metterla al sicuro non perderò un solo secondo in più.
"Si, benissimo."
Rispondo concentrata sul cellulare non degnandola neanche di uno sguardo, ho diversi messaggi intimidatori da parte di quello stronzo di Hamed, mi chiede di incontrarci al solito posto, so bene di quale parla, è in una tenuta poco fuori città, quando non ero ancora in carcere ci vedevamo sempre lì per fare affari. In ultimo mi minaccia dicendo che se oggi non ho almeno la metà del denaro che gli devo me la farà pagare cara, rido leggendo ciò, probabilmente nonostante siano passati anni non mi conosce abbastanza da sapere che mettersi contro di me è stata la cosa più sbagliata che potesse fare.
Gli farò vedere che con me non si scherza e che se anche lui crede di comandare quella che lo fa tra i due sono io. Non può permettersi di minacciarmi ed oggi metterò le cose in chiaro, a modo mio, come ho sempre fatto. Torno alla realtà e mi volto verso la bionda che nel frattempo si è seduta a tavola a consumare la sua colazione.
"Non è che per caso potrei prendere la macchina per qualche ora? Devo fare alcune commissioni."
mento spudoratamente rivolgendole un mezzo sorriso per sembrare più convincente, la commissione è rimettere in riga quel bastardo come merita.
Mi guarda, non le lascio neanche il tempo di rispondere che prendo il telecomando che si trovava sul mobile dell'entrata.
"Grazie bionda!"
esclamo per poi precipitarmi fuori dalla porta, tanto sono più che sicura che avrebbe detto di si, e poi lo sa come sono, l'essere stronza fa parte del mio carattere.
In pochi secondi raggiungo l'esterno, tiro su il cappuccio della mia felpa per il freddo e metto le mani all'interno delle tasche, poi attraverso la strada raggiungendo l'auto per poi aprirla ed entrare al suo interno. Mi siedo sul sedile e metto in moto accendendo il riscaldamento. Poi parto, a tutta velocità.
"Cazzo!"
Esclamo sferrando un forte pugno al volante mentre osservo il traffico davanti a me con la rabbia e l'adrenalina che mi ribollono dentro, non posso aspettare tutto questo tempo, avrò davanti almeno un centinaio di macchine, ciò significa,se andiamo avanti di questo passo più di un ora di coda. La voglia di andare a dare una lezione a quel figlio di puttana si insinua in me come non mai e a quel punto inizio ad accellerare sempre di più facendo numerose manovre pericolose tra le altre auto di cui i conducenti non fanno altro che suonare ripetutamente il clacson. Non li sto a sentire, continuando imperterrita nel mio intento, supero i limiti di velocità stabiliti e a quel punto una volante della polizia si apposta dietro di me inseguendomi.
"Ci mancavano anche i fottutissimi sbirri!"
Esclamo guardando dagli specchietti retrovisori la loro auto dietro di me con le sirene accese.
"Direi che ho due alternative, rallentate e lasciarmi prendere oppure accellerare ulteriormente e seminarli"
Penso tra me e me, direi però che la prima non è nemmeno da prendere in considerazione. Così premo con forza il piede sull'acceleratore, potrei schiantarmi o provocare un incidente,ma non mi importa. Che il gioco abbia inizio. Svio velocemente tutte le altre auto fino a superarle uscendo dalla coda di cui poco prima ero prigioniera, continuo a sfrecciare per la strada, fin quando il suono delle sirene non si fa sempre più lontano, a quel punto svolto a destra, li ho seminati. Ancora una volta ho fottuto quei figli di puttana. Rallento, ormai non mi serve più correre, la strada in questo tratto è scorrevole e quasi priva di auto. Supero il confine di Madrid, sono fuori città, ancora pochi minuti e poi quel coglione vedrà il cielo aprirsi sopra la sua testa.
Finalmente arrivo davanti alla tenuta, parcheggio l'auto e scendo appoggiandomi con la schiena su di essa. Mi guardo intorno, ancora non c'è nessuno.
"Cos'é ha avuto paura di venire immaginando cosa sarebbe potuto succedere e ha deciso di ritirarsi?"
Penso per poi lasciare che una delle mie solite risate si disperda nell'aria.
Passano i minuti, ma ancora di lui non c'è traccia, prendo una sigaretta portandola alla bocca per poi accenderla. Ne aspiro il fumo piano per poi ricacciarlo fuori osservando il panorama che c'è di fonte a me. Poi penso a Maca. Ma è possibile che ovunque vada, qualsiasi cosa faccia mi ritrovi a pensarla?
"Ah bionda, bionda,non so proprio cosa fare con te."
Dico mente finisco di fumare per poi gettare il mozzicone a terra e spegnerlo con la suola dei miei anfibi.
Devo allontanarmi da lei ma per la prima volta credo di non potercela fare. Con un solo sguardo riesce a mandare a puttane la mia voglia di andarmene da lì continuando a rubare,uccidere e condurre la mia solita vita spericolata rischiando di finire ogni giorno in carcere, con uno sguardo riesce a scombussolarmi lo stomaco,dove ogni volta che mi guarda o mi si avvicina sento svolazzare migliaia di farfalle. Non so cosa sia l'amore, quello vero. Non l'ho mai provato né tantomeno ricevuto. Ripenso all'infanzia, non c'è stato un solo giorno che io ricordi in cui mia madre mi abbia abbracciato,dato un bacio o detto un semplice "ti voglio bene" perché la verità è che di me non glien'é mai fregato un cazzo, per lei non ero niente, a tal punto da privarmi della libertà di sposarmi con l'uomo che amavo, a soli tredici anni infatti mi ha promessa in sposa ad un uomo di quarant'anni più grande, già sposato con diverse donne, solo per soldi, ero talmente insignificante per lei da avermi venduta per denaro. Io non volevo sposarmi, infatti sono scappata, ho passato anni in fuga, nascondendomi da loro due che mi davano la caccia e da tutta la polizia del Marocco che avevano mobilitato per cercarmi. Ho passato anni a nascondermi mangiando quel che trovavo in giro solo nel caso in cui lo trovavo. Non potevo permettere che mi prendessero, perché sarei stata libera,certo, anche se solo apparentemente, se avessi sposato quell'uomo però mi sarei sentita in gabbia per il resto della vita e mai avrei voluto che accadesse. Poi dopo anni hanno smesso di darmi la caccia, avevo sedici anni, ero cresciuta in strada assistendo a scenari di violenza e cattiveria quasi quotidianamente. Così,poco alla volta,giorno dopo giorno avevo perso la mia educazione trasformandomi in una vera e propria figlia di puttana. In seguito mia madre scoprì dove mi nascondevo grazie alle voci che si diffondevano in giro, aveva mandato quindi quell'uomo a violentarmi offrendogli una grossa ricompensa. Lui mi trovò e nonostante avessi cercato in tutti i modi di impedirglielo riuscì nel suo intento. Da quella violenza brutale ed inaudita rimasi incinta di mia figlia, mi ospitarono in un rifugio e nove mesi dopo nacque lei, la cosa più bella della mia vita, la chiamai Maisa,che in arabo significa "colei che cammina con orgoglio" e che ora, per uno scherzo del destino non avrei visto camminare mai più, la rivedo da neonata, così bella che mi guardava con quei suoi grandi occhioni verdi, indifesa ed innocente. Pensai che per noi due stesse iniziando una nuova vita, solo io e lei ma a quanto pare mi sbagliavo. Il bastardo che mi aveva violentata, suo padre, pochi giorni dopo la sua nascita era venuto a portarmela via, ricordo ancora il suo pianto disperato mentre le sudice mani di quell'uomo la presero in braccio.
"Non la rivedrai mai più."
Mi aveva detto. In quell'istante ripromisi a me stessa che una volta uscita da quel rifugio gliel'avrei fatta pagare cara. Infatti così fu, lo cercai ovunque e non appena lo trovai lo uccisi a sangue freddo in un vicolo buio. Le telecamere però mi avevano ripresa e così finì in carcere. Qualche anno dopo, mentre ancora stavo scontando la mia pena venni a sapere che mia figlia era con mia madre e che era lei che se ne stava prendendo cura, le aveva cambiato nome, Fatima Ahmin l'aveva chiamata,dandole il suo cognome. Non potevo accettarlo,un giorno sarei andata a riprenderla. Poi però il destino me la fece incontrare. Quel maniaco di Sandoval una volta aver saputo che era mia figlia la volle a tutti i costi a Cruz del Norte ed infatti lì venne. Non l'ho mai conosciuta e l'improvvisa convivenza forzata nello stesso carcere creò numerosi conflitti tra noi due. Poi,sempre per mano di Sandoval era morta, durante il trasferimento in un altro carcere l'avevano spinta giù dall'elicottero in volo. Mi aveva lasciato una lettera, la lessi con le lacrime agli occhi poco prima che si schiantasse esamine sul pavimento in asfalto del cortile.
Aveva 18 anni quando è morta, era la mia bambina ed io non l'ho mai conosciuta. Ripensandola una lacrima solitaria mi riga il volto, l'asciugo sapendo che se non lo avessi fatto ad essa ne seguirebbero migliaia di altre. Non voglio che accada, non devo piangere. Non ora. Tutto questo per dire che ci sono delle ragioni,degli avvenimenti che mi hanno reso quella che sono oggi, con l'odio che scorre nelle vene e mi si legge negli occhi e la continua sete di vendetta. Il fatto che nessuno mi abbia mai amato mi ha resa apatica,incapace a mia volta di amare e provare emozioni: da una parte vorrei capire cosa si provi ad amare ma dall'altra il pensiero che probabilmente adesso io stia iniziando a farlo mi spaventa e mi porta a chiudermi sempre di più rifiutando di accettare la realtà dei fatti. Per la prima volta in vita mia sono confusa,non so minimamente cosa fare e come comportarmi, queste cose non si programmano, ci si innamora lentamente, ma all'improvviso ed il fatto di dover affrontare questo sentimento mi spaventa, quindi seppur sia una cosa sbagliata l'unica cosa che mi resta da fare è reprimerlo.
Ad un tratto una voce lontana interrompe i miei pensieri, torno alla realtà e vedo Ahmed avvicinarsi pian piano verso di me, avanzo anch'io, sicura nella sua direzione, ha l'aria da spavaldo ma non è altro che un buffone, non mi spaventa affatto.
Ci avviciniamo fino a quando i metri di distanza che ci separano non diventano a malapena un paio, ci guardiamo negli occhi con odio fin quando lui non rompe il silenzio iniziando a parlare.
"Zulema...non sai quanto piacere mi faccia rivederti, spero però tu non sia qui a mani vuote e che mi abbia portato il denaro che mi devi."
Mentre dice ciò avanza ulteriormente,faccio lo stesso anch'io per poi rispondere.
"Mi spiace ma non posso dire lo stesso, avrei preferito non rivedere mai più la tua schifosissima faccia grandissimo figlio di puttana. Per quanto riguarda il denaro sono spiacente, non sono qui per restituitelo né tantomeno ho intenzione di farlo quindi ti conviene andartene e lasciarmi in pace se hai intenzione di tornare vivo dalla tua famiglia questa sera."
La rabbia mi pervade, e la voglia di ammazzarlo aumenta sempre di più, non lo faccio però, sarebbe troppo semplice e scontato in questo momento.
"Ah quindi non hai i miei soldi, non ancora,dopo tutto il tempo che ti ho dato. Ora vedrai cosa succederà,lo hai voluto tu."
Un ghigno gli compare sul volto, mi sta minacciando, non avrebbe potuto fare cosa più sbagliata.
L'adrenalina che avevo dentro si risveglia all'improvviso e mi dà un'immensa carica, parto in quarta ed in pochi secondi lo raggiungo senza nemmeno dargli il tempo di scappare, gli dò una forte testata e subito cade a terra tramortito, mi abbasso alla sua altezza prendendolo per la gola,stringo sempre più forte, lui subito inizia a diventare paonazzo con gli occhi che per poco non gli escono fuori dalle orbite.
"Su avanti coglione, minacciami ora se ne hai il coraggio."
Gli intimo guardandolo negli occhi senza mai sbattere le palpebre con un odio profondo. Riesco a scorgere nei suoi il terrore, che cazzo mi minaccia alle spalle se poi quando gli sono di fronte ha paura, il classico viscido senza palle. Mi fanno schifo le persone così.
"Ti prego, non farmi del male, prometto che ti lascerò in pace."
Mi dice con il poco fiato che gli rimane.
Non vorrei lascialo ma poi lo faccio pensando che avrei potuto ucciderlo in un'altra occasione in mille modi diversi.
Gli tolgo la mano dal collo sbattendogli con forza la testa contro il terreno. Lui subito inizia a tossire ripetutamente. Faccio per andarmene ma prima mi abbasso di nuovo alla sua altezza.
"Ti do un consiglio, d'ora in avanti valuta bene le persone che ti metti contro,la gente potrebbe essere molto pericolosa. E ti giuro che se ne combini un'altra verrò a cercarti e non appena ti troverò ti aprirò in due, prenderò i tuoi organi e li darò in pasto ai maiali."
Dico per poi sputargli in faccia ed allontanarmi verso l'auto. Sto per salire al suo interno quando all'improvviso qualcuno mi spinge con forza contro di essa facendomi sanguinare il naso, mi tengono le mani bloccate, mi dimeno e dopo un po' riesco a voltarmi liberandomi dalla presa. Davanti a me ci sono 6 uomini molto alti e robusti che hanno l'aria di voler farmela pagare. Uno di loro mi si avvicina improvvisamente con l'intenzione di picchiarmi ma gli sferro di colpo un forte calcio nelle palle, lui subito cade a terra urlando e contorcendosi dal dolore ma gli altri vedendo il loro compagno messo a ko vengono alimentati dalla rabbia, uno di loro mi prende con forza e mi tiene ferma, cerco ovviamente di liberarmi senza riuscirci... questo cazzo di bestione è fortissimo. Gli altri iniziano a picchiarmi, cado a terra per il forte calcio allo stomaco che mi hanno dato, loro però continuano e si aggiungono anche quello a cui avevo tritato il calcio e quello che mi teneva ferma, non posso muovermi, non ce la faccio, sono bloccata e dolorante e anche se tentassi di farlo mi ributterebbero a terra per poi riprendere a picchiarmi. Calci pugni, schiaffi, non so per quanto siano andati avanti, perché ad un certo punto punto perdo i sensi.
Mi risveglio tramortita, apro gli occhi e per un attimo mi sento disorientata, poi ricordo dove mi trovo e cosa è successo, cerco di alzarmi raccimulando la poca forza che mi resta, ci riesco a fatica ma un grido di dolore mi esce istintivamente, mi fa male ogni singolo centimetro del corpo, quel bastardo di Ahmed, dev'essere senz'altro opera sua, devono essere stati i suoi uomini che erano lì e avendolo visto in difficoltà sono intervenuti dandomele di santa ragione.
"Giuro che lo ammazzo"
Penso trascinandomi all'auto ed entrando con fatica al suo interno. Metto il moto, voglio tornare a casa il prima possibile, guardo la strada davanti a me, noto che è buio, non me n'ero resa conto prima. Non c'è traffico fortunatamente ed in circa mezz'ora riesco ad arrivare, parcheggio ed esco richiudendola,entro nel portone e prendo l'ascensore, premo il testo 5 e nell'attesa di arrivare mi abbasso il cappuccio della felpa ed osservo il mio riflesso nello specchio, il sangue ormai secco mi cola da entrambe le narici del naso ed ho grossi lividi sul viso, non oso pensare alla miriade domande che mi rivolgerà la bionda non appena mi vedrà, l'ascensore raggiunge il piano ed esco di malavoglia da esso, non ho le chiavi di casa quindi non posso far altro che suonare il campanello,lo faccio ed esito alcuni secondi sulla soglia della porta, poco dopo mi apre ed entro in casa, tengo lo sguardo basso, non voglio che mi veda così.Macarena's pov
Suonano il campanello, mi alzo dal divano su cui ero seduta e vado ad aprire, Zulema entra in casa con lo sguardo basso.
"Ciao bionda"
Afferma intenzionata a dirigersi in camera sua ignorandomi, io però l'afferro per un braccio, non posso permetterlo, ho passato tutto il pomeriggio a chiamarla, ed ora è sera, non so perché ma ero in pensiero per lei,avevo un brutto presentimento.
"Che male cazzo! Lasciami il braccio!"
Esclama voltandosi nella mia direzione, la guardo, è piena di ecchimosi sul viso e del sangue ormai secco le cola da entrambe le narici, che le è successo? Voglio sapere come mai è ridotta così.
Mollo la presa al suo braccio non volendo farle male.
"Che è successo? Perché sei ridotta così? È tutto il giorno che ti chiamo, ero in pensiero."
Le domando con la speranza di ricevere risposte, ma non mi dice nulla.
"Bionda, non sei mia madre né tantomeno sono il tuo fottutissimo cane, non ti devo alcuna spiegazione, sono cazzi miei se sono ridotta in questo stato, non immischiarti e soprattutto non farmi incazzare,oggi non è giornata."
Afferma in tono pacato, quando fa così significa che sta trattenendo la rabbia e che da un momento all'altro potrebbe esplodere ma non mi importa, voglio andare in fondo a questa storia e lo farò in un modo o nell'altro.
"Non sono tua madre, questo è vero ma se ti vedo rientrare così quando invece stamattina sei uscita tutta intera due domande me le faccio. Dimmi cosa ti hanno fatto."
Incrocio le braccia al petto guardandola in attesa di una sua risposta, la vedo sedersi sul divano ma niente, la conosco e so che se ha in mente di non dirmelo non lo farà in nessun caso. Io però non mi do per vinta, voglio saperlo e riuscirò a farle sputare il rospo a qualsiasi costo.
Vado in bagno e prendo dell'acqua ossigenata e del cotone, poi torno in soggiorno e mi siedo accanto a lei sul divano.
"Vuoi medicarmi nella speranza di farmi parlare? È inutile, non ti dirò nulla."
Dice ridendo, io intanto verso dell'acqua ossigenata sul cotone e mi avvicino ulteriormente a lei passandoglielo sotto le narici.
"Non me ne vado solo perché non ne ho la forza ma non provare mai più a medicarmi,capito biondina?"
Mi domanda Zulema guardandomi con la testa appoggiata allo schienale del divano, nei suoi occhi riesco a scorgere la sofferenza ed il dolore,mi fa un'immensa tenerezza vederla così.
"Lo faccio per te."
Le rispondo con un sorriso.
"Nessuno ha mai fatto qualcosa di buono per me, grazie bionda."
Mi dice sfiorando la mia mano libera e stringendola alla sua, è così indifesa, fragile e più la guardo più capisco che non è una persona cattiva come può sembrare, ha solo bisogno di sentirsi amata, che ci sia qualcuno che tenga a lei come non è mai stato.//Spazio autrice//
Buon pomeriggio a tutti, come state? Spero bene.
Oggi mi sono sentita parecchio ispirata e quindi ho deciso di coglierla al volo e scrivere.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,fatemi sapere la vostra opinione nei commenti e,se vi va lasciate una ⭐
Vi voglio bene,a presto.
~D 🌹💗
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Collateral love •ZURENA•
Romance"Sapevo bene che stavo sbagliando ma era come se in me ci fosse qualcosa di incontrollabile ed irrazionale che mi spingeva a cercarla e a desiderarla costantemente." Erano così diverse ma al tempo stesso così simili ed era come se si completassero a...