Recensione di revaelio
Delirium è un testo, in fase di stesura (al momento consta di 33 capitoli di narrazione e 3 capitoli introduttivi), catalogabile nella grande famiglia delle teen fiction, date le tematiche affrontate, le strategie narrative e le scelte riguardanti luoghi, personaggi e trama. Può essere classificato anche come thriller, vista la presenza di un sottotesto proteso verso il mistero, intenzionato a creare suspense e inquietudine.
Questo romanzo si apre con un prologo molto misterioso, a tratti anche troppo (devi rileggerlo qualche volta perché ci sono talmente tante cose accennate, messe lì proprio per generare un clima particolarmente ansiogeno, che ti fanno fare molta confusione), ma che ti dà la giusta spinta per proseguire la lettura. Particolarmente azzeccata è stata la scelta della scrittrice di inserire le giuste parole chiave, utilissime per entrare nella vicenda. L'unica cosa che mi è parso di non cogliere molto (e che sicuramente avrebbe reso la scena molto più tangibile), è la presenza di qualche riferimento ai cinque sensi. Sì, okay, l'atmosfera è pesante ed è buio tutt'intorno. Ma poi?
Ho provato a chiudere gli occhi e a visualizzare la vicenda interiormente.
Spesso quando si leggono determinati libri - e questo non accade perché sono scritti male, anzi - non si riesce a stare al passo con le immagini ricreate, a causa dello stile dello scrittore o della scrittrice. Non c'è verso di instaurare un'empatia istantanea. Devi fermarti; rileggere, varie volte, vari pezzi; chiudere gli occhi e visualizzare la scena. Dopo è tutto più chiaro.
Purtroppo, nonostante abbia provato ad immergermi totalmente nella lettura, la mancanza di alcuni stratagemmi (come, appunto, l'utilizzo di riferimenti ai cinque sensi), che avrebbero donato un po' più di colore e rotondità, si sentiva. Per creare un buon thriller, è sconsigliato lasciare, per così dire, l'evocazione dei sensi, al caso. Ma, buttando un'occhiata qua e là, si può sistemare questo aspetto del testo in pochissimo tempo. Dipende tutto da quanto in alto si vuole puntare, ma Delirium ha le carte in regola per puntare proprio dove desidera. Daje così.I quattro capitoli successivi sono ambientati a diciotto anni di distanza dal prologo. I protagonisti sono Zoey e la sua inquietante voce interiore, i suoi amici, Harry e Costance (che avevamo trovato già nel prologo).
Quasi subito mi sono resa conto che, la famosa mancanza di profondità a cui accennavo prima, in riferimento al prologo, si nota anche nella descrizione dei personaggi. Che sia voluto? Non saprei dirlo. Ci sono molte situazioni in cui questi vengono presentati come fossero tipi fissi, cliché visti e rivisti: Harry, che è il bullo con il padre violento [tra l'altro, se non sbaglio, fa il meccanico (o comunque un lavoro che, se analizzato solo ed esclusivamente in una visione letteraria, viene inteso come basso e degradante) e che quindi incarna la figura del bifolco che si esprime con la violenza] e la madre sottomessa all'autorità del maschio alfa; il personaggio lgbt che si sente strano e che vorrebbe fare coming out; la stessa Zoey, ragazza dal passato turbolento, che però non riesce a farsi valere per paura di come potrebbe reagire la gente che le sta intorno. Con ciò, però, non voglio dire che sia sbagliato inserire personaggi simili in un racconto, penso solo che potrebbe essere molto più interessante dargli una voce unica, nuova e diversa, appunto, dal semplice cliché masticato e rimasticato. O no? Io penso di sì.
O, almeno, si potrebbero evitare quelle file di aggettivi, che ti dicono che tizio, caio e sempronio sono uno biondo, uno moro, uno peldicarota eccetera eccetera. Diamo un anima a questi personaggi, anziché una semplice immagine identificativa!
Anche se sono dell'idea che i primissimi capitoli di un libro siano di VITALE importanza (quindi devono essere puliti, profumati, leccati e ben acconciati, non c'è verso), e che abbiano pochissimissimissimo margine di errore, voglio spezzare una lancia a favore della scrittrice e rimproverare un pochino me stessa, dato che, con 5 o anche 8 capitoli, non si riesce a costruire un giudizio complessivo. Certo, un'idea si riesce ad averla, ma non si può mai sapere se, magari, leggendo il libro per intero, si arrivi a dire "sì, okay, ci sono degli errori, certe cose possono essere migliorate, ma, alla fin fine, bella lì. Sono comunque soddisfatto". Questo è un dato di fatto. Ci sono due cosine che però, a priori, mi sento di dover biasimare.La prima cosa, meno grave (e dico "meno" grave, perché credo sia dettata da errori di distrazione o di battitura), ho notato che ci sono degli errori nella scelta del tempo verbale. Alcune frasi, iniziate al passato prossimo, passano poi all'imperfetto e, alla fine, arrivano a toccare il passato remoto. Sicuramente si tratta di sviste, però è bene segnalare ogni elemento da rivedere, così da non cadere più in errore.
La seconda cosa, a mio parere, più grave, riguarda la punteggiatura. Per carità, a tutti capita di fare degli errori. Anche ai professionisti (e anche a me... più spesso di quanto voglia ammettere ahah). Il problema è che, questa cosa, crea degli spasmi e delle interruzioni nella lettura, non facendoti intonare bene le varie frasi, confondendoti e costringendoti a rileggere mille volte.
Ecco una pillola informativa, da parte del mio adorato professore di grammatica dell'università. La sequenza dei segni di punteggiatura analoghi alla virgola, partendo dal meno intrusivo, arrivando al più intrusivo, sono: virgola, parentesi e trattino.
Il trattino e le parentesi, tra l'altro, devono essere usati con molta parsimonia. Quindi, virgole, venite a noi! Non bisogna avere paura di usarne anche molte in una stessa frase, basta che siano inserite con criterio.Ultimissima cosa. Mi voglio rivolgere direttamente a ChiaraStone92, perché è un parere personale, più che altro. Un consiglio da "collega". Ho notato anche io, come altre persone, che hai deciso di non seguire la regola della lettera minuscola, messa al verbo dichiarativo che segue un discorso diretto. Hai già spiegato che è una scelta stilistica. Io, però, nel mio piccolo, ti consiglierei di seguire la regola effettiva. Io facevo un errore diverso, ovvero mettevo il punto dentro le virgolette, pur avendo un verbo dichiarativo all'esterno. Non ti dico come mi hanno derisa poi (a ragione, però)!! Quindi, non so se ci sono dei motivi precisi che giustificano la tua procedura, ma, nel dubbio, sii molto prudente con queste cose.
Ah, quasi dimenticavo, sembrerà una piccolezza, ma è sempre meglio usare i trattini lunghi o le virgolette basse, per i discorsi diretti. Vanno bene anche le virgolette alte, ma è meglio evitarle, perché poi ci si ritrova inguaiati, nel momento in cui si vuole inserire una citazione o una definizione.Per concludere, posso dire che la lettura di Delirium è stata gredevole. Il testo ha del potenziale che, sarebbe bene, venisse espresso. La trama è interessante, ma bisogna lavorare un po' sulle descrizioni, sia dei personaggi che dei luoghi. La grammatica è complessivamente corretta, attenzione però agli appunti che ho fatto. Non ho trattato il dettaglio della copertina, semplicemente perché non sono un'esperta, perciò il voto che ho dato è stato stabilito in base al mio personalissimo gusto.
Punteggio:
copertina ..................... 4/5
grammatica .................. 3/5
stile ........................... 3/5
intreccio ...................... 5/5
personaggi e luoghi................... 2,5/5Voto finale: 17,5/25
Sono certa che sentiremo tutti parlare di nuovo di questo libro.
Spero di essere stata utile e ringrazio ChiaraStone92 per aver deciso di partecipare a questo servizio recensioni!
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