Capitolo 18

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Era inizio Giugno, le cose iniziarono a stabilizzarsi. Durante il mese passato il gruppo tornò ad uscire insieme, non tutti i giorni ma più di prima. Noah e Julienne divennero ancora più affiatati di prima, uno era la priorità dell'altro, spesso e volentieri si vedevano per fatti loro, da soli, solo per raccontarsi storie, darsi consigli e ridere di tutto e di nulla. Noah entrò a far parte della vita di Julienne a trecentosessanta gradi, conobbe la madre, il padre e il fratello minore. Julienne aveva due appartamenti sullo stesso piano pertanto, la maggior parte delle volte, i due passavano il tempo nell'appartamento desolato. Era ancora incompleto, come se fosse in costruzione. Solo una camera era agibile: un piccolo salotto adornato con le cose più disparate trovate in giro e gettate lì a caso ma, nonostante tutto, sapeva di casa. Le serate, per quanto statiche, comunque riuscivano a trasmettere un senso di divertimento misto a serenità. Julienne conobbe un ragazzo, il suo nome era Matthew. Lo conobbe la sera del compleanno del fratello di Anthony, aveva degli occhi oscuri, i tipici occhi che l'avevano fatta innamorare di Gabriel ma, a differenza sua, Matthew sembrava sereno, come se non nascondesse nulla, come se nulla lo stesse rincorrendo. "È strano parlare con qualcuno di normale." Disse Julienne verso Noah in una giornata di pioggia a casa sua. Ed era realmente strano, era strano vedere Julienne finalmente felice, senza ansie, senza preoccupazioni, senza avere il timore che qualcosa potesse accadere, che qualcuno potesse tradirla. Spesso Noah dimenticò che in tutta quella faccenda ci furono anche altre persone a soffrire di quelle dinamiche, a partire da Julienne per finire ad Anthony che, come suo solito, si batté fino all'ultimo pur di ritrovare il gruppo che tanto amava. Noah aiutò Julienne nell'inviare alcuni messaggi al ragazzo che le interessava ma spesso ritrovò in quelle parole ciò che avrebbe voluto dire a Gabriel. Voleva o no, purtroppo l'uscire tutti i giorni, o quasi, non lo faceva stare bene. Una sera Noah e Julienne si presero del tempo per loro e, avanti ad una birra, iniziarono a parlare.

«Non sta funzionando.» Disse Noah buttando giù un sorso di birra.

«Non ti stai trovando bene?»

«Si è rotto qualcosa... non so cosa.»

Julienne lo guardò per un attimo per poi accendersi una sigaretta.

«Dovresti iniziare a fregartene.»

Noah la guardò. «Ma cosa centra?» Domandò Noah ridendo per quella frase che sembrò essere buttata lì tanto per.

«Non lo so, non ti sto capendo e ho detto una cosa a caso.» Julienne rise.

«Parlo dell'uscire col gruppo.»

«Come mai non ti trovi più? Siamo stati bene questo inverno.»

«È che...»

«Per via di Gabriel?»

«Credo di sì.»

«Perché non provate a parlare? Eravate così uniti anche quando avevate deciso di non essere più nulla, perché siete arrivati addirittura a non parlarvi più?»

«Sai come la pensa a riguardo.»

«Sì, e per me sta sbagliando.»

«Ma è la sua scelta e va rispettata.» Disse Noah. «Lo sai che famiglia ha Julienne, tu l'hai conosciuta.»

«Sinceramente io tutt'ora non ho capito quello che vuole dalla vita.» Julienne buttò giù un po' di birra.

«Mancano tre settimane e torneremo al villaggio.» Disse Noah osservando un punto fisso. «Ci pensi?»

«Non posso crederci... è volato questo inverno, forse anche grazie alla quarantena.»

«Soprattutto grazie alla quarantena.» Commentò Noah. «Non so come mi sento a riguardo.»

«Parli del villaggio?»

«Già.»

«Se c'è una cosa sicura in questo mondo è che il villaggio rimarrà sempre il villaggio, qualunque cosa accada.»

«Sai se verrà anche quest'anno?»

«Non so nulla, non ci parliamo granché ultimamente, è un po' distante.»

«Ha ripreso ad uscire con quel gruppo che aveva accantonato per noi.» Disse Noah.

«Oddio, quello con quegli idioti?»

«Sì...»

Julienne bevve. «È grande e vaccinato, è libero di fare quello che vuole.»

«Voglio solo scappare via, giuro.»

«Tre settimane.» Disse Julienne sorridendogli «Tre settimane, e sarai libero.»

Noah sorrise.

«Ma.» Iniziò la ragazza. «Fino ad allora, starai con me! Mi aiuterai con Matthew visto che sei così bravo con le parole.»

«Non vi siete ancora organizzati per un incontro?»

«Macché, ancora non mi chiede di andarci a prendere un caffè, non so che fare.»

«Chiediglielo tu, no?»

«Io? Piuttosto smetto di sentirlo.» Disse la ragazza ridendo. «Facesse lui la prima mossa, ho dato fin troppo nell'ultimo anno.»

«Hai ragione, beh vedremo questa sera come andranno le cose.»

«Quindi vuoi raggiungere gli altri al parco?»

«Sì.» Disse Noah per poi tirare un sospiro. «Abbiamo fatto trenta facciamo trentuno.»

«Questo è lo spirito giusto!»

«Iniziamo ad avviarci.» Disse Noah.

«Aspetta!» Il suono di una notifica li bloccò. «È lui!» Urlò Julienne.

«Matthew?»

«Sì! Che gli scrivo?»

«Che ti ha scritto?»

«"Sono al parco, tu e il tuo amico volete unirvi? Vi offro qualcosina."»

«Aspetta, quel "tuo amico" sarei io?» Domandò Noah perplesso.

«Sì.» Julienne rise.

«Non reggerò la candela.»

«Dai Noah!»

«Ma ti pare?»

«Dai, mi sento in imbarazzo se non ci sei.»

«Non è che sarò con voi per sempre eh, non è che quando vi bacerete vi scatterò la foto, devi imparare a cavartela da sola.»

«Un'ultima volta, ti prego. Berrai anche gratis!»

Noah alzò gli occhi al cielo.

«E va bene, andiamo, ma è l'ultima volta.»

Mentre si avviarono verso il parco un'altra notifica colse la loro attenzione ma, questa volta, proveniva dal telefono di Noah. Quando lo accese vide il nome di colui che lo aveva scritto. Il suo cuore iniziò ad accelerare e strinse involontariamente il braccio della ragazza che era lì affianco a lui. Era Gabriel.

Come un tuono all'improvviso: Parte IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora