Epilogo

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«Chi è?» Domandò Julienne fermandosi sul marciapiede.

«È Gabriel.» Disse Noah con un'espressione di stupore.

«Cos'ha detto?»

«Vuole che lo raggiunga al parco.»

«È sicuramente con gli altri, andiamo.»

I due iniziarono ad avviarsi verso il parco inconsci di ciò che sarebbe successo. Le aspettative erano pari a zero, entrambi volevano vivere una serata normale, tranquilla, un ritorno alla quotidianità se possibile. Arrivati al parco cercarono il loro gruppo in mezzo a quella folla immensa di persone. Nonostante il virus nulla era cambiato, l'incoscienza delle persone era lì, era rimasta, nonostante tutto, nonostante ciò che fosse successo e i morti provocati da quella malattia che irreparabilmente cambiò parte del loro inverno. «Sono lì, vedo Daniel giocare a palla con gli altri.» Disse Julienne indicando un gruppetto vicino alla collinetta.

«Ce l'avete fatta!» Dissero due ragazze.

«Fanny, Julie, ci siete anche voi?» Domandò Julienne.

«Sì, i ragazzi stanno preparando qualcosa, non ci vogliono dire nulla.» Disse Julie.

«Stanno facendo gli idioti da quando siamo qui.» Aggiunse Fanny.

«Sono tutti a giocare a palla?» Domandò Noah.

«Sì, siamo rimaste solo noi due, Alexia e Joseph hanno litigato e sono andati via ognuno per fatti propri.» Disse Fanny.

Julienne roteò gli occhi. «Tanto domani risolveranno tutto come sempre, è una storia vecchia come la terra.» Disse poi sedendosi su un telo. «Sedetevi anche voi ragazzi.»

Noah guardò il gruppo giocare a calcio, cercava Gabriel con lo sguardo ma non lo trovò.

«Julienne!» Noah si avvicinò all'orecchio dell'amica. «C'è il tipo con cui ti stai sentendo.» Le sussurrò.

Julienne si sistemò i capelli. «Dove?»

«Guarda dritto e poi a sinistra.»

«Lo vedo! Sta venendo qui!»

«Fai finta di abbracciarmi.» Disse Noah.

«Non c'è bisogno di fingere.»

I due si abbracciarono.

«Julienne!» Una voce maschile li fece staccare da quell'abbraccio.

«Hey!» Rispose lei. «Sei qui.»

«Sì, come sempre, no?» Disse il ragazzo ridendo.

«Già, io sono appena arrivata.»

«Vuoi una birra?» Domandò il giovane.

«Perché no.»

«Andiamo allora.»

Julienne si voltò per guardare Noah, come se gli stesse chiedendo il permesso di poterlo lasciare, come se gli stesse chiedendo il permesso di essere di nuovo felice. Noah rispose semplicemente con gli occhi: sprizzavano gioia da tutti i pori, era felice per la sua amica, era entusiasta, emozionata, rimbambita per qualcuno che sembrava ricambiare i suoi stessi sentimenti. In quel parco, quando Noah fu abbandonato ai suoi pensieri, notò più coppie del normale. Iniziò a sentirsi improvvisamente solo, per quanto avesse imparato ad apprezzare la sua compagnia c'era comunque qualcosa che gli mancava, qualcosa che lo faceva sentire stranamente vuoto. Forse erano le coppie attorno a lui, forse era perché sembravano tutti avere qualcuno al proprio fianco. Noah era solito avere Julienne e ora che lei non c'era non sapeva cosa fare, non sapeva con chi stare. Passò circa mezz'ora e il gruppo smise di giocare a palla e iniziò ad avvicinarsi ai teli. «Buonasera capo!» Urlò Daniel mezzo sudato. «Quando sei arrivato?»

Come un tuono all'improvviso: Parte IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora