Capitolo 14

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Era la mattina di Natale, Noah aprì gli occhi e subito sorrise. Non appena scese al piano inferiore si rese subito conto di essere l'unico già sveglio. Inviò un messaggio ai suoi genitori per poi farsi una tazza di cioccolato caldo da bere all'esterno. Nevicava molto quel giorno, il che lo rendeva ancora più speciale. Uscito fuori, Noah si sedette sugli scalini di legno dell'ingresso e guardò le montagne innevate. Tra un sorso e l'altro gli venne qualche brivido di freddo ma dopotutto valeva la pena soffrire leggermente per quel momento magico. Gli arrivò un messaggio.

"Buon Natale pulce." Era di Fabien.

Quando Noah lo lesse sorrise. "Aspetto il mio regalo con ansia! Buon Natale anche a te."

Erano passati due giorni dalla loro conversazione sul divano. Fecero finta di nulla, perché c'era davvero poco che potessero fare. Come era solito ripetere Noah "al cuor non si comanda" e non c'era frase più vera in quel determinato contesto. Fabien si dimostrò essere di un livello di maturità unico, un livello di maturità che Noah non aveva mai visto in nessuno. Forse era per il suo passato o forse perché realmente teneva a Noah, quello che però lo stupiva era come riuscissero a stare insieme senza pretendere nulla dall'altro: attenzioni, frasi dolci o sorprese, nulla di nulla. Si vivevano attimo per attimo, come si erano ripromessi sin da quando si erano conosciuti.

"Porterò un po' di zabaione, va bene?" Domandò via messaggi Fabien.

"Va benissimo, tranquillo." Rispose Noah.

Alexia lo aveva invitato per il famoso cenone di Natale e, dato che erano solo ragazzi, avrebbero potuto fare per una volta una strappo alla regola: bere tanto anche a Natale. Noah rientrò e corse in bagno per prepararsi: prima si sistemava prima si era tolto la rogna di dover aspettare fuori al bagno tutti gli altri. Durante il corso della mattinata, uno dopo l'altro, i ragazzi si svegliarono e iniziarono a prepararsi per preparare successivamente la tavolata. Alle 16:00 i ragazzi avevano sistemato tutto, aspettavano solamente l'ospite d'onore. Erano le 17:00 e Fabien bussò alla porta. Noah aprì e lo baciò. Tutti si scambiarono gli auguri e, subito dopo, iniziarono a tergiversare mentre Alexia finiva di cucinare il primo. Si formarono piccoli gruppetti: Daniel e Anthony erano per conto loro, Gabriel fuori a fumare da solo mentre Julienne e Joseph erano gli assistenti della cuoca. Noah e Fabien si misero sul divano ed iniziarono a scherzare come era al loro solito fare, tutto sotto i felici occhi dei loro amici.

«È pronto!» Urlò Alexia per farsi sentire anche da Gabriel.

Tutti si sistemarono ai posti predesignati e la cena continuò senza alcun intoppo. Noah rimase stupito dal silenzio maturo di Gabriel, si aspettava come minimo qualche battuta ma, quella sera esatta, c'era un'aria particolarmente tesa. Parlarono del più e del meno, Fabien ne approfittò per conoscere meglio individualmente ognuno di loro, ognuno dei ragazzi che faceva parte della vita di Noah, il ragazzo che seppe stupirlo dalla testa ai piedi. La serata arrivò finalmente al momento clou: l'alcol. Organizzarono uno dei loro giochi da villaggio e, in un men che non si dica, tutti si ritrovarono mezzi brilli. L'aria finalmente iniziò ad essere più leggera ma, nonostante tutto, qualcosa non tornava, erano tutti troppo "impostati" e Noah se ne accorse subito. Si fece notte profonda, la neve non cessò di cadere per tutto il giorno e, verso la sera, peggiorò drasticamente. Alexia invitò Fabien a rimanere con loro per la notte, gli offrì persino la camera sua e di Joseph per lui e Noah ma, come volevasi dimostrare, Fabien mostrò la sua gentilezza fino all'ultimo rifiutando educatamente. Erano le 03:20 e la maggior parte dei ragazzi era chi sul divano, chi nelle proprie camere dopo una buona dose di vomito e lamenti nel bagno. Fabien si addormentò su una poltrona vicino al caminetto accesso mentre Noah, come suo solito, rimase sveglio con quel poco alcol che aveva assunto durante la serata ma che, nonostante tutto, gli diede parecchio alla testa. Gabriel era avanti alla porta d'ingresso ad osservare la tormenta di neve, in silenzio, proprio come all'inizio della cena. Durante tutta la sera proferì parola raramente, come se quello non fosse più il Gabriel che Noah conosceva, come se sotto sotto qualcosa fosse successo.

Come un tuono all'improvviso: Parte IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora