46• Sasso in faccia.

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Sono distesa sul letto, ma non riesco ad addormentarmi e non perché mi sento in colpa o robe simili, ma perché Logan sta lanciando dei sassi contro la mia finestra. Prima o poi me la spaccherà.

Decido di alzarmi sbuffando e dirigermi verso la finestra. Appena la apro, mi arriva un sasso dritto in faccia facendomi malissimo e noto Logan tapparsi la bocca guardandomi preoccupato dal giardino.

«Dopo questa ti conviene andare a dormire.»

«Non l'ho fatto apposta!»

«Quale persona sana di mente lancia sassi? Potevi benissimo mandarmi un messaggio.» Mi lamento massaggiandomi la parte colpita.

«L'avresti ignorato.»

Dimentico che mi conosce fin troppo bene.
«Quindi hai deciso di spaccarmi la finestra per avere un po' di attenzioni?»

«Detta così la fai sembrare una cosa stupida, ma sì.»

«Perché è una cosa stupida. Vai a dormire.»

«Non hai neanche un po' di pietà per questo bel faccino?» Chiede guardandomi come un cane bastonato facendomi sbuffare.

«Quella faccia non funziona dopo avermi tirato un sasso in faccia.»

«Ho già detto che non l'ho fatto apposta!» Si lamenta.

«Fidanzatini, andate a litigare fuori, qui qualcuno sta cercando di dormire!» Urla Lucas facendomi sprofondare dalla vergogna.

«Lucas sta zitto, stavo ascoltando.» Si intromette Cecilia.

«Dilettanti, io ho registrato tutto.» Si aggiunge mio padre.

Ora, voglio veramente morire.

*****

«Cosa c'era di così importante?» Chiedo camminando in ciabatte sul marciapiede vuoto cercando di dimenticare ciò che è accaduto prima.

«Andiamo a quella festa di Lorenzo?» Mi chiede sottovoce, mentre io mi volto verso di lui per guardarlo furiosa.

«Scherzi, vero?! Mi hai tenuta sveglia per questo?!»

«Ovviamente no, ma se ti dicessi il vero motivo ti infurieresti ancora di più.»

«Sei veramente-» Mi allontano trattenendo un urlo di frustrazione mentre lui mi segue silenzioso.

«È bella.»

«Non parlare.» Dico sedendomi su una panchina incrociando le braccia, per poi guardare il cielo dal quale non è possibile vedere niente. «Hai ragione, la notte è bella.» Rispondo ricordando l'affermazione che ha fatto prima.

«Mi riferivo ad altro.»

Mi volto a guardarlo confusa e lui fa lo stesso sorridendomi dolcemente.
«A cosa?»


«A te.»

«Ci hai provato, ma non funzionano queste scuse.»

Lui accenna ad una piccola risata.
«Non sei credibile se ti copri il viso e ti distendi sulla panchina cacciando piccoli urletti di gioia.»

«Sta zitto.» Mi lamento mettendomi a sedere, tenendo le ginocchia con le braccia, sentendomi tremendamente in imbarazzo.

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