홍콩

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To capture a predator

You can't remain the prey

You have to become

An equal
In every way

-Become the Beast-

Ki-Bum aveva sempre odiato gli ospedali.
Non poteva accadere nulla di buono in quei luoghi, non in quelle stanze con l'odore rivoltante di candeggina, in quei corridoi di un bianco innaturale e accecante.
Erano altre tombe, altre prigioni, altre bugie e false fedi a cui era inutile aggrapparsi.
Avrebbe voluto fuggire da quell'inferno sceso in terra così simile ad una tortura crudele, ad un castigo divino scelto appositamente per farlo soffrire ogni maledetto secondo della sua esistenza, mai un'eccezione.
Aveva solo dodici anni Ki-Bum e aveva passato gli ultimi due anni in stanzette claustrofobiche, come se il suo destino fosse talmente incerto da non dargli nemmeno un'opportunità.

Da sempre odiava accompagnare suo padre ad eventi in cui tutto girava solo su un' ipocrisia del tutto insopportabile, era la dimostrazione di quanta cattiveria erano capaci di covare quei falsi potenti, quegli stronzi patetici, che credevano di reggere il mondo con le loro ossute spalle coperte da costose camice di seta.

Quella sera credeva di aver avuto un crampo facciale, la mandibola gli scricchiolava in un suono orribile, sotto gli sguardi dei potenti uomini d'affari che mettevano in luce anche la sua presenza e lo giudicavano come se fosse un'importante contrattato da firmare, e il bambino vorrebbe che la smettessero, ma lui è il vanto che il padre sfoggia al suo fianco, il più bel gioiello di tutta la provincia del Gyeongsang Settentrionale, che ancora doveva sbocciare. Un futuro assicurato a cui Ki-Bum non voleva appartenere.
Forse fu per questo che quando non aveva prestato attenzione alle parole di un ospite, che blaterava dopo qualche bicchiere di vino di troppo con il Signor Kim riguardo al futuro del mercato economico, o forse fu il modo svogliato in cui rispose alla sua domanda che simbolò la sua fine.

Si sentì artigliare il braccio dal padre e venne trascinato in una zona più appartata, e desiderò sparire... Andava bene tutto pur di non sentire le sue mani addosso, a costo di utilizzare uno di quei calici tanto preziosi per puntarlo alla giugulare dell'uomo, nonostante non avesse la minima idea di dove iniziare per fare fuori qualcuno. L'idea gli accarezzò la mente preso dalla paura... Lo avrebbe punito dolorosamente, prima di darlo ai suoi uomini di fiducia per ricondurlo a casa, e continuare la sua elegante ed importante serata, come se nulla fosse successo.

Invece era arrivato qualcuno a fare giustizia e a farlo per lui.

Quando suo padre era morto davanti i suoi occhi con la gola tagliata, non aveva sentito nulla. Nessun dispiacere.

Sapeva fosse giusto così... Lo sapeva per tutto quello che aveva visto, e per tutte le volte che lo aveva picchiato perché insoddisfatto, perché gli andava, e il bambino si ritrovava poi a piangere rinchiuso nella sua stanza in completa solitudine. Iniziava a pensare di essere un fantasma della sua stessa enorme casa, sperando che un giorno potesse divenire parte di quelle mura e smettere di esistere.

Invece la sua esistenza era ancora in questo mondo. Non era riuscito a sfuggire al male.

Ki-Bum stesso era stato la distrazione inaccettabile di un Cacciatore.

Dovevano morire tutti nella missione, invece non avevano pianificato un bambino, talmente sfuggente da essere quasi perso di vista anche da un Cacciatore, il quale lo aveva scoperto solo per le tracce di sangue che conducevano al ragazzino ferito nascosto nell'angolo più remoto della lussuosa sala in cui si era consumata una carneficina.

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