Liebestraum No.3 (Love Dream)

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Se Taemin avesse dovuto ricordare le ultime parole della sua mamma furono diciannove anni fa, nella cameretta di suo fratello di appena sette mesi, prima di andare a letto.

Park Mi-yon era una pianista che suonava nei teatri e nei concerti, era quello prima di essere la sua mamma. Aveva lasciato però la scena per la famiglia. Specialmente quando aveva scoperto di aspettare il suo primogenito.
Era stata durante un esibizione, in cui suo padre da spettatore per via di invito, durante una missione diplomatica. Aveva visto quella splendida pianista, dalla candida pelle e i capelli scuri acconciati in modo da lasciare in vista il suo dolce viso, esibirsi in quella che era una melodiosa forma d'arte.
Fu come un Sogno D'amore, il brano che la musicista aveva suonato con passione, contornata da quello splendido abito blu cielo. Le note galleggiano nel silenzio della platea.

Continuano ad aleggiare, anche dopo che le vibrazioni sono terminate e Woo-Bin aveva dimenticato come si respirasse. Il suo corpo, così sensibile alla musica, si è lasciato cullare e niente aveva mai calmato il suo spirito così provato dalla sua vita e dal profilo della musicista che teneva ancora i suoi profondi occhi chiusi, anche dopo aver finito di suonare. Le aveva mandato un mazzo di fiori con un biglietto firmato, folgorato da lei.

Da quella sera non si era più perso una sua esibizione, ovunque potesse raggiungerla, e le aveva sempre lasciato un mazzo di rose blu.
Dal significato unico, proprio com'era quella donna ai suoi occhi, e la luce che emanava quando lasciava che la musica prendesse il sopravvento.

-Mi lusingate con i vostri fiori, Soldato.- lei odorava quegli splendidi fiori, osservando enigmatica il giovane all'epoca nemmeno trentenne attraverso il suo sguardo attento, quando veniva nel suo camerino.

-Tu riesci ad incantarmi, Mi-yon.-

Brevi frasi, sguardi sempre più cercati e agognati, lettere che avevano iniziato a scambiarsi che diventano via via sempre più attese e sempre più lunghe, i primi appuntamenti come delle fughe romantiche a tarda serata. La prima volta era avvenuto dopo un concerto ed era stata proprio la giovane pianista a dirgli con il carezzevole timbro solo di aspettarla per quella sera, e poi... Era semplicemente avvenuto, come lo smettere di cercare qualcosa che per troppo tempo si era aspettato.

Taemin a sei anni voleva fare l'astronauta, perché trovava le stelle vive e splendenti, si facevano vedere solo quando lo volevano loro, e solo quando il cielo era una tavola nera come gli occhi della mamma. Invidiava il loro modo di essere, desiderando di poter diventare in quel modo.
Però poi il suono della musica gli faceva dimenticare lo spazio, e lui capiva già che quel richiamo era il suo posto.
Amava sentire tasto per tasto, ogni nota che risuonava da quello strumento, come amava i dischi pop.
Spesso dalle scale del piano superiore vedeva i suoi genitori ballare, curioso com'era li osservava di soppiatto, scrutando come la mamma si scatenasse, alzando poi gli occhi sopra la rampa delle scale e accorgendosi di lui.

Lui amava ballare con la mamma, ma quando era papà a farlo sembrava qualcosa di più speciale. Forse per questo gli piaceva osservarli.
Anche se storceva il naso quando vedeva i suoi genitori scambiarsi effusioni e baci.

Suo padre poi lo metteva a letto, sorridendo e facendo un saluto militare che lo faceva sentire importante.

Era la sua vita, semplice e felice. Almeno fino a quella notte.

Ricordava ancora di essersi seduto sulla panchetta del pianoforte, agitando le gambe perché ancora non toccava terra. La mamma gli aveva insegnato a leggere gli spartiti, ma in quel momento stava semplicemente provando e assecondando la musica che sentiva in testa, felice di toccare ogni singolo tasto. Chissà se a Jimin piaceva la musica, avrebbe voluto prenderlo a fargliela sentire.

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