포식자의 탄생

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-Come sarebbe a dire che Yang Hyun-suk non vuole più parlare?! Ha un accordo firmato con noi.- Yoongi stava per prendersela con un agente sotto di lui all'interno del Quartier Generale per quello che aveva appena riferito.

-I medici dicono che ha avuto uno shock, dopo essere caduto nella sua stanza... I punti che gli avevano messo si sono lacerati, e ha perso molto sangue oltre ad avere degli ematomi non indifferenti. Sembra che abbia anche una mano rotta, e... inoltre il macchinario dell'ossigeno è stato danneggiato dal suo incidente, ha rischiato un'ipossia.- spiegò rigido come una statua. Inespressivo, mentre sembrava gli stesse elencando la sua inutile cartella clinica.

-Vecchio rimbambito.- sbottò adirato, facendo spaventare anche l'agente che era venuto ad informarlo. -Hanno detto quando si rimetterà?-

Il suo tono provocò un sobbalzò nel suo collega che balbettò non sapendo che risposta dargli. Quel modo di non sapere articolare mezza parola fece perdere solo di più la precaria pazienza all'agente, che gli diede le spalle e lo lasciò in asso andando alla ricerca di Namjoon.

Kim Taehyung non aveva più detto una parola, e Jeon Jungkook la stessa cosa, anche se dimostrava apertamente il suo stato di shock. Li avevano tenuti per ore seduti, in una stanza semi buia, ma si erano rifiutati anche di alzare lo sguardo.
Era stato inutile parlare di come si potessero rovinare, di come stessero nascondendo informazioni importanti per delle indagini. Altri agenti al posto loro avrebbero usato i metodi più bruti per farli parlare, ma non si sentivano di alzare un dito su dei ragazzini, in più Namjoon non avrebbe mollato Taehyung a nessun altro agente. Lo avrebbe fatto parlare lui e a modo suo.

Il tempo però era contato e il database aveva avuto dei gravi problemi che avevano mandato in corto diversi informatici, scioccati da come ogni server e software fosse andato completamente fuori uso. Stavano cercando le identità di quei criminali e come rintracciarli. La loro copertura arrivava dall'altra parte del globo, e sarebbero riusciti a risalire a loro molto presto.

Camminò per i corridoi, andando da Seokjin che si trovava in una stanzetta, divisa da un vetro. All'interno osservavano Namjoon che stava ancora pressando Taehyung, completamente muto.

-Ascoltami. Questo non è un fottuto gioco! Merde come queste ti fanno uccidere. Lui non è tuo amico, ti ha nascosto chi è davvero. Non hai idea di cosa sono capaci.- sentì il suo amico e collega pressarlo ancora sugli stessi punti, ormai diventati inutili.

Yoongi sospirò, riconoscendo gli occhi di una persona che non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura.

-Ti chiedo solo il nome del fratello di Park Jimin, non mi serve altro. Fallo almeno per Jungkook che è nella stanza accanto, se non ti interessa di te stesso, Taehyung.-

Taehyung aveva serrato gli occhi e teneva le braccia incrociate al petto, era provato dopo ore senza muoversi, martellato fino allo stremo per tutta la notte. Il nome dell'altro ragazzo non gli era indifferente, e in questo momento Jeon Jungkook era una stanzetta relegato, per ordine del Capo che stava per arrivare a momenti da San Francisco.

-Hai perso le speranze con l'altro ragazzo? Abbiamo usato fin troppo le buone maniere, e si vede.- la domanda di Seokjin era senza nessun tono scherzoso ormai. Teneva gli occhi incollati solo su Taehyung, pensando che stava per cedere. Non credeva che si potesse avere una simile lealtà di fronte a qualcuno, specialmente considerando che avevano ribadito quanto Park Jimin fosse pericoloso e se non lui... I Cacciatori.

-Non è questo hyung, e poi non mi sporco le mani con degli appena post adolescenti.- indurì il tono della voce. Lui aveva visto quei tre insieme -Jungkook non parlerà nemmeno sotto minaccia, non finché Taehyung non cederà. È la sua sicurezza.- aveva capito come ragionasse quel ragazzo, la sua maschera di freddezza era solo quello che non gli permetteva di avere paura. Non voleva credere che uno dei suoi migliori amici lo avesse ingannato. Inconcepibile.
La sua forza d'animo però era indiscussa, attraverso quegli occhi scuri che ti facevano sentire come si sentisse. Parlavano al posto suo.

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