게임의 시작

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Jungkook aveva visto tante volte quelle stanze stile interrogatori nei film o nelle serie TV. Appena si varcava la porta di quell'edificio dall'aspetto ordinario ci si sentiva come attraversati da una scarica di adrenalina che raddoppiava istantaneamente la velocità dei movimenti di chiunque. Qua e là si potevano vedere persone scattare come se fossero state punte da spilli, i telefoni squillavano in continuazione e un brusio sommesso faceva da colonna sonora all'ambiente. Tuttavia, chiunque avesse avuto l'occasione di farci l'abitudine, avrebbe capito che quello che stava accadendo lì dentro in quei giorni era decisamente fuori dell'ordinario.

Aveva perso di vista Hoseok, il tutor di Jimin, appena avevano superato quella stanza.

Taehyung aveva invece un viso senza emozioni, ma che Jungkook conosceva alla perfezione... Lo sguardo ricolmo di preoccupazione e confusione, e del non avere la più pallida idea di dove si trovasse Jimin e se fosse successo qualcosa anche a lui.
Si erano sentiti degli spari fuori dall'Accademia e un gran trambusto prima dell'arrivo di quegli uomini.
In più davanti avevano il tutor, anzi quello che credevano essere il tutor, di Taehyung.

Quando l'FBI aveva fatto irruzione nella loro camera, mentre aspettavano Jimin, dicendo che dovessero seguirli, era stato uno shock. Era accaduto così velocemente da non riuscire a seguire gli avvenimenti.

Credeva che ritrovarsi in casi del genere fosse qualcosa troppo da "film" ,era così irrealistico da risultare impossibile da concretizzare.

Il primo pensiero quando li avevano separati per salire in due macchine diverse, era stato ribellarsi, come se Taehyung fosse l'unico appiglio al momento per non andare nel panico più totale, ma il suo amico lo aveva rassicurato, conoscendo come fosse. Anche il ragazzo dai capelli argentati si sentiva irrequieto, aveva i pugni serrati e non guardava in faccia nessuno che non fosse lui.

Doveva sentirsi molto spaventato.

-Andrà tutto bene, Jungkookie. Stiamo andando nello stesso posto.- e nonostante fosse stata una frase senza nessuna fondamenta, si fidò e non pronunciò una parola.

Kim Namjoon li stava scortando personalmente. Non avevano manette, né niente di simile, ma avevano due agenti dietro le loro spalle, che mandavano il chiaro messaggio che dovevano solo andare avanti.
Almeno finché non si fermarono, perché un altro agente si mise davanti a Namjoon.
Era un giovane uomo perfettamente in ordine, indossava gli occhiali, e aveva in mano dei fogli, forse dei documenti.

-Dove state portando questi due ragazzini?- domandò, lanciando un'occhiata ai due.
Era una domanda che entrambi si stavano facendo.

-L'operazione non è andata a buon fine, Seokjin.- lo informò, l'agente impassibile. -Ho l'ordine di interrogarli, Yoongi arriverà a breve. Hai bisogno di qualcosa?-

-Si, di venire con te.- sospirò. - Sono stato assegnato a questo caso. Ci sono dei nuovi risvolti.- l'informazione prese in contropiede l'altro.

-Da quando?-

-Da adesso.-

Jungkook non aveva idea di come stesse seguendo quello scambio di parole. Caso? Loro erano un caso, per cosa? I loro genitori sapevano quello che stava accadendo, li avevano chiamati o avvertiti?
L'agitazione stava diventando sempre più palpabile, tanto che per poco non fece un passo indietro, ma Taehyung gli prese la mano serrata in un pugno. Il più piccolo non sapeva come Taehyung riuscisse ad avere un simile controllo, ma molto probabilmente lo stava facendo solo per lui.

-Ti stanno declassando hyung?- una terza voce arrivò alle loro spalle, ironica.
Yoongi era appena arrivato, palesemente irritato e con i capelli in disordine, uscito praticamente da un incidente d'auto con un pazzo killer alla guida, ma più che ferito, lui si definiva incazzato nero come una belva.
Hoseok era accanto a lui con un altro agente, la solita espressione felice era sostituita da una seria, le braccia incrociate e strette e non guardava in faccia nessuno.

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