당신을 지배하는 힘

311 14 10
                                    

Even while we sleep
We will find you
Acting on your best behaviour
Turn your back on Mother Nature

Everybody Wants to Rule the World


Paralizzato.
Giorni. Settimane. Mesi.
Jinki non avrebbe saputo dirlo da quanto tempo si trovava in quella posizione in quella cella claustrofobica completamente da solo.

Aveva paura, mentre era rannicchiato contro un muro. Il dolore era troppo da sopportare, lo consumava.
È la sua punizione per aver tentato di agire contro le regole, o per averci provato.

Tra i Cacciatori non c'è posto per i sentimenti.

Trema sul posto coprendosi il viso con le mani, ma cerca di contare il battito cardiaco, tra un respiro e l'altro nel vano tentativo di placare l'attacco di panico montante, ma non può fare a meno di sobbalzare ad ogni grido e rabbrividire ad ogni falso contatto che è solo nella sua testa... Il silenzio, in quel caso, è ancora più terrificante delle urla. Non sa come sia successo di preciso, ipotizza di aver perso conoscenza appena l'adrenalina causata da quella tortura era evaporata facendo colare le sue energie a picco.
Aveva sentito il suo corpo bruciargli fino nelle vene, nelle ossa, i nervi, gli hanno bucato la pelle, la carne, e iniettavano dentro di lui una sostanza corrosivo, acida e era coperto di ematomi, la pelle scorticata e le ecchimosi nel corpo a causa dei colpi che aveva ricevuto, ripetutamente.

"Spero che non ti brucino troppo."

Singhiozza ora che è solo, per aver fallito nel trovare Minho, e perché non credeva di essere tanto cattivo da meritare tutto questo.

Il suo amico aveva aggredito la guardia che lo aveva prelevato, si era aggrappato, urlando inferocito che dovevano lasciarlo stare. Aveva sentito un'arma caricata troppo tardi, e poi il rumore dello sparo gli aveva ferito le orecchie, mentre veniva trascinato di peso.
"Minho! Minho!"

Aveva taciuto appena era tornato nel suo gruppo, tremante. Le corde vocali cristallizzate mentre lo spintonavano a terra e gli intimano di mettersi in fila - li spogliano, li esaminano, li schedano... Respira a fatica mentre cerca di capire dove si trovano, cosa vogliono fargli, e perché.

Le loro espressioni sono indecifrabili, ma lui non deve essere da meno.
Ha sentito aghi in tutto il corpo, sangue che veniva prelevato, molto sangue. Molti si sono ribellati come dei pazzi, e i braccialetti di cuoio sono serviti a tenerli fermi, lui è stato uno dei pochi a non emettere un fiato ben consapevole che la reputazione di facciata era l'unica cosa davvero importante per sopravvivere, ti dava una possibilità. Questo lo aveva imparato da sua Zia, la sorella di suo padre, quando lo avevano accolto in casa, dopo il tragico incidente d'auto dei suoi genitori.

Ci sono dei medici, Soldati in uniforme, uomini adulti che digitano informazioni sul loro conto. A tutti loro danno delle divise grigie da indossare, e controllano che ci sia l'ordine più assoluto.
La polizia non si sarebbe accorta della loro scomparsa? La famiglia non li avrebbe cercati?
Erano stati rapiti.

Il tredicenne tenta di ignorarli ed isolarsi mentre respira con cadenza regolare per non cedere al panico di sentirsi un topo da laboratorio. Pensa a Minho. Lo aiuta come nient'altro, nemmeno il pensiero dei suoi zii gli sembra tanto forte al momento, non quanto Minho e le sue urla.- priorità, è solo questione di priorità...- continuò a ripeterselo, ma non sembrò essere realmente d'aiuto, perché ha paura di quello che starà subendo.

||Brothers||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora