Di nome, ma non di fatto.

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Sette di mattina, la sveglia non la smette di suonare, "Luce alzati" mi dico, "É il primo giorno del quinto anno di superiori in un industriale chimico, non puoi fare tardi."
Dopo una decina di minuti finalmente trovo la forza di alzarmi.
Come uno zombie vado in bagno, apro lo sciacquone della doccia e mi lascio sommergere dall'acqua calda.
I capelli ricci sono indomabili penso tra me e me.
Torno in stanza e mi accorgo che mia sorella ancora dorme, quanto vorrei essere al suo posto, ci portiamo sei anni di differenza, lei si alzerà alle nove e andrà a lavoro, ed io? Mi ritrovo ancora nel circolo vizioso della scuola, sveglia presto e poca voglia di vivere.
Rimango ferma davanti l'armadio, non so seriamente cosa mettere, così dopo un po' opto per dei semplici Jeans larghi, maglietta corta di colore nero e Dottor Marte's.
Sono le sette e mezzo, mi devo sbrigare, alle 8:15 suona la campanella d'entrata.
Dopo essermi truccata scappo in cucina a bere il caffè che mamma mi aveva preparato,vado a berlo eh "cazzo" mi sono scottata il labbro.
Lascio perdere, prendo lo zaino, salgo in macchina e parto, circa 15 minuti e sarò arrivata.
Sono le 8.00, finalmente arrivo al baretto sotto scuola, entro a prendere il caffè e i miei occhi ricadono su di loro, le mie tre migliori amiche.
Siamo tutte e quattro ricce, basse e magre, al quanto simili, ma con caratteri totalmente diversi.
Corro subito ad abbracciarle, era da un po' che non le vedevo, purtroppo lavorando tutta l'estate non ho avuto tempo.
Dopo aver preso il caffè ci avviamo verso l'entrata di scuola.
Vado ad accendere la sigaretta ma una voce stridula mi grida: " signorina, non si fuma".
È Lorenza, la mia bidella preferita, ha circa sessant'anni, ed è una tipaccia, capelli corti e di colore rosso fuoco, mi fiondo su di lei e l'abbraccio.
"Com'è andata l'estate?" Mi chiede
"Beh, ho lavorato tutte le sere, quindi direi bene."
"Direi proprio di sì, dai, corri in classe,è tardi!"
La saluto e mi avvio con le altre verso la classe.
Nel mentre che percorrevamo i corridoi sicure di noi stesse e ridendo come matte tutti si giravano a guardarci, una ragazza di terzo girandosi ad una sua amica enfatizza dicendo :" sono tornate le quattro".
E si, eravamo finalmente tornate.
Arrivate in classe io e Sara come ogni anno ci appropriamo degli ultimi due banchi in fondo la classe.
Sara è la mia persona, come Cristina per Meredith,non so come potrei vivere senza di lei, ha gli occhi color miele e i capelli lunghi ricci che tendono sul biondo, al contrario di me che ho un caschetto riccio mogano, bruciati un po' dalle troppe tinte, i miei occhi hanno un colore comune, sono di un semplice marrone.
Ci sediamo ed iniziamo a parlare con Clara e Sofia che intanto si erano sedute davanti a noi.
Le nostre risate vengono interrotte da un silenzio tombale, allora mi zittisco,prendo il telefono, ed inizio a scrivere un messaggio a Daniele.
Daniele non è il mio ragazzo, ma è il mio migliore amico, qualche volta è capitato di esser andati a letto insieme, ma è solo perché ci annoiamo ed io non ho la testa per una relazione seria.
Nel mentre, la porta si chiude e tutti iniziano a dire "buongiorno professoressa."
Io non curante, continuo a scrivere sul telefono fino a quando:
"Luce,Luceee " bisbiglia Sara e mi lancia una gomma sul petto.
"Cosa?, cosa vuoi?" Le rispondo io, infastidita.
"Ma l'hai vista?
Abbiamo sempre avuto vecchie bizzoche , non credo sia la nostra nuova professoressa di chimica."
Alzo lo sguardo dal telefono e "cazzo"....

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