VALERIO, LE INDAGINI CONTINUANO

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III

Valerio stava sistemando le ultime carte e i documenti più recenti. Sperava di trovare qualche risposta o qualche indizio utile sull'ubicazione della proprietaria. Le doveva molto, si sentiva in debito con lei: era stata l'unica persona a credere in lui, a riporre una fiducia tale da affidargli un incarico tanto importante. Lui si era quindi adoperato enormemente per essere all'altezza di ciò e i risultati erano evidenti, i clienti erano in continuo e crescente aumento e le Cantine stavano attraversando un periodo di splendore. Merito anche di Cayetana, che in quel momento stava entrando con una cartellina rossa in mano.

Come sempre accade, il successo genera inevitabilmente invidia e negli ultimi tempi erano stati spesso oggetto di critiche e attacchi da parte di diverse cantine minori, che tuttavia secondo Cayetana avrebbero potuto essere ricondotte ad un unico ...

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Come sempre accade, il successo genera inevitabilmente invidia e negli ultimi tempi erano stati spesso oggetto di critiche e attacchi da parte di diverse cantine minori, che tuttavia secondo Cayetana avrebbero potuto essere ricondotte ad un unico proprietario. Era solo un'ipotesi, e in quanto tale andava dimostrata e supportata da prove, ma rappresentava comunque un punto di partenza. Per cui si misero subito all'opera.

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Nel frattempo Ander aveva riunito i suoi ormai ex compagni davanti all'aeroporto, ultimo posto in cui Carla era stata vista. L'ispettrice aveva permesso loro di collaborare alle indagini, dunque iniziarono a perlustrare il luogo in cui la valigia era stata trovata. Alla polizia magari era sfuggito qualcosa, presa dai numerosi casi che doveva seguire reputati certamente più importanti. Ed effettivamente era stato proprio così. Fu l'occhio attento di Rebeka ad accorgersi di un bracciale, caduto accanto al cestino dei rifiuti. Sarebbe potuto appartenere a chiunque, ma fino a quel momento era l'unico indizio di cui disponevano. Era un braccialetto da uomo, maschile, per cui il proprietario sarebbe potuto essere il presunto rapitore. Setacciata l'intera zona, non avendo trovato nient'altro di interessante, tornarono a casa a riordinare le idee.

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Nero. Carla non era in grado di vedere nulla, se non l'oscurità che l'avvolgeva... era tutto nero attorno a sé. Sentiva dolore alla testa, e la bocca secca, come se fosse stata drogata. Aveva i polsi legati ed era distesa su un materasso sporco e sudicio. Probabilmente si trovava in un casolare di campagna, in quanto non si udiva il rombo delle auto che normalmente correvano in strada. In compenso si sentiva ogni scricchiolio di porte o finestre, che sbattevano ad ogni folata di vento, si percepivano passi di persone, con ogni probabilità i suoi rapitori. Tentò di farsi coraggio, di essere forte, ma, per quanto ambisse ad essere una donna temeraria, restava pur sempre umana, e, in quanto tale, era profondamente terrorizzata: aveva tanta paura, una profonda sensazione di panico le pervadeva la mente e il corpo, penetrandole le ossa fino ad invadere il suo spirito più recondito. Chiuse gli occhi e si perse in quell'incubo, sperando ardentemente fosse solo un brutto sogno.

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Guzman e Rebeka accompagnarono Samu a casa: lasciarlo solo in un momento così delicato era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare. Non avevano ottenuto molto, ma era le indagini erano solo all'inizio e, si sa, la notte porta sempre consiglio.

-Le probabilità di ritrovare una persona scomparsa diminuiscono esponenzialmente col trascorrere del tempo, dovremmo essere là fuori a cercare joder!!!-

Continuava a ripetere. Ma era una pessima idea, c'era troppo buio e loro avevano bisogno di riposarsi. D'altronde, il giorno seguente sarebbero arrivate Nadia e Lu che, con il loro ingegno e formidabile intuito, avrebbero certamente contribuito in maniera significativa alle indagini.

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