FUOCO

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VIII

Le fiamme si riflettevano negli occhi terrorizzati di Samuel e di Lucrecia, pietrificati di fronte a quell' orrore. Se quell' incendio confermava i loro sospetti, per cui erano certi di aver trovato l'amica, d'altra parte avrebbero forse preferito essersi sbagliati... perché significava che Carla si trovava lì dentro, in mezzo al fuoco... che era ormai troppo tardi. Chiamarono i pompieri, l'ambulanza, la polizia... e non seppero più che fare per salvare la marquesita.

Samu non riusciva a pensare, il fumo gli annebbiava la mente: ora poteva solamente seguire il proprio cuore, e questo non aveva alcun dubbio sul da farsi.
Così come l'incendio stava divorando quel casolare, allo stesso modo lui si sentiva ardere dentro. Avevano chiamato i pompieri, certo, ma non li avrebbero mai raggiunti in tempo. Spettava a lui fare qualcosa: prese coraggio ed entrò.

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Carla non riusciva a reggersi in piedi. Perse i sensi e si abbandonò alle fiammeNano subito la prese in braccio, e si diresse verso l'uscita, facendosi faticosamente strada tra il fuoco attorno. Procedeva a stento. Ad un tratto sentì qualcosa colpirlo alla testa, probabilmente una pezzo di tetto ceduto per le fiamme, e cadde a terra, e insieme con lui Carla. L'avrebbe salvata, si promise. Se lei si trovava in quella situazione, la colpa era soltanto la sua, e pertanto era sua la responsabilità di portarla fuori da quel luogo maledetto. Tuttavia non sarebbe stato certo facile: era bloccato sotto le macerie cadute dal soffitto.

 Tuttavia non sarebbe stato certo facile: era bloccato sotto le macerie cadute dal soffitto

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Fu in quel momento che vide una sagoma avanzare verso di loro: Samuel, con un fazzoletto premuto sulla bocca, non curante delle fiamme che lo stavano avvolgendo.

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