IL GIUDIZIO

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VII

-La devi ammazzare, qui e ora. Erano questi gli accordi.

Sentenziò Francisco, porgendo a Nano la pistola con cui avrebbe dovuto giustiziare la giovane. Al contatto con l'arma, egli si chiese come aveva a fatto a finire in quella situazione.

Quando era tornato a Madrid, era stato contattato da quest'uomo (che evidentemente aveva indagato sul suo passato), il quale gli aveva proposto l'idea del rapimento al fine di destabilizzare le Cantine dei Roson Caleruega e farle poi affondare, dar loro il coup de grace, con la morte della proprietaria. Nano aveva accettato, accecato dalla sete di vendetta, senza pensare alle conseguenze, senza riflettere sul fatto che sarebbe dovuto diventare un assassino, incarnando così ogni ideale contro cui lui si era sempre battuto. E per cosa poi? Vendetta? Ripensò a quanto gli aveva detto Carla: sembrava aver aperto il proprio cuore in tempesta, liberando dopo tanto tempo quelle intense emozioni che aveva duramente represso in quegli anni. Cercò di scacciare quei pensieri.

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Lu si mise subito al lavoro e dopo qualche ora ottenne un indirizzo, a cui lei e Samuel si recarono immediatamente, col cuore a mille.
-Grazie Lu. Grazie a te Carla ha una possibilità.
-Aspetta a ringraziarmi, Samu. Quello che scopriremo potrebbe non piacerci.

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Nano si avviò ad eseguire ciò che gli era stato ordinato. Arrivò davanti a Carla, e le puntò la pistola alla testa.

Carla era immobile, lo sguardo penetrante rivolto verso l'aggressore. Aveva ormai abbandonato ogni speranza di salvezza.

Nano aveva immaginato innumerevoli volte nella sua mente quel momento, talmente tante da non sentirsi in grado di riprodurlo nella realtà

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Nano aveva immaginato innumerevoli volte nella sua mente quel momento, talmente tante da non sentirsi in grado di riprodurlo nella realtà.

In fondo, lui non voleva propriamente vendicarsi, almeno non nel senso più infimo del termine: pretendeva soltanto giustizia, giustizia per sé e per la ragazza che più aveva amato nella sua vita. Ma, quando la legge fallisce, la giustizia inevitabilmente diventa vendetta.

Tuttavia, era bloccato, immobilizzato come se si fosse trasformato una statua di ghiaccio... un doloroso dissidio interiore irrompeva in lui come un incendio indomabile. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole della marquesita, i suoi occhi, le sue lacrime. Guardò intensamente Carla. Carla. Emblema della manipolazione e dell'inganno, dei raggiri, delle menzogne e di tutto ciò che di malvagio esistesse al mondo. Colpevole di ogni cosa che egli, da innocente, aveva dovuto fronteggiare. Pertanto meritava giustamente questa fine. Di questo era sempre stato convinto, almeno fino ad ora. Ma ora, guardandola, vedeva in lei la nobile fragilità e forza d'animo di una persona che ha certamente tanto peccato, ma che in egual misura ha indubbiamente anche tanto sofferto, e che lotta con tutta se stessa per redimersi e riscattarsi, riconoscendo e non rinnegando gli errori passati, diventando una persona migliore.

Come un angelo caduto, Carla lo fissava a testa alta, non accennando neppure ad abbassare lo sguardo, in attesa del giudizio

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Come un angelo caduto, Carla lo fissava a testa alta, non accennando neppure ad abbassare lo sguardo, in attesa del giudizio. Trascorsero attimi infiniti.

Fu allora che Nano realizzò il terribile errore commesso: pensando di ottenere giustizia, si era trasformato egli stesso in un mostro

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Fu allora che Nano realizzò il terribile errore commesso: pensando di ottenere giustizia, si era trasformato egli stesso in un mostro. Ma era sua intenzione rimediare. Abbassò la pistola, e slegò la ragazza.

Non ebbe il tempo di proferir parola... sentì un odore di  bruciato, vide del fumo. Francisco aveva evidentemente previsto il suo tradimento e aveva dato fuoco all'edificio: l'incendio dirompeva violento e presto li avrebbe raggiunti. Pareva stesse bruciando il fuoco dell' Inferno.

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