Il fulmine scatenò un panico silenzioso. Alexandra prese le redini, <<Molto bene gente, niente panico. Rimanete tutti qui, non prendete l'ascensore per adesso>>. Gli ospiti si divisero tra il ristorante e la biblioteca. <<Miss Jindal so che il suo turno è stato lungo, ma potrebbe dare una mano ad assistere i clienti?>>, <<Questo lo considererà come uno straordinario?>>. Alexandra fece un cenno di assenso e la receptionist si mise al lavoro. <<Margaret, probabilmente alcuni ospiti resteranno, anche se non dovevano. Puoi aiutare se c'è bisogno di qualcosa?>>. Fece una pausa ed esclamò <<Ah, probabilmente la temperatura si abbasserà drasticamente, vi raccomando di mettere a disposizione coperte pesanti>>. Miss Jensen e Jindal si stavano dirigendo verso lo spogliatoio, ma Alexandra le fermò <<Non c'è bisogno che vi cambiate>>, disse sorridendogli. <<Qualcuno sa dove sia Mr Patterson?>>, ma nessuno rispose. <<Kesh mi dai le chiavi del magazzino, così prendo le coperte più pesanti>>. Non appena gliele diede la luce si staccò. Lampade e lampadari spenti, schermi neri. L'oscurità veniva spezzata dalla luce dei fulmini. <<A quanto pare dal magazzino dovremo prendere anche le torce elettriche>>, disse Margaret. Mentre il personale si avviava, Alexandra rifletteva su come riparare i danni causati dal temporale. Si guardava intorno e rifletteva, quando ad un certo punto si ricordò e prese il telefono. <<Mrs Parkin, buonasera. Va tutto bene?>>. <<Certo cara. Benny ha avuto qualche difficoltà, ma sta imparando>>. <<Lo sa, se aveste bisogno basta chiamarmi. È successo qualcosa in particolare?>>. <<Tutto nella norma direi, anche se oggi qualcuno ha avuto i timpani spaccati>> disse ridendo. <<Ah beh ora mi racconta tutto>>, mentre parlava Alexandra si sedette su una delle poltrone, prese una delle sue solite posizioni. Il gomito sinistro appoggiato al bracciolo con in mano il telefono, la gamba sinistra piegata tanto da avere il piede vicino al sedere, con la gamba destra accavallata che ciondolava.
Quella mattina, prima del maltempo, alla libreria The Wood, si sentivano delle urla. Una ragazzina molto arrabbiata, che con la sua voce squillante faceva impazzire Benny. <<La signorina Crane ha detto che sarebbe arrivato oggi il mio libro>>. <<Non so di alcuna prenotazione>>. A quelle parole il viso di Kelly cambiò colore e iniziò a strillare. Benny in preda al panico si coprì le orecchie e si mise a cantare, cercando di sovrastare il tagliente strillare della piccola. I clienti uscivano dal negozio a gran velocità. Mrs Parkin era uscita a fare una passeggiata, quando vide la confluenza improvvisa di persone che si lamentavano: <<Se continua così le esploderà qualcosa a quella bambina>>, <<A me ha distrutto i timpani>>. La donna si precipitò in negozio. Quando arrivò la ragazzina aveva smesso di strillare per passare al pianto. Nel mentre Benny cercava come un forsennato tra gli ordini quello tanto agognato. Mrs Parkin era ferma sulla porta, nel momento in cui finalmente trovò il libro designato. Il ragazzo oltrepassò il bancone, si mise su un ginocchio e le porse il volume "I grandi felini". Lei lo afferrò e se lo strinse al petto. Per confortarla Benny gli diede delle caramelline, probabilmente non le sarebbero piaciute, ma in quell'istante la calmarono. La accompagnò ad una delle poltroncine, per un po' le fece compagnia, ma quando iniziarono a tornare i clienti si allontanò dalla piccola per svolgere le sue mansioni. Mrs Parkin rimase sorpresa da quel gesto, <<Quindi c'è un cuore sotto quella scorza dura che ti ritrovi>>, <<Non so di cosa sta parlando>>, e con queste ultime parole tutto tornò alla normalità. Era ormai orario di chiusura quando cominciò a piovere. L'anziana signora, col supporto di Benny, sistemarono le cose presenti in negozio in modo tale che se fosse entrata acqua nulla si sarebbe rovinato. Per finire misero una piccola barricata in metallo sull'ingresso, così da evitare possibili infiltrazioni. Non era la prima volta che in città piovesse così.
Alexandra sentendo che alla libreria se la stavano cavando anche senza di lei, da una parte, ne fu sollevata.
Dopo aver chiuso la chiamata rimase qualche minuto a riflettere seduta dov'era, quando venne distolta da una sensazione. C'era qualcosa, qualcosa di diverso da quello che potrebbe essere considerato nella norma. Osservò più volte l'ingresso, finché notò delle impronte bagnate. Erano piccole e diverse da qualunque cosa avesse mai visto Alexandra. Andavano dalla porta girevole fino ad un carrello per portare i bagagli. Aguzzò la vista e vide degli occhietti arancione scuro tremare. Prese uno degli asciugamani, che erano stati portati per chi si era scontrato con la pioggia, uscì lo snack ai cereali che portava in tasca e si avvicinò con molta lentezza. Miss Jindal incuriosita si affacciò dal bancone a guardare. Inizialmente era carponi, ma poi si distese per terra per poter vedere e per avvicinarsi il più possibile. Staccò un pezzettino dalla barretta e la poggiò per terra. Una piccolissima manina uscì fuori e trascinò a sé il cibo. Vedendo il risultato, Alexandra fece un piccolo percorso di briciole per far uscire l'esserino. Non successe nulla, finché lei non si fece poco più indietro. Molto lentamente e con evidente titubanza, uscì da sotto il carrello. <<Un piccolo esemplare di suricato, credo>>. Era tutto bagnato e tremolante mentre mangiucchiava le briciole. Ogni tanto alzava lo sguardo verso Alexandra, che teneva in una mano il resto della barretta e nell'altra l'asciugamano aperto. Fece un balzo in avanti finendole sulla mano e aggrappandosi con le zampe posteriori, mentre mordicchiava la barretta. Alexandra con molta delicatezza cominciò ad asciugarlo, accarezzandolo con l'asciugamano. In un primo momento lo sguardo dell'animaletto mostrò paura, ma a quanto pare gli piacque, tant'è che iniziò a strofinare il musetto nel panno. Alex si fermò per sistemare l'asciugamano, ma il piccolo gli si sdraiò nell'avanbraccio coperto, come se fosse un bambino. <<Non è un suricato, ma un lemure topo. Ma, in ogni caso, che ci fa lui qui, dovrebbe essere di sopra>>, esclamò Miss Jindal. <<Sopra dove?>>, domandò Alexandra perplessa. <<È arrivato nel pomeriggio, lo ha ritirato Mr Kasim. Ha detto che non sarebbe rimasto molto, come al solito>>. Alla giovane proprietaria la cosa non quadrava, era sicuramente un animale esotico, non poteva stare lì, a meno di possedere determinati permessi, cosa di cui dubitava. Alexandra si guardò attorno e vide che nessuno, a parte Keshini, si accorse di ciò che era appena accaduto; allora disse <<Non dire a nessuno dell'accaduto, qualcosa non va>>, l'intensità dello sguardo che lanciò alla giovane indiana fu sufficiente per convincerla.
<<Eccomi, sono arrivata. Spero sia qualcosa di grave>>. Una ragazza dalla pelle rosea e i lunghi capelli neri, era zuppa dalla testa ai piedi. Non smetteva di lamentarsi poiché, nonostante indossasse una felpa col cappuccio, che da grigio chiaro era diventata quasi nera, un cappello da baseball e un ulteriore giaccone blu, non era riuscita a non bagnarsi. Si asciugava in continuazione le goccioline che le scendevano sugli occhi a mandorla scuri; perfino gli scarponcini non smettevano di perdere acqua, come se avessero una fonte tutta loro.
<<Katherine ce l'hai fatta. Mi spiace di averti fatta venire con questo tempaccio, ma ci serve il tuo aiuto>>, <<Beh siete il mio miglior cliente e quando mi hai chiamato ho percepito una certa disperazione>>. Alexandra, con in braccio il lemure, che ormai stava dormendo, prese un altro asciugamano e lo porse alla ragazza appena arrivata intromettendosi. <<Salve io sono Alexandra Crane. So già chi sei. Mi dispiace di averti fatta venire con questo clima, ma lei è indispensabile per far sì che questo posto vada avanti. Ovviamente avrà un posto per riposare e rilassarsi e verrà ricompensata bene per le riparazioni. Siamo d'accordo?>>. Mentre la ragazza si asciugava strinse la mano che Alexandra gli porse. <<Va bene tutto, basta che teniate quell'essere lontano da me>>, disse ritraendo il braccio a gran velocità. La giovane proprietaria si girò verso la receptionist e disse <<Miss Jindal prima che Miss Decker cominci a lavorare, riusciamo a farle asciugare i vestiti che indossa?>>. <<Ovvio. Le procureremo un accappatoio e delle pantofole e tutto ciò che indossa lo mettiamo in asciugatrice. In poco tempo sarà operativa>>. <<Molto bene. Andiamo, ti cambierai nello spogliatoio. Per favore Keshini fai mandare l'occorrente e chi se ne occuperà. Saremo lì ad aspettare>>.
Mentre le due si allontanavano si potevano sentire le lamentele di Miss Decker, <<Tenga quell'affare lontano da me>>.
Quando i vestiti furono pronti e indossati, dopo un silenzio imbarazzante che sembrava non avere fine, le ragazze si diressero in fretta e furia a sistemare il contatore elettrico. Arrivate lì, rimasero perplesse davanti al fatto che lo sportello del contatore fosse stato evidentemente forzato. <<Io non sono mai venuta qui a fare riparazioni. Magari era rotto già da prima>>. Alexandra non rispose. Stava lì ad osservare, passò un dito sul punto in cui si agganciava la serratura dello sportello, non c'era polvere. Lasciò che Miss Decker facesse il suo lavoro. Sistemarono il danno, tutto nel palazzo si riaccese e ripartì. Le luci risvegliarono anche il piccolo lemure, che fece un balzo verso il collo di Alexandra in cerca di conforto. Lo accarezzò per calmarlo mentre la ragazza aggiusta tutto cercava di esprimere il meno possibile la disapprovazione per quello che stava vedendo.
Un rapporto di affetto stava instaurandosi tra Alexandra e l'esserino.
Quando tornarono nella hall videro un certo via vai. C'era chi prendeva le scale, chi aspettava l'ascensore per andare nella propria camera, chi si preparava ad affrontare l'infinito acquazzone. Katherine ghignò al vedere le persone sfidare il meteo.
Patterson era seduto dietro il bancone della reception, con una coperta che lo avvolgeva, mentre beveva qualcosa di caldo e fumante. Quando Alexandra si avvicinò riconobbe il profumino della cioccolata calda. "È da una vita che non ne bevo una", pensò. <<Patterson cosa è successo? Dov'era finito?>>, chiese cercando di discostarsi dai ricordi che le faceva affiorare la bevanda calda. Con voce un po' tremolante rispose <<Stavo scendendo con l'ascensore e poi ... >>, fece una piccola pausa, un respiro profondo e continuò: <<La luce è andata via. Sono rimasto là dentro da solo per quella che sembrava essere un'eternità>>. Il suo sguardo perso nel vuoto, mentre parlava, fece intendere perfettamente la paura da poco provata. Alexandra non poteva non pensare a quanto potesse essere brutto rimanere bloccati in un luogo così piccolo, senza sapere cosa stia succedendo fuori. Un brivido la percorse lungo la schiena.
<<Mr Patterson posso farle una domanda?>>, alzò lo sguardo verso la giovane donna <<Ma certo Miss>>. Gli si avvicinò e parlando con voce molto bassa gli chiese <<Ci sono stati dei lavori o dei problemi con l'impianto elettrico in passato?>>, <<No Miss. Non che io sappia>>. Miss Jindal prese la parola <<Non abbiamo mai avuto problemi al sistema centrale>>, disse con fermezza. <<Capisco. Vi consiglio di essere cauti. Mr Patterson quando si sarà ripreso mi raggiunga all'ultimo piano. Comincerò a sistemare per questa notte e preparerò qualcosa da mangiare. Quando gli ospiti cominceranno a cenare salite a sfamarvi. Miss Jindal salga con Miss Jensen e Miss Decker>>. La receptionist annuì, mentre Katherine osservava la vetrata da riparare.
Alexandra decise di salire a piedi per lasciare liberi gli ascensori al personale e ai clienti. "Forza e coraggio", pensò appena mise un piede sulle scale di servizio con in spalla il suo nuovo amichetto.
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ALEXANDRA CRANE E IL MISTERO DEL MONTICELLI PALACE
Mystery / ThrillerQuesta è la storia di una ragazza semplice in cerca di un nuovo inizio. Alexandra Crane sarà travolta da eventi inaspettati, che cambieranno il corso della sua vita. Sta a lei scegliere in che direzione andare.