CAPITOLO XII

30 2 0
                                    

Si svegliò di soprassalto al suono dei fischi della nave, stavano attraccando al porto di New York. Il giovane dalla pelle color caramello e capelli neri prese la sua sacca e se la mise in spalla. La teneva sempre stretta a sé, sin dal momento in cui l'aveva trovata in quella piccola caverna. Se quel giorno quella capretta non si fosse spaventata per il mal tempo, non l'avrebbe mai trovata. Da quel momento si continuo a chiedere a chi potesse appartenere, un ladro o magari qualcuno di troppo avaro, che voleva nascondere il suo tesoro. Quando lo trovò non poteva crederci, solo passandosi le monete d'oro tra le dita e mordendone qualcuna per capirne l'autenticità, e guardando le gemme così da vicino da toccarle con le ciglia; solo allora credette all'immensa fortuna che aveva avuto. La gioia che provava però venne dissipata quando la donna che amava non aveva la minima intenzione di lasciare l'India per il nuovo mondo, l'America. Così partì con l'amarezza che lo attanagliava, ma questa si affievoliva ogni momento in più che passava a guardare la sua nuova casa, un vecchio palazzo, appena comprato, a cui diede il nome di Monticelli Palace. La vita che questo giovane uomo aveva sognato stava realizzandosi.

Quando diede un'ultima occhiata alle camere, si ritrovò davanti alla 621, che attirò la sua attenzione. Era mattina è tutte le stanze erano visibilmente illuminate, tranne questa, dalle cui fessure non si vedeva altro che buio. Decise di aprire la porta, c'era solo l'oscurità. Mise un piede davanti all'altro, ma un passo e cadde inghiottito dal vuoto.

In quel momento Alexandra si svegliò all'improvviso, stava sbavando sulle informazioni dell'hotel, che stava leggendo a letto prima di addormentarsi. A quanto pare si era immersa nella storia più di quanto pensasse. Si alzò da letto per prendere un bicchiere d'acqua, non accese alcuna luce, camminò nel buio senza provare minimamente timore. Con passo leggero e i piedi avvolti dai calzini si diresse in cucina. Quanto le piaceva la sensazione dei tessuti morbidi sulla pelle. Guardò l'orologio del salotto, illuminato dalle luci della strada, vide che era quasi l'alba, così decise di prepararsi. Aveva dato appuntamento a Patterson e a Mrs Parkin per fare colazione al ristorante dell'hotel, prima dell'apertura della libreria. Questa volta mise dei pantaloni a quadri verdi e neri, con un paio di anfibi, anch'essi neri. Delle bretelle con su stampate delle ossa e sotto una maglietta a maniche corte bianca,  per finire con una bella giacca di pelle, che le copriva di poco i fianchi. Qualche snack in borsa, l'orologio da taschino preso da sopra il comodino, e i capelli mossi, con dei riccioli che scendevano sul viso, raccolti e bloccati con una bacchetta cinese, con sopra incisi dei rami con fiori di ciliegio. Era pronta ad andare.

Coincidenza volle che Mrs Parkin e Alexandra arrivassero nello stesso momento. Patterson le aspettava sull'uscio, questa volta era pronto a controbattere qualunque atteggiamento scontroso nei sui confronti, ma lo sguardo dell'anziana donna era più calmo, sembrava che la sua ira si fosse placata.

Seduti al tavolo mangiarono in silenzio. Nel mentre Alexandra non poteva fare a meno di notare il bel pavimento a scacchi, la luce che veniva filtrata da un velo bianco davanti alle finestre, alte fino al soffitto, contornate da tende in velluto bordeaux violaceo. Il pianoforte in un angolo, vicino al palchetto dal sipario nero e abbassato, il tutto incorniciato da pareti bianche con modanature color oro, piuttosto articolate. Dalla parte opposta della sala una tenda chiusa, anch'essa bordeaux violacea con accanto un cartello che indicava che li dietro ci fosse la biblioteca.

<<Vi ho chiesto di venire per organizzarci, se siete d'accordo>>, Patterson assentì e Mrs Parkin disse <<Certo cara>>. <<Bene. Vorrei riuscire a dedicarmi sia alla libreria, sia a questo nuovo ambiente. Resterò qui per un periodo e lascerò alcune delle mie mansioni a Benny, credo che possa farcela col suo aiuto Mrs Parkin. Se aveste bisogno di qualunque cosa non esitate a chiamarmi>>. <<Tesoro sei sicura di voleterla cavare da sola?>>, disse Mrs Parkin guardandola dolcemente e toccandole la mano. <<Posso farcela>>, uno sguardo d'intesa tra le due fu sufficiente. Alexandra sapeva che avrebbe sempre avuto un posto alla libreria. <<Va bene allora io vado. Buona fortuna>>. Mrs Parkin si alzò, toccò la spalla della sua amica, salutò e se ne andò. Alexandra uscì un foglietto dalla tasca dei pantaloni e lo mise sul tavolo, <<Questa è la lista delle persone che lavorano qui che vorrei conoscere>>. Patterson lesse i nomi e disse <<Persone abbastanza singolari. Se vuole può già conoscere Miss Jindal>>.

Ecco che per Alexandra iniziava l'avventura.

ALEXANDRA CRANE E IL MISTERO DEL MONTICELLI PALACEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora