Capitolo 10

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Okay mi dispiace un sacco di essermi completamente dimenticata di aggiornare tra una cosa e l'altra, spero di riuscire a farmi perdonare con i prossimi capitoli

- Purple_Anna

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CAPITOLO 10

La stanza dedicata all'allenamento risuonava dei colpi di spada di Nico. Aveva deciso che poteva concedersi di ricominciare ad allenarsi, ma aveva optato per una spada di legno leggero, in modo da non stancarsi troppo. Il suo bersaglio era in quel momento uno sfortunato manichino imbottito, le cui braccia si erano staccate nonostante la leggerezza dell'arma, e dalla testa e dal busto spuntavano palle di cotone che fuoriuscivano sempre più ad ogni colpo.

Il ragazzo aveva scelto un orario piuttosto insolito per allenarsi: la maggior parte degli abitanti del castello era ancora a letto, o stava trascinando i piedi verso la colazione, così Nico riuscì ad avere qualche ora per stare solo e pensare a cosa avrebbe dovuto fare.

La sera precedente qualcuno aveva visto lui e Will insieme, fuggendo subito dopo e impedendo loro di capire chi fosse. Dopodiché Nico si era rintanato in camera sua e aveva imposto a Will di andare in infermeria e restarci per un po', possibilmente per tutta la vita. Era illogico, visto che ormai erano già stati scoperti, ma aveva una paura tremenda a farsi vedere anche solo a parlare con l'altro ragazzo.

Durante la notte, il cervello di Nico non aveva smesso di correre neanche per un secondo. Cercava di capire chi potesse essere il ragazzo che li aveva visti. Se fosse stato qualcuno che conosceva bene, lo avrebbe riconosciuto, ma se si trattava di un estraneo o di una persona su cui aveva posato lo sguardo una volta e di cui si era subito dimenticato, non aveva possibilità di scoprirne l'identità. Aveva anche riflettuto su Will che, nonostante fosse leggermente turbato, non era minimamente in ansia quanto lui, ed era una cosa che proprio non riusciva a capire. Com'era possibile che non temesse di venire impiccato, imprigionato o fatto sparire?

Mentre infilzava ripetutamente il manichino d'allenamento, si immaginò la faccia di Will al posto di quella di cotone imbottito che aveva davanti. Sapeva che non era giusto essere arrabbiato con lui, ma non capiva perché lui dovesse essere così in tensione mentre Will era il ritratto della tranquillità. Forse a Sud erano più permissivi su quegli argomenti, ma nella Terra Fredda l'avrebbero condannato comunque, a prescindere dalle sue origini.

Improvvisamente, al posto del viso di Will iniziò a immaginarsi quello di Jason. Il suo amico, che non era più sicuro di poter chiamare così, che una volta teneva così tanto a lui, ora gli aveva voltato le spalle per correre dietro a una sgualdrina del Sud e, come se non bastasse, aveva mandato all'aria ogni suo piano di smascherare le intenzioni della ragazza. Fantasticò per qualche minuto pensando di passare a fil di spada quel suo faccino perfetto, procurandogli cicatrici ben più profonde di quella che si ritrovava sul labbro.

Ad un certo punto, dopo l'ennesimo colpo al fantoccio, si rese conto che ce l'aveva così tanto con Jason perché in realtà il ragazzo gli mancava. Si fermò di colpo, con l'arma a mezz'aria, riflettendo. Jason, se non contava Will, era l'unico che sapeva della sua omosessualità, e l'aveva sempre sostenuto, cosa che all'inizio aveva sorpreso non poco il principe. In quel momento desiderava soltanto rifugiarsi nella stanza del figlio di Zeus e raccontargli tutto: quello che pensava della signorina Piper, quello che c'era tra lui e Will, omettendo ovviamente certi particolari, quello che era successo la sera prima, assieme a tutte le sue paure, i suoi timori e le sue apprensioni.

Ma Jason non c'era. Non era lì per lui nel momento del bisogno.

Perciò ricominciò a colpire il suo bersaglio con sempre maggior vigore, fino a quando non gli mozzò definitivamente la testa.

Boiling hearts in a wintry landDove le storie prendono vita. Scoprilo ora