Capitolo 9

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Nessuno di quelli che si erano mobilitati per cercare Marta, sia dipendenti della villa che uomini del commissario Salinas, riuscì a trovarla: non potevano nemmeno immaginare che si fosse rifugiata alla baraccopoli fuori città, e conoscendoli nemmeno avrebbero avuto il coraggio di mettere il naso da quelle parti.
Anch'io avevo i miei margini di dubbio, mentre un'altra persona aveva le idee chiarissime: Valentin.
Lo trovai che stava frugando dentro il frigo, mettendo i generi di prima necessità come pane, acqua, formaggio e latte in un sacco. Aveva un'aria furtiva, tanto che quando si accorse della mia presenza trasalì.
<< Valentin! >> esclamai.
<< Oddio, Luna! Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo che fosse la signora Juana... >> si spaventò.
<< Perché stai mettendo tutte quelle cose in quel sacco? >> domandai.
<< Se te lo dico, prometti di non rivelare nulla a nessuno >> mi fece promettere.
<< Non dirò nulla >> giurai.
<< So dov'è Marta >> disse.
<< E dove? >> chiesi.
<< Alla baraccopoli fuori città. Dai Delgado >> dichiarò.
<< Ma sei sicuro? >> volli sapere. Questa lucida sicurezza sembrava troppo anche per me.
<< Certo che sono sicuro. La conosciamo entrambi, sa che è l'ultimo posto dove la cercherebbero. Voleva stare da sola dopo ciò che le è successo, ma adesso questa storia deve finire! >> decretò, chiudendo il sacco e incamminandosi verso la porta di servizio. Gli corsi dietro.
<< Valentin! >> lo chiamai.
<< Sì? >> fece lui.
<< Trovala, mi raccomando >> conclusi, prima che sparisse dalla mia vista.

                                       ***

Sperai che non lo sentisse nessun altro mentre metteva in moto la decappottabile rossa e si lanciava alla ricerca di Marta: temevo seriamente che gliela rubassero laggiù, ma suppongo che avesse pensato di parcheggiarla un po' prima di arrivare alla baraccopoli.
Infatti la lasciò in un quartiere borghese e proseguì a piedi per le zone popolari fino alle catapecchie dei granjeros.
Sentì gli sguardi degli ex contadini emigrati ai margini della città addosso: probabilmente si chiedevano cosa ci facesse un ragazzo così curato e benvestito da quelle parti; si fecero avanti in molti e con tutte le intenzioni, buone o meno.
<< Salve, buon uomo. Come mai quaggiù? >> si fece avanti Barbara Castañedo detta la Brunja, la vicina di casa dei Delgado. Voleva leggergli il futuro e spillargli qualche soldo.
<< Sto cercando una ragazza. Si chiama Marta Montenegro >> spiegò lui.
<< La ragazza che scappava. Da un uomo, l'ho visitata >> spiegò lei.
<< Come visitata? >> domandò l'uno.
<< Sì, l'ho visitata personalmente: non è più una bambina, ormai. Comunque si trova a casa dei Delgado >> rispose l'altra, indicando una casupola in mattoni crudi salmone e con il tetto rosso, e confermando i sospetti di Valentin.
Il giovane la ringraziò e si diresse verso l'abitazione, dove la signora Claudia stendeva il bucato.
<< Signora! >> la chiamò.
<< Oh, salve. Cerca qualcuno? >> domandò lei.
<< Sì, una ragazza sui diciassette anni di nome Marta Montenegro >> spiegò lui.
<< Si trova qui da noi, aspetti che gliela chiamo... >> disse la signora Delgado, entrando dentro e uscendo poco dopo, di nuovo, in compagnia di Marta. Quest'ultima sbiancò non appena vide il secondogenito dei Martinez.
<< Valentin... >> lo salutò imbarazzata.
<< Vieni, dobbiamo andare >> comandò Valentin in tono brusco. La ragazza ubbidì, intimorita da quella voce perentoria.

                                      ***

Camminarono fino all'automobile, dopodiché la fece accomodare dentro e le lanciò il sacco.
<< Che c'è qui dentro? >> domandò Marta.
<< Pane, formaggio, acqua e latte. Immagino che avrai fame >> rispose Valentin.
<< Non ho fatto la fame dai Delgado >> replicò la Montenegro.
<< Faccio finta di non aver sentito >> ribatté Martinez.
<< Classista! >> lo apostrofò lei.
<< Irresponsabile! >> rimbeccò lui. << Comunque ci fermeremo prima. Dobbiamo parlare, voglio ascoltare la tua versione >> aggiunse poi.
Si fermarono nei pressi del porto. Valentin parcheggiò l'auto e disse a Marta di scendere, dopodiché la accompagnò in una vecchia rimessa delle barche dove non metteva più piede nessuno da tempo.
<< Come mai mi hai portata qui? >> domandò allora la Montenegro.
<< La tua fuga ha generato un casino. Mio cugino è stato dipinto come un orribile stupratore, tuo fratello gli ha tirato un pugno, Aurora non viene presa sul serio dal commissario Salinas e i tuoi vorrebbero sotterrarsi per la vergogna, tanto che hanno mandato chiunque altro a cercarti! >> la delucidò Martinez.
<< Che ha detto Aurora? >> saltò su lei.
<< Pensa che Eugenio ti abbia violentata >> replicò lui.
<< Quell'impicciona stronza e intrigante! Se non si metteva ad urlare, attirando l'attenzione di tutti... >> sbottò l'una.
<< Si è preoccupata per te! Perché c'era da preoccuparsi, giusto? >> fece l'altro, guardandola negli occhi.
<< Non è stata una violenza, stavamo scopando! >> confessò finalmente la prima.
<< Con Eugenio? Ma stai dicendo sul serio? >> si sbigottì il secondo.
<< E allora? >> lo incalzò la giovane.
<< Lo conosci appena! >> le rinfacciò il ragazzo.
<< Cos'altro avrei dovuto fare? Ti sembra facile lasciarti ad Aurora e non pensarti dalla mattina quando mi sveglio alla sera quando vado a dormire? >> si alterò Marta.
<< Quindi tu... >> mormorò Valentin stupito.
<< Io ti amo, cazzo! Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia, e se non fossi un'amica leale me ne fregherei dei sentimenti di Aurora per te e ti donerei me stessa qui, in questa rimessa delle barch... >> confidò la Montenegro, e non fece in tempo a finire la frase che Martinez la baciò. Lei rispose al bacio, e le vennero in mente tutti i momenti in cui avrebbe voluto che quell'istante arrivasse e non aveva potuto, perché appartenevano a due classi sociali diverse, perché c'era Aurora che gli correva dietro, perché a villa Martinez avevano l'impressione di non essere mai da soli.
Si amarono fino a quando ebbero energie in corpo, fino a quando non furono una cosa sola, fino a non capire più dove finiva lei e cominciava lui, o dove finiva lui e cominciava lei.
Uscirono dalla rimessa il giorno successivo, tranquilli come se avessero solo parlato.
<< Quello che è successo alla rimessa delle barche deve rimanere nella rimessa delle barche >> decretò Valentin, una volta che ebbe parcheggiato di fronte alla villa. Marta guardò l'abitazione come se lì dentro non l'attendessero le persone che conosceva da una vita, ma la giuria di un tribunale.

                                      ***

La signora Beatriz e suo marito Armando aspettavano Marta in cucina; lei era seduta su di una sedia, come la regina Elisabetta I in procinto di giudicare sua cugina Mary Stuart; lui in piedi, a braccia conserte.
<< Mamma, papà... Gli altri dove sono? >> esordi timidamente la ragazza.
<< Non c'è bisogno dei tuoi fratelli e sorelle. Bastiamo noi >> spiegò il maggiordomo dei Martinez.
<< Mi dispiace, non volevo fuggire. Ma Eugenio non mi ha fatto niente. Sono stata io a concedermi spontaneamente a lui >> giurò la giovane.
<< La tua fuga è solo un'aggravante. Il tuo sbaglio è stato concederti ad un uomo senza un anello al dito, né una promessa davanti a Dio. Ma anche questo è un problema risolvibile >> cominciò la governante.
<< In che senso? >> chiese Marta.
Seguirono alcuni minuti di silenzio da parte dei coniugi Montenegro, subito dopo i quali sentirono bussare dalla porta della cucina.
<< Avanti >> comandò Beatriz. Eugenio entrò con una scatolina di velluto blu in mano. Marta lo osservò senza proferire parola, mentre lui le si avvicinava.
<< Sono sinceramente dispiaciuto che le cose tra di noi si siano svolte in maniera così precipitosa. Ma ho intenzione di prendermi le mie responsabilità >> argomentò.
<< Responsabilità? >> domandò lei.
<< Sì, perché siamo adulti, ed è giusto così. Perciò dunque io ti chiedo: Marta Cayetana Anita Montenegro, vuoi diventare mia moglie? >> formulò il giovane Martinez del ramo europeo, aprendo la scatolina, dentro la quale c'era un anello d'argento con tre diamanti incastonati.
<< Io... Io... >> tentennò la Montenegro, rivolgendo uno sguardo d'aiuto ai genitori: ma il signor Armando era indecifrabile come una sfinge, e la signora Beatriz lanciò alla figlia un'occhiata di chi non ammetteva rifiuti.
Eugenio aspettava una risposta, guardandola in un modo che non lasciava intendere il confine tra il sentimento vero e la costrizione.
<< Sì, lo voglio >> rispose, consapevole di non avere scampo, i ricordi dei momenti passati con Valentin nella rimessa delle barche ancora stampati davanti agli occhi.

                                       ***

Quella sera stessa avvennero i festeggiamenti, e a Marta sembrò strana tutta quella contentezza per lei ed Eugenio, soprattutto da parte dei signori Eduardo e Ines e dei loro cognati al di là dell'oceano, visto che i novelli sposi venivano da mondi diversi, ma anche di suo fratello Rico che aveva preso a pugni il giovane spagnolo proprio pochi giorni prima.
Emilia le spiegò che i Montenegro e i Martinez si erano messi tutti e quattro a tavolino per far uscire pulita l'immagine di entrambi i ragazzi, specialmente se ci fosse stato di mezzo un figlio, per mettere a tacere ogni tentativo di chiacchiere, una volta per tutte.
La signora Ines disse a Beatriz di non preoccuparsi perché presto i genitori di Eugenio avrebbero preso il primo aereo per Santo Domingo e Donna Florencia sarebbe subentrata a lei e a Marta per aiutarle nei preparativi: l'esperienza della signora Montenegro e il buon gusto della contessa De Los Santos costituivano la base per un ricevimento straordinario.
Contrariamente a ciò che imponevano le regole del bon ton, Marta bevve come un'idrovora, tanto che, a fine serata, la povera Emilia fu costretta a portarla in spalla fino alla sua stanza, a darle una mano a prepararsi per la notte e a sincerarsi che non vomitasse anzitempo tutto l'alcol ingerito.
<< Emilia, io non voglio sposare Eugenio! >> protestò con voce impastata, mentre la Fernandez l'aiutava a coricarsi.
<< Sei ubriaca, Marta. Hai bevuto in maniera indecente e non sai quello che dici... >> ribatté quest'ultima.
<< Me ne frego, qui l'unica indecenza sono queste nozze, perché io amo Valentin! >> confessò la Montenegro, in preda agli effetti dello champagne. Emilia fu comunque congelata da questa rivelazione che si aspettava: d'altra parte, in vino veritas.
In quello stato era impossibile che Marta mentisse: la Fernandez sapeva che tra i due l'intesa era fortissima, ma che quel loro amore avrebbe causato una fonte inesauribile di guai. Per questo il matrimonio con Eugenio avrebbe rappresentato la salvezza per la reputazione della nostra amica.
<< Ti prego, cerca di dormire... >> la supplicò infatti.
<< Nelle "Piccole donne" Jo non riesce a sposare Laurie, ma non è costretta a nessun matrimonio riparatore! >> continuò a ribellarsi Marta, mentre il sonno cominciava a vincerla.
<< È solo un romanzo, noi non siamo davvero come le sorelle March... >> concluse Emilia, mentre la Montenegro finalmente scivolava nell'abbraccio di Morfeo.
Non immaginava quanto si sbagliasse.
"Piccole donne" non era solo un libro: era la predizione del nostro futuro.

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